La Quaresima: le origini

Da poco meno di una settimana siamo entrati nel Tempo di Quaresima, un periodo di 40 giorni che ci proietta al Triduo e, di conseguenza, alla Pasqua. Nonostante ogni anno si ripeta, cosa esattamente sappiamo della Quaresima e, soprattutto, a cosa è veramente utile? Io, da storico, aggiungerei: da dove nasce la Quaresima e come la viveva la Chiesa delle origini? Da queste domande parte questo nuovo ciclo d’articoli su “Sale della storia”, un’occasione per approfondire la conoscenza su questo tempo liturgico forte, non tanto dal punto di vista spirituale o teologico, quanto da quello storico-letterario. 

“La vita umana si svolge nello spazio e nel tempo, sia quella individuale che quella sociale. L’esperienza del tempo è costitutiva del vivere nello spazio sin dagli albori dell’esperienza umana”[1]. Tutti noi abbiamo delle vite frenetiche, fatte di mille impegni e altrettante scadenze da rispettare. Conosco adolescenti che arrivano stremati la sera dopo interi pomeriggi di studio, senza essere riusciti a terminare tutti i compiti per il giorno dopo. Conosco padri di famiglia costretti a lavorare anche nel weekend per riconsegnare in tempo i propri lavori. Se vivessimo da eremiti, su una montagna, il concetto di tempo si limiterebbe al trascorrere delle ore e all’alternarsi del giorno e della notte. Nella vita sociale, invece, il tempo è una sorta di bene temperato ovvero relativo e dipendente dal concetto di tempo per chi ci sta accanto. Ma, poi c’è il tempo liturgico, un nuovo modo di misurare il trascorrere dei giorni perché sotto uno sguardo diverso, trascendente, non più solo orizzontale e umano, bensì verticale e divino. La Quaresima si presenta come un’occasione per approfittare al meglio del tempo, prendendoci cura più di noi stessi. Non come se andassimo in ferie alla SPA, altrimenti basterebbe la pausa in agosto. Ci possiamo prendere cura di noi stessi nella misura in cui non siamo assorbiti dagli impegni e dai lavori, ma mettiamo al centro del nostro tempo il dialogo con Dio Padre per farci trovare pronti alla Pasqua, un momento di rinascita e rinnovamento. Ma capiamo che, per fare questo, non ci basta un giorno bensì un lasso di tempo ben più lungo, addirittura 40 giorni.

Il numero 40 non è casuale e, se facessimo una lettura analitica dell’Antico Testamento, scopriremmo che tutti i momenti di grazia così come quelli di prova hanno in comune questo numero. Il numero quaranta appare anzitutto nella storia di Noè. Quest’uomo giusto, a causa del diluvio, trascorre quaranta giorni e quaranta notti nell’arca, insieme alla sua famiglia e agli animali che Dio gli aveva detto di portare con sé. E attende altri quaranta giorni, dopo il diluvio, prima di toccare la terraferma, salvata dalla distruzione (cfr Gen 7,4.12; 8,6). Mosè rimane sul monte Sinai, alla presenza del Signore, quaranta giorni e quaranta notti, per accogliere la Legge. In tutto questo tempo digiuna (cfr Es 24,18). Quaranta sono gli anni di viaggio del popolo ebraico dall’Egitto alla Terra promessa, tempo adatto per sperimentare la fedeltà di Dio. Gli anni di pace di cui gode Israele sotto i Giudici sono quaranta (cfr Gdc 3,11.30), ma, trascorso questo tempo, inizia la dimenticanza dei doni di Dio e il ritorno al peccato. Il profeta Elia impiega quaranta giorni per raggiungere l’Oreb, il monte dove incontra Dio (cfr 1 Re 19,8). Quaranta sono i giorni durante i quali i cittadini di Ninive fanno penitenza per ottenere il perdono di Dio (cfr Gn 3,4). Quaranta sono anche gli anni dei regni di Saul (cfr At 13,21), di Davide (cfr 2 Sam 5,4-5) e di Salomone (cfr 1 Re 11,41), i tre primi re d’Israele. Nel Nuovo Testamento Gesù, prima di iniziare la vita pubblica, si ritira nel deserto per quaranta giorni, senza mangiare né bere (cfr Mt 4,2). Quaranta sono i giorni durante i quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di ascendere al Cielo e inviare lo Spirito Santo (cfr At 1,3)[2].

