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Tu sei l’anima, la mia metà

Praticamente ci siamo: tra un paio di giorni inizierà la Quaresima, un tempo durante il quale saremo chiamati a “fare deserto” ovvero a tornare un po’ in noi stessi, facendo silenzio per metterci in ascolto della voce di Dio. E l’immagine che solitamente ci accompagna è quello del popolo d’Israele che, uscito dalla schiavitù d’Egitto, impiegò per raggiungere la Terra promessa quasi 40 anni, sebbene il tragitto sarebbe stato percorribile in qualche mese. È un’occasione per noi speciale ed unica: si perché, nonostante la Quaresima arrivi ogni anno, ogni volta però noi possiamo percorrere una strada diversa che ci porti alla Pasqua con Gesù.

Di solito in Quaresima si fanno i famosi “fioretti” ovvero piccole rinunce che non hanno l’obiettivo di limitare la nostra felicità o, soprattutto, di renderci più sadici. In realtà, dovrebbero aiutarci a lasciare momentaneamente cose che ci assorbono durante le nostre giornate frenetiche per riservare dello spazio al rapporto con Dio. Viviamo un fioretto con lo spirito giusto (ad esempio c’è chi decide di non fumare più le sigarette, chi invece cerca di fare più attività fisica, chi semplicemente mangia con moderazione facendo anche digiuno) quando riempiamo quello spazio vuoto con la preghiera. Solitamente è difficile perché non siamo abituati a fare silenzio dentro di noi e, se veniamo da un momento un po’ burrascoso e caotico, ecco che ci fa quasi paura metterci in ascolto e far emergere quelle voci interiori che vengono dalla nostra anima. Oggi, allora, vorrei analizzare con te una splendida canzone scritta a quattro mani da Marracash e Madame, L’Anima, contenuta proprio nel disco “Persona” a cui ho accennato la scorsa settimana. In questo brano, Marracash immagina di dialogare con la sua anima personificata da Madame raccontandole tutte le difficoltà incontrate nel darle ascolto. La canzone parte con una frase bellissima, che Marracash immagina che abbia ricevuto dall’anima stessa: “Dimmi, quanto vuoi fare ancora i capricci / scambi i miei consigli con giudizi / ora da quant’è che stiamo zitti / come sei emotiva, mamma mia / testa giù, è una follia / mi vedessero in tua compagnia / penserebbero che sono debole”. Fare silenzio è difficile, ascoltare il nostro cuore lo è di più: quante volte, in passato, mi è capitato di voler fare delle cose per il gusto di provare un brivido e, nonostante sentissi che dal profondo del mio cuore arrivavano campanelli d’allarme che cercavano di farmi desistere, io andavo comunque per la mia strada, facendo attenzione a non prestare molto ascolto. Ti condivido che, puntualmente, mi sono fatto malissimo. In realtà, c’è un momento che non dimenticherò mai più, nel quale ho sperimentato tutta la desolazione possibile, essendomi allontanato talmente da Dio e dal vero Emanuele da far fatica pure a vedermi allo specchio. Ricordo ancora quando mi svegliai quella domenica mattina con in testa un senso di vuoto e una voce che mi diceva: “Cosa hai fatto? Tu non sei Emanuele”. Come Marracash che la definisce “emotiva”, anch’io ebbi un dialogo serrato con la mia anima prendendola in giro e minimizzando il problema, anzi cercai di dimostrare quanto mi fossi divertito a motivo della mia scelta. Eppure quella voce continuava a rimbombare nel mio cuore vuoto, con un’eco assordante. Finché Dio mi diede la forza di ammettere che avessi sbagliato e provando subito a rimediare.

Marracash, nella seconda strofa, infatti dice: “Faccio certe cose e tu sparisci / poi ritorni a me come per magia / non andare più via / ho sognato che ti avevo uccisa / sai che ti amo ho messo delle regole”. Quando ti accorgi di aver mentito ad un altro, puoi anche convivere con il rimorso. Quando menti a te stesso o, peggio, a Dio, non c’è forza di volontà che regga: crolli e non desideri altro che tornare da Lui. Marracash ammette il pentimento, dichiarando il suo amore all’anima e promettendo di aver messo delle regole per vivere meglio. Ma non è sempre così facile. Madame, nei panni dell’anima, dice: “Che cosa vuoi da me? / Mi sono truccata male / È questo che non sopporti / Mi chiedi di prepararmi e dopo non mi porti / Sono la donna più bella che avrai / Ma mi nascondi / A volte sono tutto / Spesso sono niente / Mi cerchi come Dio quando sei cenere / Ma non potrai dimenticare che sei l’anima / Sei la mia metà”. Siamo pronti ad uscire mettendoci un bel vestito, truccandoci e pieni di speranza ma quante volte, in realtà, usciamo in pace con noi stessi e in compagnia di Dio, anche nelle cose più banali come una pizza con gli amici? Questo recrimina l’anima a Marracash: le promette di portarla con lui e poi decide di lasciarla a casa, perché forse è troppo ingombrante la sua presenza e sarebbe più facile stare bene senza lei che gli dà consigli. 

Ma la frase emblematica è “Mi cerchi come Dio quando sei cenere”: la Quaresima si apre con il Mercoledì delle Ceneri, un momento speciale nel quale, facendo tesoro della nostra fragilità e dell’assoluta necessità di Dio nella nostra vita, iniziamo un cammino che ci porti a scoprire o a riscoprire quanto sia luminosa la vita cristiana. E proprio come Marracash che cerca l’anima quando sta a terra come se cercasse Dio nella fatica e dell’aridità della cenere, così anche noi possiamo vivere la cenere non con uno spirito fatalistico del tipo “Polvere sei e polvere ritornerai” o, peggio, “Ricordati che devi morire” di troisiana memoria! Come la cenere, umile e apparente povera, lasciamo da parte tutto, abbassiamo il volume assordante del mondo e mettiamoci in ascolto della parola che Dio ha per ciascuno di noi e che sentiamo viva quando fa vibrare le corde più profonde della nostra anima.

I morti non hanno più né anima né corpo, poi ci sono i morti viventi che vanno avanti nella vita senza senso. Infine ci sono i viventi ovvero coloro che hanno una luce particolare, che può essere d’aiuto lungo il cammino sia per coloro che ne sono sprovvisti sia per coloro che ce l’hanno affinchè non si sentano soli. Dio Padre solo questo ti chiede: “Figlio mio, torna a me. Non dare ascolto al mondo, non desiderare di tornare nell’Egitto che ti ha reso schiavo fino ad oggi. Fidati di me e inizia a camminare. Se non conosci la strada, fermati e ascolta il tuo cuore perché è lì che t’indicherò la via”. Amico mio che stai leggendo, amica mai che stai ascoltando: chiediamo insieme il dono a Dio di poterci mettere in cammino con uno spirito diverso, di vivere questa Quaresima come se fosse la prima, di aiutarci a fare silenzio attraverso piccole rinunce importanti per lasciare spazio a Lui. Il viaggio è bello quando non conosci l’itinerario ma si lasci trasformare dai paesaggi che incontri!

Emanuele Di Nardo

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