Cenacolo: San Giovanni, l’amico fedele

Come possiamo crescere nell’amicizia quotidiana con Gesù? Concretamente possiamo prendere a modello alcuni esempi? Da queste domande, prende il via un nuovo ciclo d’articoli dal titolo “Cenacolo”: nelle prossime settimane analizzeremo nel dettaglio l’esperienza dei singoli apostoli e la loro relazione specifica con Gesù, provando a cogliere aspetti illuminanti per il nostro cammino di fede. Oggi partiamo con il più giovane di essi: San Giovanni.

Le notizie sulla sua vita non sono tante all’interno dei Vangeli ma sufficienti: sebbene il quarto Vangelo sia attribuito a lui, nonostante alcune perplessità da parte degli studiosi, possiamo comunque ricostruire il profilo di Giovanni da diversi dettagli disseminati lungo il racconto biblico. Giovanni era figlio di Zebedeo, un pescatore di Betsaida, una località sul Lago di Genesaret. Insieme al fratello, Giacomo detto “il Maggiore”, altro discepolo di Gesù, portava avanti l’attività familiare della pesca, forse facendo parte di un consorzio di pescatori tra i quali c’erano anche i fratelli Simon Pietro e Andrea. Potremmo immaginare Giovanni come un adolescente, secondo i nostri criteri moderni: un giovane ragazzo che lavora e si occupa delle faccende familiari ma che, di notte sulla barca, quando il resto del mondo dorme e lui resta in silenzio facendosi cullare dalle dolci onde del lago, sogna ad occhi aperti, proprio come un adolescente di oggi. Chissà a cosa pensava? Progettava sicuramente cosa avrebbe fatto da grande, forse come avrebbe potuto mettere su famiglia, come avrebbe chiamato i suoi figli… desideri normali di un ragazzo. 

Giovanni era, però, anche un giovane in ricerca di Dio. Sappiamo che fosse discepolo del Battista il quale ebbe il merito di mostrargli chi dovesse davvero seguire. Infatti, nel Vangelo si legge:

Il giorno dopo Giovanni (ndr il Battista) stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Secondo la tradizione, i due discepoli del Battista sarebbero stati proprio Giovanni e Andrea, fratello di Pietro. Dietro quel “venite e vedrete”, si cela nel cuore del giovane pescatore un segno indelebile, tanto da ricordare a distanza di molti anni anche l’ora in cui avvenne quell’incontro. Bastano queste due parole di Cristo per capire che Gesù sia un uomo che vale la pena seguire. Quell’incontro cambia tutto: diventa amico di Gesù e la sua vita si stravolge. Lo stesso Gesù però sceglie un ragazzino in una comitiva piena di uomini adulti. Come se noi oggi, volendo organizzare una partita di calcetto tra amici, scegliessimo un ragazzo molto più giovane di noi. Potrebbe essere difficile confrontarci con lui, forse non avremmo molte cose in comune, forse andremmo prevenuti sul suo conto. “Tanto è un ragazzo, che ne sa lui della vita” potremmo pensare. Possiamo immaginare forse lo sconforto di Giovanni il quale, desideroso di vivere un’avventura unica, sperava in un gruppo di coetanei e forse a volte si sarà scontrato con la maturità degli altri discepoli, non sempre in grado di capire i desideri ardenti di un giovane. Gesù allora si prende cura del “fratello minore”. 

In tante occasioni i Vangeli ci dicono che Gesù chiamava Giovanni per stare accanto a lui durante momenti importanti: quando c’era qualcosa di speciale, Giovanni c’era sempre! Mi piace pensare che Gesù gli abbia potuto dare tanti consigli. Gesù avrà fatto da “fratello maggiore” a Giovanni, nonostante lui avesse Giacomo come fratello naturale, l’avrà invitato spesso a cena a casa sua con Maria che preparava le pietanze. La stessa Maria avrà avuto una premura materna verso il piccolo Giovanni, gli avrà raccontato tanti aneddoti su Gesù quand’era bambino, lo avrà ascoltato quando Giovanni era turbato da qualcosa che non capiva o era triste per la distanza da casa. Di solito i fuorisede, appena arrivano in una nuova città, cercano dei posti che ricordino loro casa. Maria allora è stata una mamma vera per Giovanni e Giovanni un figlio per lei. Mi piace pensare a come Maria, da mamma, sapeva subito quello che Gesù pensava e correva ai ripari, pregando e prendendosi cura, a seconda dei casi, dei discepoli. Ma per Giovanni, il figlio più piccolo, avrà riversato tutto il suo amore particolare. Forse lo stesso Gesù le chiedeva una cura speciale verso quel ragazzo puro. Non a caso, sulla croce, Gesù affida a Giovanni la madre e viceversa. Da quel momento Giovanni accolse nella sua casa la Madonna trattandola come una madre a tutti gli effetti ed amandola come se l’amasse Gesù.

Giovanni è lo stesso che, durante l’Ultima Cena, appoggia la sua testa sul petto di Gesù sentendo il suo cuore battere: nessun’altro nella storia, tranne Maria, l’avrebbe fatto. Poggiare l’orecchio sul cuore vuol dire anche conoscere i sentimenti di Gesù. Per gli altri Gesù era il Maestro, il Figlio di Dio, l’inarrivabile. Per Giovanni, Gesù era semplicemente un amico col quale parlare di tutto. Avvicinandosi al suo cuore, è come se volesse dirgli: “Non sono solo io a chiederti aiuto: anche tu, Gesù, puoi trovare in me qualcuno che ti ascolta e che ti vuole bene come amico”. Non a caso Giovanni sarebbe stato l’unico discepolo ad accompagnare Gesù lungo il Calvario fino alla crocifissione.

Giovanni però riesce in questo perché ha fatto esperienza dell’amicizia con Gesù, gli è stato accanto per tre anni, l’ha ascoltato ma, a sua volta, ha anche parlato a Gesù. Come un amico, gli ha confidato tutto e sapeva che tutto poteva dirgli. Ma Giovanni non era un ragazzino tiepido o svogliato: nei Vangeli si dice che lui ed il fratello Giacomo erano chiamati “figli del tuono”. Immagina il carattere di Giovanni, un ragazzo che non si spaventa di niente e che vive la sua vita in pienezza e felicità. 

Oggi, allora, t’invito a fare un gesto concreto: per sperimentare la profondità del legame di Giovanni con Gesù, vai in chiesa e prova a sostare per un po’ davanti al Tabernacolo. Condividi la tua giornata e apri il tuo cuore a Cristo!

Emanuele Di Nardo

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