Tyrion Lannister ovvero la capacità inaspettata
Per quanto lo stesso Martin non abbia mai celato la sua preferenza per i Targaryen, io devo essere sincero: nei libri mi piacciono molto i Lannister, i “cattivi” per eccellenza. Non perché sia sadico o senza cuore, bensì perché questi personaggi nascondono un fondo di verità non semplice da cogliere. Oggi voglio parlarvi di uno dei protagonisti al quale sono più affezionato: Tyrion Lannister, detto anche il “Folletto”.
Terzo figlio di lord Tywin, Tyrion è un bambino affetto da nanismo la cui nascita provoca la morte della madre durante il parto. Questo evento l’avrebbe condannato ad un perenne odio da parte del padre, che l’accusò di essere l’omicida della moglie tanto amata. Non bastava il fatto che Tyrion fosse un nano deforme dall’aspetto tutt’altro che bello, come riportano i libri, ma addirittura venne odiato sin dal suo primo respiro per una colpa non commessa.
Nella storia vediamo che Tyrion è un uomo arguto, intelligente, dalla lingua tagliente ma anche dissoluto, dedito ai piaceri della vita: non nasconde il suo essere attratto dalle donne e dal vino, anzi ne fa un motivo di vanto. A tutto ciò s’aggiunga che verrà (ingiustamente) accusato di tentato omicidio di Bran Stark e, successivamente, di suo nipote, re Joffrey Baratheon. Ora, di fronte ad un uomo del genere, disprezzato da tutti e deriso dal classico uomo medievale, tutto muscoli e coraggio, che cosa potrebbe rendercelo interessante? La sua capacità inaspettata di sopravvivere al male! Mi spiego meglio. Tyrion fondamentalmente è un uomo sfiduciato, bisognoso di un amore sconfinato per curare tutte le ferite che si porta sin da bambino. È il classico adulto con alle spalle una vita devastata, vittima di bullismo, violenza domestica e derisione continua. Eppure, per quanto voglia far credere a tutti che le varie etichette deprimenti che le sono state date, a lui vadano bene, nel profondo si nota che sia una persona alla ricerca di un’occasione per dimostrare agli altri il suo reale valore, specialmente al padre oltre che a se stesso.
Ora, andando avanti nella storia, Tyrion si ritrova a dover difendere Approdo del re, la capitale di Westeros, dall’attacco navale della flotta di Stannis Baratheon, pretendente al Trono di Spade. Tyrion, senza timore, organizza una strategia difensiva militare vincente e, dopo aver annientato le navi nemiche, si getta nella battaglia per ricacciare indietro gli avversari. Salverà la città a costo di una brutta ferità che gli avrebbe sfregiato il volto. Tyrion, nel momento della prova, gettandosi nella battaglia scoprì un lato di sé inedito: il coraggio di un vero uomo e l’intelligenza di un vero generale. Se non avesse dovuto affrontare quella prova, probabilmente non avrebbe fatto questa scoperta.
Questo ci riporta a noi: tutti desideriamo una vita tranquilla, nella quale tutto vada dritto, senza intoppi o ostacoli. La prova ci fa paura, anzi la vediamo come una punizione. Spesso ce la prendiamo con Dio perché sembra non vederci, non prendere le nostre difese ma, al contrario, quasi gioire della nostra desolazione. Un po’ come accadde al povero Giobbe, sulla cui storia la liturgia si sta soffermando in questo tempo. Giobbe era l’uomo perfetto, devoto a Dio e integerrimo. Tutte le prove della vita (la perdita delle proprietà, del bestiame e dei figli) l’avrebbero dovuto distruggere. Anche i suoi amici lo spinsero ad adirarsi con quel Dio che appariva cieco. Eppure Giobbe affronta Dio con coraggio e fede. La prova, per quanto dura e incomprensibile, ci rende più forti e, se vissuta con fede, allarga il nostro cuore a Dio. Ti condivido che qualche mese fa ho iniziato un corso di lingua per laurearmi. Non avevo assolutamente voglia di farlo, anzi mi spaventava perché da sempre ho avuto problemi con l’inglese. Per di più partivo quasi da zero e, in pochi mesi, dovevo raggiungere un livello alto. Ho chiesto a Dio il perché di questo ostacolo, proprio quando ero arrivato quasi al traguardo, con tutti gli esami fatti e la tesi quasi ultimata. Tuttavia non potevo tirarmi indietro ed ho iniziato questo ciclo di lezioni nelle quali ho dovuto combattere molte mie resistenze e paure. Ma sai la cosa spettacolare? Questa prova è stata un vero dono di Dio Padre. Per la prima volta in vita mia ho smesso di confidare solo sulle mie forze e mi sono completamente abbandonato a Lui, chiedendogli solo la grazia necessaria per affrontare la sfida. Dopo sei mesi intensi, ad inizio settembre ho passato un esame a dir poco duro. Senza l’aiuto di Dio, non ci sarei mai riuscito. Quest’esperienza mi ha fatto capire che quello che la vita ci mette davanti ci aiuta a crescere e a scoprire parti inedite di noi. Un po’ come Tyrion che scopre una parte di sé solo grazie al fatto che gli sia stata data un’occasione.
Tutti noi abbiamo del talento inespresso, solo perché non abbiamo mai avuto un’occasione concreta. Ma, il fatto che tu non ti riconosca bravo in qualcosa non vuol dire che non lo sia. La paura spesso ci frena, non ci permette di esplodere e irradiare i nostri doni. Forse adesso stai affrontando una sfida che sembra più grande di te, forse non ti senti all’altezza e non sai che fare. Tyrion c’insegna che noi non siamo quell’insieme di etichette limitanti che ci attaccano gli altri addosso ma siamo un blocco di marmo, pronto ad essere lavorato con scalpello e martello da uno scultore fino a far emergere l’opera d’arte che c’è in noi. Non temere la prova, non allontanarti da Dio Padre ma coinvolgilo di più nei tuoi problemi e propositi. Lasciati forgiare da ciò che ti è davanti: scoprirai parti inedite di te, qualità bellissime che ti renderanno il capolavoro sognato da Cristo!
Emanuele Di Nardo
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