Jon Snow: la vita oltre la morte
Uno dei temi centrali de “Il Trono di Spade” è sicuramente la battaglia che attende il genere umano, la battaglia per la sopravvivenza contro gli Estranei. Non a caso Martin ha voluto iniziare il racconto delle sue “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” proprio con l’incontro, oltre la Barriera, di tre Guardiani della Notte ed un “Estraneo”. Facciamo una breve premessa: Westeros è un continente nel quale, tranne alcuni periodi di guerre civili, tutto sommato l’umanità ha vissuto in pace.
Nonostante questo, però, diverse centinaia di anni prima degli eventi raccontati da Martin, gli uomini decisero di erigere la Barriera, una grandissima struttura di ghiaccio lunga chilometri e finalizzata a separare i Sette Regni da ciò che era oltre la Barriera stessa, una landa abitata da bruti e non solo… La leggenda, infatti, narra che sarebbe arrivato il momento nel quale gli uomini avrebbero dovuto affrontare una minaccia oscura e terribile: l’arrivo degli Estranei. Si tratta di esseri praticamente morti, portatori di un freddo pungente e desiderosi di sterminare gli uomini. Costoro, guidati dal “Re della Notte” e dai suoi attendenti, i “White Walkers”, hanno la capacità di uccidere e di far risorgere gli uomini che diventano “non morti”: una sorta di zombie 2.0. Questi non morti perdono la loro ragione e sono semplicemente dei corpi dominati dal Re della Notte e votati all’uccisione di ogni forma di vita. I Guardiani della Notte, un ordine nato con la Barriera stessa, allora diventano delle sentinelle che prestano servizio su di essa per tutta la vita al fine di proteggere il reame.
Ora, leggendo i libri o soprattutto vedendo la serie TV, ci rendiamo conto di come non si possa parlare di resurrezione per questi non morti. È vero che passano da una condizione di morte ad una di vita ma quest’ultima non può essere considerata vita a tutti gli effetti. Se per vita noi intendiamo la disponibilità delle funzioni vitali come mangiare, camminare, dormire, allora si, si tratta di uno stato vitale. Ma la vita è qualcosa che va oltre ciò che possiamo fare. Dall’altra parte, nella serie TV, assistiamo ad un evento miracoloso: Jon Snow, Lord comandante dei Guardiani della Notte, dopo essere stato tradito dai suoi confratelli con l’accusa di aver stretto un’alleanza con i Bruti, acerrimi rivali dello stesso ordine, lo pugnalano a morte. La cosa incredibile è che Jon Snow risorge dai morti in virtù di un incantesimo. Qui si pone un dilemma: i “non morti” e Snow sono accomunati dallo stesso processo di passaggio dalla morte alla vita ma si tratta esattamente della stessa situazione?
Effettivamente no! Il Lord comandante, sul quale a mio avviso Martin, rispetto agli autori della serie TV, darà un ruolo chiave nell’ultimo libro che si spera esca a breve, torna in vita mantenendo la sua anima e le sue virtù. Non è uno zombie ma un uomo a tutti gli effetti, chiamato a frapporsi tra gli uomini e la morte che incombe. Qui allora emerge il tema della risurrezione: nei Vangeli, si dice che Gesù avrebbe dato, a coloro che credevano in lui, il potere di essere chiamati figli di Dio ed il potere di guarire i malati e far risorgere i morti. In effetti, volendo far dialogare Gesù con Martin, quale posizione dovrebbe assumere un cristiano in questo senso? Lo stesso Gesù fece risorgere dai morti Lazzaro, oltre a compiere tanti miracoli: ma Lazzaro è più vicino all’esperienza dei non morti o di Jon Snow? Domanda non semplice alla quale segue una risposta altrettanto complessa: Lazzaro sta nel mezzo! I non morti sottoposti al controllo del Re della Notte sono come tanti di noi che, resi schiavi da legami sbagliati o situazioni dannose, perdono il gusto della vita in pienezza e si trascinano, giorno dopo giorno, nell’estenuante tentativo di dare un senso ad un’esistenza che non può essere definita vita. Respirare non basta a definirci vivi, anzi a volte risulta anche un’agonia quando siamo nel peccato. I non morti, resi ciechi dal dolore e dalla morte del cuore, avanzano con l’involontaria capacità di fare del male al prossimo oltre che a se stessi. Lazzaro sicuramente non era schiavo del demonio né tantomeno di Cristo ma la vita nuova concessagli da Gesù non sarebbe stata molto diversa da quella di uno zombie se non avesse fatto esperienza dell’amore di Dio. Se incontri Gesù, non puoi pensare che la tua vita resti identica. Tutto si trasforma, tutto assume un colore e un sapore diverso, tutto ti spinge ad amare chi ti sta accanto. Ecco allora che scatta la seconda fase, quella di Jon Snow: lui torna in vita con la consapevolezza che il mondo ha bisogno di luce e di speranza alla vigilia della “Lunga notte”. È sempre lui ma in lui è cambiato qualcosa, ha fatto esperienza di una risurrezione.
La serie TV si conclude con la sconfitta del Re della Notte ma nella nostra vita invece la lotta con il male prosegue. Di fronte alla morte spirituale o ad un momento di assoluto dolore, potremmo incontrare persone che ci offrono una seconda opportunità ma facciamo attenzione: alcuni ci propongono un aiuto, sfruttando la nostra debolezza, al solo scopo di renderci schiavi e sottomessi. Cristo, al contrario, viene a liberare dalla morte, a portare vita in abbondanza. Noi non siamo chiamati alla “risurrezione” dei non morti e nemmeno a quella di Jon Snow bensì a quella di Gesù, in attesa della resurrezione definitiva, quella che ci renderà figli di Dio al 100%, al suo fianco per l’eternità. Oggi t’invito a guardare a te: ci sono tre modi di vivere, quello dei non morti che si trascinano senza scopi e emozioni, quello di Jon Snow, risorto con l’obiettivo di vivere una vita piena e quello di Gesù, venuto a salvare. Pregando e dialogando con Dio, osserva la tua condizione di vita e chiedigli la grazia della resurrezione cioè di rinascere come uomo nuovo in quei legami o situazioni che ti tengono impigliato. E di fronte ad una sfida, non domandare “perché?” e “quando?” accade qualcosa, bensì basta chiedere a Cristo: “È vero che sarai con me ad affrontarla insieme?”.
Emanuele Di Nardo
No responses yet