Una barchetta tra le onde…

Ieri pomeriggio ho avuto il piacere di scambiare qualche messaggio con un’amica con la quale ho condiviso, qualche settimana fa, un ritiro a Loreto. Prima di quel momento non la conoscevo ma lì ci siamo trovati a condividere molte cose della fede ed è nato un bel rapporto, tanto che lei come segno tangibile mi ha regalato un rosario che custodisco gelosamente. Parlando un po’ e chiedendole come stesse, mi ha risposto con questo messaggio: “Sono sempre una barchetta tra le onde tempestose della vita”. Ci vuole coraggio ad ammettere una difficoltà ed una debolezza nel momento della prova!

Sempre ieri la Chiesa ha commemorato un santo che forse è poco conosciuto ma che ha fatto delle sue debolezze la sua forza: san Gregorio Nazianzeno. Stiamo parlando di un Padre della Chiesa, maestro del più celebre san Girolamo, vissuto nel IV secolo tra la terra natia, la Cappadocia, e la Turchia, precisamente Costantinopoli, e che ha scritto pagine di una profondità e sensibilità uniche. Per intenderci ci troviamo in un momento delicato per la storia dell’Impero romano. Dopo Costantino, promotore della legalizzazione del cristianesimo e ispiratore del Concilio di Nicea (325), la Chiesa deve affrontare una serie di dibattiti teologici che oppongono alcune scuole di pensiero, soprattutto sulla figura di Gesù, il tutto mentre l’imperatore Giuliano, detto l’Apostata, vuole riportare il paganesimo nella società ed eliminare definitivamente la fede cristiana. Gregorio è un uomo mite, vorrebbe diventare monaco e ritirarsi in preghiera per tutta la vita, lontano dal clamore della città e appartato in qualche eremo desertico. Invece erano altri i progetti per lui che si ritrova addirittura ad essere nominato vescovo di Costantinopoli, la capitale imperiale e centro culturale incandescente. Gregorio in Turchia difende il credo niceno, quello che si recita la domenica a messa, ma è costretto ad affrontare una corrente critica, l’arianesimo, che invece contestava la coesistenza tra Dio e Gesù (per gli ariani, per intenderci, Gesù stava una spanna sotto a Dio Padre). Per questo motivo è costretto ad abbandonare la cattedra episcopale e a fare ritorno a Nazianzo, città natale, dove si dedicherà a scrivere alcune delle opere più belle della storia della Chiesa. In un bellissimo dialogo con sé stesso, san Gregorio dice: «Hai un compito, anima mia; il compito di trovare la vera luce, di trovare la vera altezza della tua vita». S’interrogò a lungo su quale fosse la luce che illuminava la sua vita, quella vetta inesplorata che, una volta raggiunta, avrebbe dato un senso a tutto. Per lui la vera luce era Dio che «ha sete della nostra sete».

Tu hai trovato quella luce vera? Hai individuato quella missione che devi compiere per raggiungere la pienezza? Quando decidi di seguire Gesù, la vera Luce, di sposare il suo sogno, più affronti le avversità e più hai il desiderio di realizzarlo. Forse in questo momento fai fatica a trovare la luce in fondo al tunnel, quella stella che t’indica il cammino da seguire. Forse le tenebre delle preoccupazioni circostanti si stanno talmente diffondendo da aver offuscato quella luce che trovavi in cielo. Ma cosa facciamo quando vogliamo vedere l’alba? Ci alziamo presto, affrontiamo il freddo pungente dell’inverno ma non ci lasciamo scoraggiare perché basta solo vedere il cielo che si tinge di rosso per riscaldare il nostro cuore e strapparci un sorriso in segno di vittoria! Per vedere la luce, per fare luce nella nostra vita, non dobbiamo aggiungere ma togliere. Occorre eliminare tutte quelle preoccupazioni secondarie, tutte quelle cose che ci distraggono dai nostri obiettivi e focalizzarci su cosa sia veramente importante. 

Ti condivido che la mattina mi piace svegliarmi presto, quando fuori è ancora buio e stare un po’ in preghiera con Gesù, meditando il Vangelo del giorno e andando poi in chiesa per la messa. Uscendo di casa prima delle 7, percorro strade deserte ma illuminate da una luce leggera e calda che mi mette subito di buon umore. Il cielo rossastro che lascia spazio al blu m’incanta ogni volta che lo vedo! Spesso faccio fatica a combattere il freddo e il sonno, vorrei restare sotto le coperte. Eppure, quando mi capita di svegliarmi più tardi o d’iniziare la giornata senza aver pregato prima d’uscire di casa, è tutto diverso, quel giorno perde di sapore, è insipido e monotono. 

Se ti senti anche tu come “una barchetta tra le onde tempestose”, ricordati di sollevare lo sguardo al cielo e seguire la stella che t’indichi il cammino verso la meta vera e importante della vita. Per tornare a far risplendere la nostra vocazione, qualunque essa sia, dobbiamo seguire la stella, quella stessa stella che ha condotto i Magi nella mangiatoia di Betlemme. Loro non sapevano dove li avrebbe condotti e cosa avrebbero visto ma sapevano che quella fosse la loro missione. Seguendo la stella, scopriremo la vera altezza della nostra vita come san Gregorio!

Emanuele Di Nardo

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