Pertanto, il numero quaranta ci dimostra come questo tempo non sia casuale, né troppo lungo né troppo breve: dovrebbe essere un tempo adeguato a purificare noi stessi, i nostri desideri, il nostro cuore in vista di una rinascita appunto. La Chiesa delle origini seppe riconoscere nella Quaresima una grande occasione apostolica tanto che i catecumeni, ovvero quegli uomini e quelle donne che desideravano entrare nella Chiesa attraverso il Battesimo, proprio in Quaresima davano il via al loro percorso immersivo che li avrebbe portati, durante la Notte di Pasqua, a rinascere dal fonte battesimale come uomini e donne nuovi, con una vita in Cristo. Considera che i catecumeni potevano prendere parte solo ad alcune parti delle assemblee, a loro non era consentito ad esempio partecipare alla liturgia eucaristica e vivevano un tempo intenso e profondo. Immagina quanto desiderassero ricevere il Battesimo e sentirsi rinnovati nel profondo del cuore! Questo stesso spirito dovrebbe accompagnare anche noi moderni nella Quaresima, un tempo di approfondimento della Parola e di riscoperta della luce della fede con quell’emozione e quella sana impazienza che ci portano alla Pasqua con il desiderio di immergerci nel fonte battesimale e riemergere da esso completamente rinnovati!

Quando inizia la Quaresima? La Chiesa delle origini non era ancora strutturata in senso ecumenico come quella che conosciamo noi oggi. Addirittura un filone storiografico, a ragione, per i primi secoli dell’era cristiana parla di “Cristianesimi” al plurale, ad indicare una varietà cultuale, tradizionale, liturgica. La domenica dell’inizio della Quaresima, quella che abbiamo vissuto ieri, era definita initium oppure caput Quadragesimae[3]Ma la Chiesa romana nell’alto medioevo ha anticipato l’inizio di quattro giorni. Nella domenica successiva si leggeva il Vangelo delle tentazioni di Gesù. Lentamente i quattro giorni aggiunti vengono considerati come indispensabili[4]. Ecco che prende forma la Quaresima come la conosciamo noi.

Come e perché è nata la Quaresima? Gli storici discutono ancora sulla sua origine, come in modo analitico e brillante mette in luce il prof. Alberto Camplani[5] , ma sappiamo che nel IV secolo la Quaresima riceve un grande sviluppo organizzativo. Sicuramente legato al fatto che la festa di Pasqua avesse acquistato un profondo significato salvifico, per cui si riteneva necessario prepararsi ad essa col digiuno. E proprio sul concetto di digiuno quaresimale torneremo la prossima settimana. Oggi ci fermiamo qui. Ma possiamo vivere questa prima settimana di Quaresima riflettendo sul concetto del tempo favorevole che ci viene concesso per fare silenzio e per lasciare che Dio operi nella nostra vita, come fece con Noè, Mosè, il Popolo d’Israele, fino a Gesù. In cosa ti senti chiamato a fare silenzio in questo tempo? Cosa credi abbia bisogno di purificazione nella tua vita? 

Emanuele Di Nardo


[1] Angelo Di Berardino, Origini e significati delle feste cristiane, Il pozzo di Giacobbe, Trapani (2022), p. 9

[2] Benedetto XVI, Udienza generale, 22 febbraio 2012 (Mercoledì delle Ceneri)

[3] Si veda, ad esempio, Leone Magno, Sermone 39,3; Massimo di Torino, Sermone 39,1.

[4] A. Di Berardino, op. cit., p. 160.

[5] A. Camplani, “Quaresima” nel Nuovo dizionario patristico e di antichità cristiane, III, Marietti, Genova (2008), pp. 4428-4432.

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