Gesù: personaggio o persona?

Abbiamo da poco vissuto la festa di Pasqua, che per i cristiani rappresenta il momento centrale di tutto l’anno, sebbene il periodo natalizio sia forse più sentito anche per via di quanto di consumistico si è ormai collegato a questa ricorrenza.

Pasqua e Natale, in ogni caso, traggono la loro origine da due episodi legati alla vita di Gesù, potremmo dire i due episodi più importanti della sua esistenza terrena, che sono ovviamente la sua nascita e la sua morte e resurrezione.

Questa conoscenza di base è comune a tutti, cristiani e non, praticanti o meno… Quello che però cambia è il modo di vivere questi avvenimenti: sono avvenimenti che riguardano qualcosa del passato, e quindi celebrati come un mero ricordo (come una ricorrenza) oppure sono eventi che riguardano Gesù e che, quindi, riguardano anche me, oggi?

Il “La” a questa riflessione me lo ha dato una catechesi del Cardinal Cantalamessa, che in Quaresima ha svolto gli esercizi spirituali per il Papa e la diocesi di Roma.

Facendo zapping in TV mi sono imbattuto in questa catechesi, e devo dire che sono rimasto su quel canale per la grande capacità dialettica del Cardinale, che già da semplice frate svolgeva lo stesso compito, regalando sempre spunti di grande interesse.

Dopo aver commentato un passaggio della lettera di San Paolo ai Romani, Cantalamessa giunge ad un punto centrale: quello in cui San Paolo invita i cristiani a parlare di Gesù in ogni momento, nel momento opportuno ma anche nei momenti “inopportuni”. Questo, dice il cardinale, si può fare solo se si ha avuto un incontro personale con Gesù, solo se lo si riconosce come persona che fa parte della propria vita, e non come mero personaggio storico.

Ecco che ci ricolleghiamo all’incipit di questa riflessione: Gesù, per me, è un personaggio storico, che apprezzo ma che ammiro da lontano, o è una persona, che non mi può lasciare indifferente perché presente e viva nella mia vita?

Se Gesù è un personaggio, al pari di Giulio Cesare o di Napoleone, potrò celebrarne il ricordo, potrò rimanere affascinato dai racconti su di lui… tutto bello, tutto giusto… ma poi la vita è un’altra cosa, e Giulio Cesare, Napoleone o chi per essi non hanno la minima influenza su di me.

Se Gesù è un personaggio, posso partecipare alle liturgie che parlano di lui per sentire dei bei racconti, vivere bei momenti (prendere le candele benedette, i rami di palma, ricevere un po’ di cenere sulla testa), ma una volta uscito dalla chiesa, beh, il mondo “serio” mi aspetta, e il rametto di ulivo o la candela bianca rimangono degli oggetti ornamentali o poco più. Quello che ho vissuto, cioè, non è in grado di permeare nei miei interessi, nei miei affari, nei miei problemi, nelle mie gioie, nelle mie relazioni: rimane confinato lì, un’oretta a settimana o un’oretta ogni tanto.

Nella mia adolescenza è stato così: andavo a Messa la domenica, partecipavo a momenti di formazione o altro, ma una volta uscito avevo la sensazione che tutte le belle cose sentite e viste fossero, in fin dei conti, ben poco collegate alla mia realtà: la scuola, le ragazze, il calcio (una malattia, lo so), gli amici… tutto era “maledettamente” importante e mi sembrava completamente slegato dal racconto di un uomo che moltiplica il pane e i pesci o che cura un cieco.

Non ero incredulo, no, però tutte quelle belle storie, che riscaldavano il mio cuore quando le sentivo, sfiorivano quando riappariva la quotidianità: davanti ad una sofferenza, ad una difficoltà, non mi sembrava che la Pasqua o la Pentecoste, per fare degli esempi, potessero fare la differenza, potessero cambiarmi la vita. Era come una “doppia vita”: quella più spensierata, con i racconti di Gesù, e quella “seria”, con i problemi tipici di un adolescente. Non c’era un collegamento, se non quando, prima di un compito in classe o un’interrogazione, pregavi che tutto andasse bene… Questo modo di vivere, devo ammetterlo guardando indietro, fa perdere molto, moltissimo. La vita con un Gesù personaggio e non persona è una vita “normale”, ma è anche molto, molto povera. Quando ho cominciato a pensare che forse tutte le cose che sentivo su di Lui, tutti quei momenti di preghiera o i libri letti potessero essere realmente importanti per me, e per la mia vita, ho cominciato ad avere un rapporto nuovo con Lui, diverso, cominciando lentamente ad aprirmi come si farebbe con un amico, e cominciando a frequentarlo molto di più. 

Passare dalla concezione di “Gesù personaggio”, che con me ha poco a che fare, a “Gesù persona”, che è rilevante per me perché lo percepisco vivo ed operante nella mia vita, è quanto di meglio ci possa accadere nella vita, e non solo in quella spirituale, perché cambia completamente il nostro modo di vivere.

