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Pentecoste: il dono dello Spirito Santo 

La Quaresima è un tempo santo di purificazione in preparazione alla Pasqua di Risurrezione di Gesù Cristo, ma anche di ciascuno di noi. La Quaresima è un’occasione in più per desiderare e camminare verso una conversione più profonda, per morire a sé stessi e risuscitare con Cristo a persona nuova.

È un periodo spesso di battaglie esteriori e interiori, a volte anche di sofferenza, che spesso esercita una strana attrazione.

Tuttavia, la vita cristiana prevede la santa croce (che Cristo ha abbracciato e amato durante la salita al Calvario), ma non decanta mortificazioni e dolore. La sofferenza è strumento di espiazione, di elevazione dell’anima, ma Dio non chiede a tutti la stessa prova. A ciascuno è assegnata la propria secondo le proprie forze. Dio non dà mai una prova che ciascuno non sappia o possa affrontare e, in più, Cristo stesso si fa carico di quel peso per alleggerire il giogo.

Quindi la Quaresima è un bellissimo periodo, ma ancora più bello è il periodo della Pasqua che dura cinquanta giorni a partire dalla Pasqua fino al giorno di Pentecoste, in cui celebriamo la discesa dello Spirito Santo sui discepoli e quindi anche su noi. 

Una preghiera che trasmette la gioia di questo periodo è il Regina Coeli che si prega alle ore 12.00 al posto dell’Angelus.

Vi riporto qui la preghiera per trasmettervi tutta la gioia che questa preghiera proclama:

Regina dei cieli, rallegrati,
alleluia.
– Cristo, che hai portato nel grembo,
alleluia,
è 
risorto, come aveva promesso, 
alleluia.
– Prega il Signore per noi,
alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria,
alleluia.
– Il Signore è veramente risorto, alleluia.

Preghiamo.
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine, concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore, Amen’’.

Per questo motivo oggi inizieremo un nuovo ciclo che si incentrerà sui doni e i frutti dello Spirito Santo, a partire da una basilare distinzione tra i primi e i secondi per poi analizzare più approfonditamente i doni dello Spirito Santo.

Sul punto i Domenicani offrono una chiara e netta distinzione tra i doni e i frutti dello Spirito Santo:

“ […] I doni dello Spirito Santo sono degli habitus soprannaturali come le virtù teologali e pertanto tengono lanima unita a Dio. […] La loro funzione è duplice. La prima consiste nel rendere pronta una persona che vive in grazia a captare le mozioni che vengono direttamente dallo Spirito Santo.
Sono pertanto come delle antenne soprannaturali che ci fanno agire in comunione diretta con il Cielo. […] La seconda consiste nel dare una modalità divina di agire alle virtù sia morali o cardinali che teologali.
San Tommaso in termini brevi e densi dice che le virtù perfezionano a compiere atti in modo umano, i doni invece in modo ultra umano”, e cioè divino (III Sent., dist. 34, 1, 1). Su questo motivo si fonda la loro superiorità sulle virtù.
E ancora: Poiché i doni sono dati per agire in modo sovraumano, è necessario che le operazioni dei doni siano governate da quel criterio diverso da quello umano, che è la stessa Divinità partecipata dalluomo secondo il suo modo, affinché questi agisca non più umanamente, ma come uno che è fatto Dio per partecipazione” (Ib., dist. 34, 1, 3). I doni pertanto abilitano luomo ad atti più nobili degli atti comandati dalle virtù” (Somma teologica, I-II, 68, 1)’’[1].

I frutti dello Spirito Santo sono invece “quelle particolari e varie esperienze di dolcezza che accompagnano ordinariamente una persona che vive in grazia e nella quale le virtù sono ormai mature.
San Tommaso dice che come il frutto sensibile è lultimo prodotto della pianta e viene consumato con una certa soavità” (Somma teologica, I-II, 70, 1) così analogamente qualunque azione virtuosa compiuta con gioia è un frutto” (Somma teologica, I-II, 70, 2) […] S. Ambrogio dice che si chiamano frutti perché riempiono lanima di una dolcezza pura e santa […] Se inizialmente comportano qualche difficoltà, analoga allacerbità di un frutto immaturo, alla fine però non ne comportano alcuna. Anzi, lesercizio virtuoso diventa connaturale e delizioso. Solo il peccato viene sentito come cosa innaturale e fastidiosa. San Paolo menziona i frutti dello Spirito Santo in Gal 5,22. Ne enumera nove: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, benevolenza, pazienza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé».
Secondo la traduzione della Volgata Clementina sarebbero 12 perché alla pazienza viene aggiunta la longanimità, alla mitezza la modestia, al dominio di sé la castità’’[2].

Anche san Francesco di Sales si sofferma sui frutti dello Spirito Santo affermando che: “La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è dato (Rm 5,5).
Senza dubbio, la carità è lunico frutto dello Spirito Santo, ma siccome questo frutto possiede uninfinità di qualità eccellenti, lApostolo, che ne vuole presentare qualcuna come campione, parla di questunico frutto come se fossero molti, a motivo della moltitudine delle proprietà che racchiude nella sua unità, e viceversa parla di tutti questi frutti come di uno solo, a motivo dellunità nella quale si racchiude tale varietà.
Così, chi dicesse: il frutto della vigna è luva, il mosto, il vino, lacquavite, il liquore che rallegra il cuore delluomo (Sal 104,15), la bevanda che fa bene allo stomaco, con ciò non vorrebbe dire che questi siano frutti di diversa specie, ma soltanto che, pur essendo un sol frutto, tuttavia possiede diverse proprietà, a seconda delluso che se ne fa’’[3].

E prova del fatto che godiamo della soavità dello Spirito Santo è l’atteggiamento che serbiamo nei confronti degli altri che san Francesco di Sales descrive in questo modo “Questa bontà non è mutevole, ma costante e perseverante, in quanto ci dà un grande coraggio per mezzo del quale diventiamo dolci, affabili e condiscendenti verso tutti, sopportandone gli umori e le imperfezioni e conservando verso tutti una assoluta fedeltà, manifestando una semplicità accompagnata da fiducia, sia nelle nostre parole che nelle nostre azioni, vivendo con modestia e umiltà, troncando ogni superfluità e ogni disordine nel bere, nel mangiare, nel vestire, nel dormire, nei giochi, nei passatempi e in altre simili cose piacevoli, per mezzo di una santa continenza, e soprattutto controllando le inclinazioni e le ribellioni della carne con una rigorosa castità […]’’[4].

Vi auguro di fare esperienza dei doni dello Spirito Santo durante questi giorni in preparazione alla Pentecose (ancor di più nel giorno di Pentecoste), di sperimentare i Suoi frutti e che i vostri cuori siano incendiati dal Suo amore eterno!

Francesca Amico


[1] E’ possibile consultare l’articolo alla seguente pagina web: https://www.amicidomenicani.it/vorrei-chiederle-qual-e-la-differenza-tra-dono-e-frutto-dello-spirito-santo-non-riesco-a-percepirla/.

[2] ivi.

[3] ivi.

[4] ivi.

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