Più forte della morte è l’amore


Come ben ricorderete il 27 gennaio è ogni anno un momento cruciale , un momento in cui è necessario fare memoria di dove possa arrivare l’animo umano corrotto dal peccato, accecato dal potere, dalla fama e dal denaro.


Il 27 gennaio ricordiamo l’oscenità della Shoah, che si ripete ancora oggi in molte zone del mondo e in ogni occasione in cui l’indifferenza predomina sull’amore.
Liliana Segre, la senatrice che si è autodefinita la nonna di tutti noi e che desidera trasmetterci tutto il suo affetto e ciò che ha vissuto, perché l’umanità non incappi nuovamente nello stesso errore, ci ha ricordato che “il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza”.
Oggi vorrei ricordare una ordinaria, sconvolgente e devastante testimone di Cristo, vittima del delirio nazista: Edith Stein, anche conosciuta come suor Teresa Benedetta della Croce.
Edith nacque da una famiglia ebrea il 12 ottobre del 1891, giorno in cui gli ebrei festeggiavano lo Yom Kippur, la maggior festività ebraica, il giorno dell’espiazione.
La sua nascita avvenuta proprio in quel giorno era stata una profezia per la sua vita.
Ella rimase ben presto orfana di padre, ma la madre, infuocata da un’ardente fede ebraica, non si demoralizzò e oltre a prendersi cura della famiglia (11 figli, di cui Edith era la più piccola) lavorò per il suo sostentamento.
Edith Stein ebbe sempre un temperamento molto ribelle, presto smise di pregare, si allontanò da Dio, si dedicò agli studi sulla germanistica e storia all’Università di Breslavia per garantirsi un futuro lavorativo. Si accorse presto che la materia che davvero la appassionava era però la filosofia. Ella si definì una radicale femminista tanto da entrare nella “Associazione Prussiana per il Diritto Femminile al Voto”.
Ben presto si laureò con lode in filosofia seguendo il professor Edmund Husserl. Edith Stein in un’occasione incontrò il filosofo Max Scheler, che fu per lei il primo incontro con il cattolicesimo.
Nel 1915, non dimenticando quel lavoro che le avrebbe garantito il sostentamento, superò con lode l’esame di abilitazione all’insegnamento.

Tuttavia, allo scoppiare della prima guerra mondiale, ella anziché dedicarsi alla formazione di insegnante scelse di donare la sua vita come infermiera negli ospedali miliari. Lì fu molto colpita dalla sofferenza di giovani uomini strappati alla vita e dalle giovani vittime del tifo.
Chiuso l’ospedale militare, Edith Stein tornò a scrivere una nuova tesi con relatore nuovamente Husserl incentrata su “Il problema dell’empatia“. Ella riportò un episodio che la colpì intensamente: l’aver visto una popolana entrare in chiesa, con una cesta sul capo, al di fuori degli orari di una funzione. La colpì l’intimità di quell’incontro con Dio.
Edith Stein incontrò nella sua vita due persone da poco convertite al Cristianesimo e nella seconda occasione ebbe la possibilità di trovare e leggere l’autobiografia di Teresa d’Avila. Fu così colpita dalla sua storia che la lesse in una sola notte e disse “Quando rinchiusi il libro mi dissi: questa è la verità “.
Il giorno 1 gennaio del 1922 Edith Stein si fece battezzare e successivamente si cresimò.
Ella desiderò a lungo entrare nel Carmelo, ma il suo padre spirituale glielo sconsigliò fin quando ricevette il diniego all’insegnamento in ragione della sua origine giudaica.
Una volta entrata in convento a Colonia non smise di dedicarsi allo studio, alla ricerca e all’insegnamento, tanto che le fu assegnata una cattedra in un istituto cattolico.
Nel 1935 la notte scese sulla Germania, dove ella viveva: entrarono in vigore le leggi razziali. Per tale motivo la madre superiora decise di farla trasferire a Echt in Olanda.
Il 21 aprile del 1938 Edith Stein fece stampare le parole di San Giovanni della Croce al quale lei dedicherà la sua ultima opera: ” La mia unica professione sarà d’ora in poi l’amore“.
Il 2 agosto del 1942 arrivò la Gestapo a Echt. Edith Stein insieme alla sorella Rosa andarono incontro alla loro morte, offrendo la loro in vita in sacrificio per la salvezza del loro popolo.
All’alba del 7 agosto un carico di 987 ebrei partì in direzione di Auschwitz e il 9 agosto suor Teresa Benedetta della Croce, assieme a sua sorella Rosa e a molti altri del suo popolo, morì nelle camere a gas di Auschwitz.
Chiediamo l’intercessione di suor Teresa Benedetta della Croce perché chieda a Dio di donarci il suo stesso ardore e il suo stesso coraggio nell’annunciare la salvezza di Dio.

Francesca Amico

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