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 E il verbo si é fatto carne!

Di recente, la mia curiosità si è imbattuta in un libro, Irriducibile di Federico Faggin, il padre dei microprocessori, sottotitolato: “La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura”. È un libro carico di tanto materiale scientifico, filosofico, umano e si può dire anche spirituale. Mi ha particolarmente coinvolto benché faccia fatica a capire tutto, forse perché per me rappresenta un po’ il ritorno allo studio abbandonato tanti anni fa e forse perché per me leggere e studiare certe cose sono sempre stati il compiere un atto contro la fede, o meglio, un peccato. 

Affrontare adesso certi temi rappresenta una forma di riscatto, un voler sapere la verità e vivere di essa. Fatta questa premessa, potrete ben capire perché ho deciso di condividere con voi certe analogie che fa lo scrittore e paragoni e considerazioni sulla fede che provo a fare io. A proposito di questo vi condivido questo dato molto interessante: “È stato dimostrato che nel nostro modo di comunicare e trasmetterci informazioni, le proprietà statistiche dei fonemi (suoni elementari che compongono le parole) hanno regolarità simili in tutte le lingue umane. Lo stesso vale per le lettere dei vari alfabeti fonetici (un diverso insieme di simboli) che sono utilizzate per tradurre i fonemi in parole scritte. È significativo che, in qualsiasi testo sufficientemente lungo,  ogni lettera appare con la stessa frequenza relativa (probabilità) indipendentemente dal significato espresso dal testo. Questa invarianza della distribuzione di probabilità dei simboli dal significato si trova in tutte le lingue umane”[1]

Per me questa è una cosa sorprendente se si pensa che noi, a differenza dei computer, nel comunicarci le cose non ci scambiamo solo informazioni oggettive, ma anche soggettive o, per meglio dire, che dipendono dalla nostra esperienza, dai nostri sentimenti, dalla nostra parte più profonda. Mi è venuto da chiedermi se tutto questo possa volerci dire che la vita sotto sotto abbia un suo linguaggio universale. Che è la lingua della vita stessa. Sarebbe ragionevole credere che se c'è un Dio che ha creato il mondo, conosca bene questo linguaggio (anzi, sia Lui stesso questo linguaggio) e grazie a questo sia in grado di metterci in comunione. Sarebbe bello pensare che siamo in comunione quando le nostre anime, la nostra parte più profonda riesce ad esprimersi e a comprendersi secondo questa lingua. In grado di viaggiare anche attraverso il tempo e lo spazio. Capirci ed amarci nelle differenze perché parliamo nella "lingua che ci ha dato la vita." Per esprimere al meglio il mio pensiero sarà utile esporre un altro concetto su cui ha ragionato Federico. In un'analogia tra il mondo dell'informazione e gli esseri viventi lui pone che gli atomi che compongono le cellule siano come le lettere dell'alfabeto con cui scriviamo i nostri libri. A un certo punto fa notare che: “Il 99% della massa del corpo umano è costituito da sei atomi diversi (idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto calcio e fosforo) e soltanto diciassette elementi sono indispensabili per la sua sopravvivenza. Sembra incredibile ma il massimo numero di elementi necessari per la vita di un qualsiasi organismo terrestre conta meno di 41 atomi diversi. Quindi, il numero di "caratteri" necessari per "scrivere" un qualsiasi organismo è commensurabile al numero di caratteri degli alfabeti fonetici. E le probabilità di manifestazione dei simboli elementari della vita rimangono essenzialmente le stesse per tutti gli organismi di una stessa classe. L'analogia però finisce qui, perché i libri sono statici e prodotti con la stampa, mentre la vita è incredibilmente dinamica, si autoriproduce ed evolve”[2]. Dopo aver letto ciò non ho potuto che esclamare nella mia testa: "ehi, ma il verbo si è fatto carne!" È un modo fantastico di vederla che mi aiuta a capire che la parola di Dio altro non deve essere che tradotta in vita, pratica e vera. E che sia scritta in ognuno di noi come nel DNA c'è l' informazione relativa a costruire tutto il corpo. Interessante anche il fatto che, in Genesi, Dio crea l'uomo proprio con la parola: "E Dio disse: facciamo l'uomo a nostra immagine". Questa cosa mi ha fatto riflettere tanto e certo non smetto di chiedermi se siano tutte coincidenze. Ma, leggendo alcune cose, sento come se qualcosa in me entrasse in risonanza. E questo basta a spingermi ad andare avanti e continuare ad approfondire anche quando gli argomenti mi sembrano troppo complicati.

Dino Murano


[1] Irriducibile, Federico Faggin, Mondadori Libri S.p.a., Milano 2022, p. 272 

[2] Idem, pp. 105-106

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