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Il discernimento, il dono di essere figli liberi e amati (pt. 4)

Dopo aver approfondito i temi della preghiera e della conoscenza di sé, affrontiamo oggi due altri importanti aspetti del discernimento: il desiderio e il libro della nostra vita.

Desiderio

Il termine “desiderio’’ deriva dal latino “de – sidus’’ ossia “mancanza di stella’’, “essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando, una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta. È la bussola se io sto andando o se io mi fermo’’[1].

Il desiderio è caratterizzato da quattro aspetti:

  • è resistente: le controversie e le difficoltà non spengono quel fuoco che arde in noi, anzi la ricerca di quel desiderio diventa quasi ossessiva, siamo pronti ad affrontare ogni difficoltà pur di seguire quel desiderio; 
  • è duraturo: neanche il trascorrere del tempo lo affievolisce;
  • tende a concretizzarsi: è un qualcosa che poco a poco trova realizzazione concreta e non rimane solo un’idea;
  • ti rende coraggioso: il raggiungimento di quel desiderio ti fa affrontare non solo le difficoltà, ma anche le più svariate paure.

È molto significativo che spesso Gesù, prima di operare la guarigione, chieda ai miracolati se vogliono guarire. Sembrerebbe una domanda sciocca, ma così peregrina non è, come ci dimostra la risposta del paralitico “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me’’ (Gv 5,7). Così come il paralitico, anche noi spesso abbiamo delle resistenze anomale al desiderio vero di guarigione. “La domanda di Gesù era [ed è] un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita da paralitico”, trasportato da altri. Ma luomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto. […] Ma state attenti che le lamentele sono un veleno, un veleno allanima, un veleno alla vita perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti’’[2].

Se il Signore oggi ti chiedesse «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (Mc 10,51), cosa risponderesti? 

Soffermati un attimo a pensare cosa chiederesti a Dio in questo momento e non dimenticare mai di chiedere che grandi desideri ardano in te per poter partecipare alla vita piena che Dio ha pensato (e desidera) per te.

Il libro della nostra vita 

La nostra vita è il libro più prezioso che ci sia stato consegnato, sebbene molto spesso lo ignoriamo per anni.

La nostra vita è il luogo in cui Dio ci attende ogni giorno per incontrarlo. Sant’Agostino per lungo tempo errò per mari e per monti alla ricerca del senso della sua vita per poi accorgersi dei “passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza del Signore. Al termine di questo percorso noterà con stupore: «Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te» (Confessioni X, 27.38). Da qui il suo invito a coltivare la vita interiore per trovare ciò che si cerca: «Rientra in te stesso. Nelluomo interiore abita la verità» (La vera religione, XXXIX, 72)[3].

Il discernimento ha una natura narrativa perché proprio quando ci soffermiamo a ripensare a quello che è accaduto nella nostra vita riusciamo a comprendere il senso di molte cose che nel mentre accadevano sembravano non avere senso. Per tale motivo “Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile. Fermarsi è riconoscere: è importante per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno. 

Il bene è nascosto, sempre, perché il bene ha pudore e si nasconde: il bene è nascosto; è silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo. Perché lo stile di Dio è discreto: a Dio piace andare nascosto, con discrezione, non si impone; è come laria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare.

Abituarsi a rileggere la propria vita educa lo sguardo, lo affina, consente di notare i piccoli miracoli che il buon Dio compie per noi ogni giorno. Quando ci facciamo caso, notiamo altre direzioni possibili che rafforzano il gusto interiore, la pace e la creatività. Soprattutto ci rende più liberi dagli stereotipi tossici. Saggiamente è stato detto che luomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo. […] La persona che cammina circolarmente non va avanti mai, non c’è cammino, è come il cane che si morde la coda, va sempre così, e ripete le cose.

Si tratta di una delle forme di comunicazione più belle e intime, raccontare la propria vita. Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono le cose grandi’’[4].

Nel discernimento ci soffermiamo a rileggere i momenti belli e bui della nostra vita. 

Nel discernimento è il cuore a parlarci di Dio, e noi dobbiamo imparare a comprendere il suo linguaggio’’[5]. Sant’Ignazio di Loyola ci ha lasciato alcuni stratagemmi per individuare la provenienza benigna o maligna di alcune intenzioni.

Se dalla nostra azione od omissione deriva nel nostro cuore una sensazione di gioia e felicità duratura, allora quell’intenzione proveniva da Dio, se diversamente quell’azione od omissione ci dà rimorso, allora l’intenzione proveniva dal maligno.

Inoltre, la normale attrazione dal piacere non è da demonizzare (Dio stesso ha creato il piacere soprattutto legato al cibo, alla sessualità, alla conoscenza e all’amore), ma tutto sta nel non limitarsi a soddisfare i propri istinti.

Occorre quindi distinguere tra piacere e felicità. 

Il piacere ha sempre l’apparenza di un bene appetibile ai sensi, ma non sempre è bene. Non confondere piacere e felicità. Il piacere è soddisfazione dei propri bisogni […] prescindendo dalla relazione con l’altro. La felicità è la soddisfazione che viene da una relazione: è apertura, amore verso l’altro. Nessun piacere appaga l’uomo perché è fatto per amare. […] quando piacere e felicità coincideranno, allora sarà “bello’’: il bello piacerà e anche il piacere sarà bene, non apparenza’’[6].

Inoltre, abbiamo uno strumento utilissimo per comprendere se ci stiamo abbandonando solo al piacere. Il maligno ci seduce con il piacere che è più nell’immaginazione, che nella realizzazione e ci lascia più vuoti e affamati di prima. Dio ci parla con il rimorso “che è un dispiacere o disagio interiore, presagio della sciagura che ti stai procurando con le tue stesse mani e dalla quale vuol distoglierti’’[7].

Ti lascio augurandoti di riuscire a ritagliarti del tempo ogni giorno per rientrare in te stesso, per fermarti a ripensare alla tua vita e per osservare i delicati passi discreti di Dio nella tua quotidianità.

Francesca Amico


[1] PAPA FRANCESCO, Catechesi sul discernimento. Catechesi di Papa Francesco dal 31 agosto 2022 al 4 gennaio 2023, pag. 16.

[2] ivi, pag. 17.

[3] ivi, pag. 19.

[4] ivi, pag.20.

[5] ibidem.

[6] S. FAUSTI, Occasione o tentazione? Scuola pratica per discernere e decidere, Milano, Ancora Editrice, 1997, pag. 75.

[7] ivi, p. 74.

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