Maestro Aemon: l’amore è la morte del dovere?
Qualche giorno fa, su YouTube, ho seguito in diretta una messa durante la quale alcuni amici, frati domenicani, emettevano le loro professioni solenni, nelle quali, in sostanza, accettavano di vivere per tutta la loro vita i cosiddetti principi evangelici: povertà, castità ed obbedienza. Sicuramente è stato un momento molto emozionante, vedendo giovani uomini che spontaneamente decidono di consacrarsi a Cristo, seguendo il suo esempio di vita. Venerdì scorso, invece, ho partecipato al matrimonio di due amici carissimi i quali, seppur in modo diverso, hanno deciso di consacrare la loro vita a Gesù attraverso l’amore sponsale.
Tuttavia, vivendo queste due esperienze indirettamente, nel profondo del cuore è emersa una voce: “quale coraggio ci vuole per fare una promessa che duri tutta la vita!”. Non nego che sia il sogno di qualunque persona trovare l’amore della propria vita, impegnandosi a custodirlo con cura. Però, se dipendesse solo dalla nostra volontà, un voto sarebbe molto fragile. Questo mi ha portato a pensare ai Guardiani della Notte, una confraternita laica che, nel mondo di Game of Thrones, è nata migliaia di anni prima dei nostri eventi, con l’intento di difendere il regno degli uomini dalle minacce degli Estranei. Qui vi riporto il giuramento che Martin ha registrato nel suo libro:
«Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento. Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sulla Barriera. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l’alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire.»
Praticamente questi Guardiani giurano al cospetto degli dei di non prendere moglie (voto di castità), di rinunciare alla corona o al prestigio del proprio nome (voto di povertà) e di essere sottomessi al bene della confraternita (voto d’obbedienza) fino alla morte. Fantastico, potremmo dire! Finalmente, nel mondo dissoluto e immorale del Trono di Spade, c’è qualcuno che basa la sua vita su principi sani e santi. Ebbene, le cose non vanno esattamente così. Ad esempio, Jon Snow, paladino della giustizia, protagonista indiscusso della storia, dopo aver dovuto accettare il fatto di non poter correre in soccorso del padre e del fratello in guerra perché ormai la sua vita apparteneva solo al suo Ordine e i Guardiani non si immischiavano nelle questioni politiche, cede alle lusinghe di una donna, Ygritte, venendo meno al voto di castità. Jon non è cattivo né tantomeno è sacrilego: non commette un errore perché non dà valore al suo giuramento, anzi. Cerca di metterlo sempre davanti alle sue passioni che vorrebbero spingerlo ad infrangerlo per un bene superiore. Semplicemente è umano ed inciampa.
In un bellissimo dialogo di Jon con il maestro Aemon, che potremmo definire alla stregua di un sacerdote-medico inviato dalla Cittadella per assistere i Guardiani della Notte, quest’ultimo dice una frase a Jon per aiutarlo a discernere la sua crisi interiore: “L’amore è la morte del dovere. Cos’è l’onore paragonato all’amore di una donna? E cos’è il dovere paragonato allo stringere tra le braccia una nuova vita? O al sorriso di un fratello? Siamo umani e quando non c’è alcun prezzo da pagare l’onore risulta facile, invece, da un giorno all’altro, nella vita di ogni uomo, arriva un momento in cui nulla è facile. Il giorno in cui compiere una scelta”. Jon rimase lì, in preda al dubbio.
Nella vita di tutti noi arriva sempre il momento nel quale c’è una crisi, nel quale facciamo molta fatica a mantenere fede al giuramento fatto davanti a Dio. Può capitare nel matrimonio così come nella vita consacrata. Ma, a dispetto di quanto detto da maestro Aemon, l’amore non è la morte del dovere, è il suo compimento. Gesù Cristo non è andato in croce per dovere nei confronti del giuramento fatto a Dio Padre. Gesù ha scelto la croce per amore. Un padre, preso dai mille problemi della vita e dal compito di sostenere anche materialmente un figlio, non vive disprezzando quella famiglia che lo costringe tutti i giorni ad alzarsi dal letto per andare a lavoro: un vero padre vive la sua vita e la sua sofferenza momentanea per amore dei suoi cari. Ma la più grande paura del nostro secolo è il concetto d’eternità: in una società non più liquida, come sosteneva Baumann, bensì addirittura gassosa nella quale ciò che pensi oggi, domani è già cambiato e nella quale le passioni durano meno di 24h, ecco che si staglia davanti a noi la provocazione di Cristo. “Vieni e seguimi, non preoccuparti del domani, dammi tutto te stesso oggi e avrai una vita in abbondanza”. In un’epoca storica nella quale spendiamo meno ad ricomprare un oggetto su Amazon piuttosto che ripararlo in un centro assistenza, fa paura l’amore eterno verso una donna, un uomo o verso Dio stesso.
Da soli non siamo in grado di vivere i voti con rettitudine e fedeltà, perché siamo umani e la nostra debolezza ci porta a cadere spesso. Ma solo l’amore di Dio Padre ci rende capaci di alzarci la mattina e di amare la donna o l’uomo che Lui ci ha affiancato, amare quella famiglia nata e poggiata su di Lui, ad essere sempre più infuocato da quella passione nella vita sacerdotale. L’amore non è la morte del dovere. Solo se ci sentiamo amati, possiamo a nostra volta amare. Oggi allora t’invito a vedere la sua situazione: forse non sei sposato/a o consacrato/a, forse però sei fidanzato/a ma a volte fai fatica ad essere fedele, se non nelle azioni almeno nei sentimenti. A volte senti il peso della relazione, vorresti fuggire perché la vivi come un dovere. T’invito a pregare sulla tua relazione, sarebbe fantastico se pregassi anche con la tua dolce metà. Prega e chiedi a Dio non la forza ma gli stessi sentimenti di Cristo. Chiedi d’amare la tua donna o il tuo uomo attraverso il Sacro Cuore di Gesù. Anche nella vocazione sacerdotale o religiosa, puoi chiedere lo stesso: amare chi incontri sul tuo cammino con quell’amore casto e umile, come Gesù.
Emanuele Di Nardo
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