Già, ma come si fa a passare dal personaggio alla persona? Il cardinale Cantalamessa dice a riguardo: Io dico che è come incontrare una persona dal vivo, dopo averlo conosciuto per anni solo in fotografia. Si possono conoscere libri su Gesù, dottrine, eresie su Gesù, concetti su Gesù, ma non conoscere lui vivente e presente[…] Aiuta a capire la differenza quello che succede nell’ambito umano, quando si passa dal conoscere una persona all’innamorarsi di essa. Uno può conoscere tutto di una donna o di un uomo: come si chiama, quanti anni ha, che studi ha fatto, a quale famiglia appartiene …Poi un giorno scocca una scintilla e si innamora di quella donna o di quell’uomo. Cambia tutto. Si vuole stare con quella persona, piacerle, averla per sé, paura di dispiacerle e di non essere degni di essa[1].”

Come fare, dunque? Come si farebbe con qualunque persona: tramite una relazione vera, profonda e duratura. Investire tempo in questo rapporto, cercando di passare del tempo con questo Gesù, mettendo il cuore nei momenti che forse già viviamo ma che forse sono un po’ aridi o che da tempo non mi dicono più nulla. Gesù si può percepire in molti modi: attraverso il creato, attraverso la bellezza della natura che ci parla di Lui. E ci sono anche dei modi più specifici, che Lui ha scelto come luoghi privilegiati della Sua Presenza: la partecipazione alla Messa, la visita al Santissimo Sacramento, la lettura del Vangelo. Nell’Eucarestia e nella Parola di Dio Lui c’è, Lui è lì, Lui agisce. Visitando il Tabernacolo noi possiamo parlare con lui, come faremmo con un amico, con quella libertà, possiamo anche stare banalmente in silenzio, se proprio non sappiamo cosa dire o fare. Qualcuno una volta disse che stare in presenza di Gesù è un po’ come mettersi al mare per prendere il sole: tu non devi fare nulla, ti metti al sole, e dopo qualche ora ne esci abbronzato, “trasformato”: il sole ha agito su di te senza che tu te ne rendessi neanche conto. Così fa Gesù con noi: se qualcuno passa del tempo con Lui, desiderando che questo rapporto cresca, dopo non molto vedrà che tante cose di prima vengono meno, e tante altre sono trasformate: il modo di pensare, di parlare, di vedere la realtà… Tutto è trasformato in meglio da chi, come un Vero Amico, vuole solo il meglio per noi. 

Se Gesù diventa una persona che io frequento, ecco che cambierà il modo di vivere la mia giornata, il mio lavoro, cambierà il rapporto con la mia famiglia e con i miei amici: se io ho imparato a volergli bene e a sapere ciò che gli piace e ciò che non gli piace, agirò di conseguenza, cercando di fare sempre il meglio, per me e per il prossimo. 

Se Gesù diventa una persona a cui voglio bene, ecco che le sue feste, le celebrazioni che ogni anno viviamo e che non sono solo una rievocazione di un personaggio storico, diventano importanti anche per me, perché mi danno l’occasione di riflettere su quell’evento e, in quanto amico di Gesù, di parteciparvi: anche io, a Pasqua, posso gioire della resurrezione di questo mio amico e chiedergli di aiutarmi proprio lì dove faccio più fatica; a Pentecoste, essendo suo amico, posso chiedere il dono dello Spirito Santo, dato che Gesù lo ha donato ai suoi primi amici, gli apostoli.

Vivere una sofferenza o un momento difficile con chi ha promesso:” Io sarò con voi tutti i giorni” è molto diverso che vivere da soli questo momento, pensando che un dio lontano e disinteressato non abbia nulla di buono per me.

Condividere con Lui tutti i momenti della vita, anche i successi e le vittorie, renderà quei momenti ancora più belli, più pieni.

Se, quindi, non abbiamo ancora la sensazione che Gesù sia una persona realmente importante nella mia vita, ma che sia solo un conoscente, o un grande personaggio storico e nulla di più, proviamo a fare questa prova: proviamo ad investire nel rapporto con Lui, proviamo a vivere con intensità i momenti di preghiera che viviamo, dicendogli anche, in maniera ardita: “Io sono qui e voglio provare a conoscerti di più: se anche Tu ci sei, fammelo sperimentare in qualche modo”; proviamo a riflettere, anche per pochi minuti al giorno, su un brano del Vangelo; cerchiamo delle catechesi o dei libri che ci parlino di Lui, in maniera luminosa.

Diamoci da fare per questo rapporto: non saremo delusi.

Francesco Simone


[1]Il Vangelo di Dio è potenza per chiunque crede. Seconda predica, Quaresima 2023. https://www.cantalamessa.org/?p=4066.

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