Esci e ri-nasci!

Questo weekend ho partecipato, insieme ad alcuni amici, al Capodanno organizzato dai frati francescani d’Assisi. Ti condivido che sia stata una delle esperienze più belle della mia vita perché ho avuto la possibilità di conoscere tanti (ma davvero!) tanti ragazzi e ragazze (eravamo in 1000), provenienti da tutte le parti d’Italia e da tutte le situazioni di vita. Insomma, è stato fantastico. Eppure, tra la festa e gli scambi di numeri di telefono, sabato pomeriggio c’è stato un insegnamento ad opera di fra Mirko, davvero illuminante. Ma di questo ne parlerò in un altro articolo (spoiler!). 

Oggi, invece, vorrei raccontarti la storia di una ragazza con la quale mi sono trovato ieri mattina a tavola, mentre facevamo colazione. Sara è il suo nome e, proprio come la moglie di Abramo che desiderava avere un figlio e vedere la sua vita generatrice di qualcosa di bello, anche lei mi condivideva quanto facesse fatica a capire cosa fare della sua vita. In passato aveva provato diverse università, passando da una facoltà all’altra senza però sentire che quella fosse veramente la strada per lei. Fin quando ha capito che il Signore la stesse chiamando a dedicarsi alla musica, sentendo forte il desiderio d’iscriversi al conservatorio. Ma anche qui, proprio come Abramo e Sara che vedevano soltanto le proprie debolezze fisiche e non comprendevano in che modo si sarebbe attuata la promessa di Dio per la loro genitorialità, anche la “nostra” Sara s’interra perché sa quanto siano difficili le preselezioni per il conservatorio ed è consapevole dei suoi limiti tecnici. 

La storia di Sara c’introduce ad uno dei due santi commemorati oggi dalla Chiesa, un santo forse poco conosciuto ma che ha fatto delle sue debolezze la sua forza: san Gregorio Nazianzeno. Stiamo parlando di un Padre della Chiesa, maestro del più celebre san Girolamo, vissuto nel IV secolo tra la terra natia, la Cappadocia, e la Turchia, precisamente Costantinopoli, e che ha scritto pagine di una profondità e sensibilità uniche. Per intenderci ci troviamo in un momento delicato per la storia dell’Impero romano. Dopo Costantino, promotore della legalizzazione del cristianesimo e del Concilio di Nicea (325), la Chiesa deve affrontare una serie di dibattiti teologici che oppongono alcune scuole di pensiero, soprattutto sulla figura di Gesù, il tutto mentre l’imperatore Giuliano, detto l’Apostata, vuole riportare il paganesimo nella società ed eliminare definitivamente la fede cristiana tramite feroci persecuzioni. Gregorio è un uomo mite, vorrebbe diventare monaco e ritirarsi in preghiera per tutta la vita, lontano dal clamore della città e appartato in qualche eremo desertico. Invece erano altri i progetti per lui che si ritrova addirittura ad essere nominato vescovo di Costantinopoli, la capitale imperiale e centro culturale incandescente. Gregorio in Turchia difende il credo niceno, quello che si recita la domenica a messa, ma è costretto ad affrontare una corrente critica, l’arianesimo, che invece contestava la coesistenza tra Dio e Gesù (per gli ariani, per intenderci, Gesù stava una spanna sotto a Dio Padre). Per questo motivo è costretto ad abbandonare la cattedra episcopale e a fare ritorno a Nazianzo, città natale, dove si dedicherà a scrivere alcune delle opere più belle della storia della Chiesa. In un bellissimo dialogo con sé stesso, san Gregorio dice: «Hai un compito, anima mia; il compito di trovare la vera luce, di trovare la vera altezza della tua vita». S’interrogò a lungo su quale fosse la luce che illuminava la sua vita, quella vetta inesplorata che, una volta raggiunta, avrebbe dato un senso a tutto. Per lui la vera luce era Dio che «ha sete della nostra sete».

Tu hai trovato quella luce vera? Hai individuato quella missione che devi compiere per raggiungere la pienezza? Questo, come nel caso di Gregorio e della nostra Sara, non vuol dire non avere sfide perché una vita senza problemi è una vita triste, quasi una non vita. Ed è vero: quando uno ha un sogno, più affronta le avversità e più ha il desiderio di realizzarlo. Forse in questo momento fai fatica a trovare la luce in fondo al tunnel, quella stella che t’indica il cammino da seguire. Forse le tenebre delle preoccupazioni circostanti si stanno talmente diffondendo da aver offuscato quella luce che trovavi in cielo. Ma cosa facciamo quando vogliamo vedere l’alba? Ci alziamo presto, affrontiamo il freddo pungente dell’inverno ma non ci lasciamo scoraggiare perché basta solo vedere il cielo che si tinge di rosso per riscaldare il nostro cuore e strapparci un sorriso in segno di vittoria! La foto che è allegata a questo articolo è una fotografia che ho scattato la scorsa settimana quando sono uscito di casa la mattina: che bello contemplare la natura e lasciarsi illuminare da essa! Per vedere la luce, per fare luce nella nostra vita, non dobbiamo aggiungere ma togliere. Occorre eliminare tutte quelle preoccupazioni secondarie, tutte quelle cose che ci distraggono dai nostri obiettivi e focalizzarci su cosa sia veramente importante. 

Per tornare a far risplendere la nostra vocazione, qualunque essa sia, dobbiamo seguire la stella, quella stessa stella che ha condotto i Magi nella mangiatoia di Betlemme. Loro non sapevano dove li avrebbe condotti e cosa avrebbero visto ma sapevano che quella fosse la loro missione. Seguendo la stella, scopriremo la vera altezza della nostra vita come san Gregorio! Seguendo il nostro cuore, sentiremo la vita nuova battere in noi!

Emanuele Di Nardo

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