Il cammino della Risurrezione
A volte può capitare di vivere con particolare attenzione la Quaresima, il periodo di preparazione alla Pasqua, scegliendo di fare delle rinunce (c.d. fioretti), intensificando la preghiera, scegliendo dei digiuni, delle opere di misericordia da compiere…tutto molto bello e molto buono…ma Cristo è risorto!
La notizia più importante della nostra fede è la Risurrezione, la Vita che ha vinto la morte!
Oggi, a distanza di circa duemila anni, possiamo vivere la Pasqua, uguale nei riti ma nuova nella sostanza!
La grandiosa opera di Gesù è stata quella di lasciarci non dei vuoti memoriali di quello che Lui visse, ma ci ha lasciato la missione di rivivere ogni anno - e in ogni situazione di vita personale - la Pasqua.
Per immergerci in questo cammino di Pasqua possiamo soffermarci su ciò che vissero i primi apostoli, per trarre spunto da quello e da come essi vissero la Pasqua e per riflettere su come noi stiamo vivendo la Pasqua.
La prima apparizione del Risorto avvenne il primo giorno della settimana (la Domenica); in realtà più che di apparizione si trattò di una sparizione (Lc 24, 1-12).
Le donne che al mattino si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Cristo stavano semplicemente compiendo ciò che era abituale: prendersi cura del corpo del defunto. Errarono (nella doppia accezione di viaggiare e sbagliare), giustamente, sulla base degli schemi di cui abbiamo bisogno per vivere, delle sicurezze a cui ci aggrappiamo per dominare la paura dell’ignoto. La loro preoccupazione era trovare il modo di rotolare la grossa pietra.
Giunte sul luogo del sepolcro…spoiler! La pietra era stata già rotolata!
Entrate nel sepolcro…spoiler! Non c’era più il corpo di Gesù!
Le donne erano spaventate e stupite (Mc 16,8), le sicurezze a cui si erano aggrappate erano svanite nel vuoto.
La Pasqua inizia con la sparizione di un corpo (che certamente era in quel luogo) e con il dolore delle donne che, spaventate, si ritrovarono con solo le macerie delle loro certezze.
Lì per lì la Pasqua non fu una bella esperienza.
Poi comparvero degli Angeli che chiesero alle donne “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?’’ (Lc 24,5) che è un modo angelico di dire “Perché vi aggrappate alla certezza di un corpo morto, al possesso di un corpo che non porta più vita invece di cercare una Persona che non potete possedere ma che dà vita ovunque vada?’’.
E tu, perché ti stai aggrappando a un corpo morto, ti stai disperando per un qualcosa che non porta vita quando Gesù ti sta aspettando per mostrarti che davvero è risorto? Per mostrarti che davvero ha vinto il tuo peccato, la tua morte e ti ha ridonato salvezza e libertà?
Il consiglio che gli Angeli diedero alle donne fu molto semplice e diretto “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea’’ (Lc 24, 6) quando Gesù aveva annunciato che era necessario che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato, crocifisso per poi risorgere. L’utilizzo del termine “ricordare’’ non è casuale. Gli angeli invitarono le donne a riportare al cuore le parole di Cristo (come mi ha insegnato una cara amica, ricordare deriva da ri - che è una particella che significa ripetere, affiancata a - cor che deriva da cor, cordis che è il cuore) perché è lì che Dio ci attende, nella stanza più interna e luminosa del nostro castello interiore, dove risplende Dio in tutta la sua bellezza, la sua purezza, la sua umiltà, la sua bontà.
Dopo aver ricordato, dopo essere ri-entrate nel loro cuore, le donne corsero ad annunciare la Risurrezione di Cristo agli Undici.
Dopo la Pasqua non torna tutto uguale, i segni della Passione rimangono: i discepoli erano Undici perché non c’era più Giuda. Il dolore resta, ma non ha l’ultima parola.
Tuttavia, non tutti i discepoli furono pronti ad accogliere la novità di Dio, la novità che Egli era in grado di sgretolare tutti i loro progetti per realizzarne di più belli. I discepoli preferirono, infatti, ritenere che le donne non fossero in sé, che quell’annuncio fosse una follia perché era più sicuro trincerarsi nel dolore, nella disperazione per paura di perdere le certezze.
Un discepolo, però, andò controcorrente. Pietro si lasciò mettere in dubbio, lasciò andare le sue sicurezze, si fidò di quelle parole, si mise in cammino, in realtà in corsa…andò al sepolcro, constatò che il corpo di Gesù non c’era e torno indietro ad annunciare, pieno di stupore, la Risurrezione. Pietro abbandonò i suoi schemi, le sue certezze, lasciò andare le sue convinzioni umane per accogliere la sorprendente grandiosità di Dio.
Tu, come stai? Come stai vivendo la Pasqua? Hai accolto la Risurrezione o sei chiuso/a nel dolore, nella paura della morte? Ascoltati, condividi con i tuoi amici, con la tua guida spirituale (se ce l’hai, se non ce l’hai potrebbe essere un primo passo verso una maggiore conoscenza di te e di Dio)…sfogati, non restare trincerato/a nel dolore…Cristo è risorto! É venuto per salvarti da quel peccato, per liberarti, per donarti il suo amore, nonostante tutto!
Sei amata, sei amato!
Dio è lì che ti aspetta alla finestra per donarti il suo amore…Dio vuole solo donarti il suo abbraccio misericordioso…ritorna al Padre appena puoi.
Francesca Amico
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