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Tutti hanno paura di qualcosa

Una parte importante della mia giornata la trascorro in compagnia della musica: quando posso, specialmente nei momenti di pausa o fuori dal lavoro, amo fermarmi ad ascoltare dischi ai quali sono particolarmente legato perché in una canzone spesso trovo luci o occasioni di riflessione su ciò che sto vivendo. Sin dall’adolescenza ho avuto una passione per la cultura hip hop, per i valori che si celano dietro questo genere musicale e per alcuni messaggi che trasmette. Da qualche mese è uscito il disco di un cantante al quale sono legato, Ernia (all’anagrafe Matteo Professione), intitolato “Io non ho paura”.

Il titolo dell’album è abbastanza eloquente e, in tutte le tracce, il cantautore milanese si sofferma ad analizzare alcune paure o difficoltà che ha vissuto, sublimandole attraverso la musica per lasciare un segno nel cuore di chi l’ascolta. La traccia che apre il cd, “Tutti hanno paura”[1], in collaborazione con Marco Mengoni, è ricca di spunti di meditazione. Nel ritornello, proprio Mengoni canta: “ Ora mai / tutti hanno paura, sai / di quello che sarà / certezze io non ho”.  Ci vuole coraggio ad ammettere di avere paura, a dichiarare di non sentirsi invincibili ed invulnerabili. Forse la società, nella quale viviamo, premia quelli sicuri, quelli che non hanno dubbi, quelli che prendono una strada e vanno avanti senza vacillare. Ma la vita reale non è sempre così. Proprio Ernia, nella seconda strofa, dice: “Prove di coraggio tolgono all’amore i forse / più che il salto nel vuoto è prendere la rincorsa / io non ho paura, è un modo per farsi forza”. Dire “io non ho paura” è una cosa buona, perché non possiamo vivere soffocati dalle ansie, ma è anche sbagliato affrontare la vita senza quella sana dose di paura perché vorrebbe dire che viviamo solo di pancia, mossi solo dall’emozione del momento ed il nostro istinto di sopravvivenza rischia di soccombere sotto alcune certezze effimere che c’imponiamo per non ammettere le nostre fragilità. 

In chiusura del brano, poi si dice: “È forte perché forte è la vita, è spaventosa / ognuno se non le ha, lotta con le armi che trova / sono solo un middle child che non riposa / che non sa che scelte fare perché tutti hanno paura di qualcosa”. Quante volte ti è capitato di dover prendere una scelta importante nella tua vita e rimanere bloccato nella paura di prendere la strada sbagliata? Quante volte, ad esempio, provavi attrazione per un ragazzo o una ragazza eppure, nonostante il sentimento, la proiezione delle tue paure interiori ti hanno convinto a non provarci assolutamente, perché tanto già sapevi che avresti avuto un rifiuto? Molte volte ciò che ci fa davvero paura non è il buio o il “male”. Ciò che ci spaventa più di tutto è la luce, quella luce che potrebbe esplodere nella nostra vita e che potrebbe illuminare noi e quanti ci stanno accanto. Non temiamo di toccare il fondo, bensì di raggiungere vette impensabili. Cadere a terra fa male ma salire ad alta quota crea vertigini. Se devi decidere quale università prendere, non sarai tanto preoccupato per la difficoltà degli esami quanto del fatto che quella passione che hai potrebbe portarti lontano, facendoti prendere una strada che non rientrava nei tuoi piani iniziali. Tutti abbiamo paura di qualcosa, fin quando guardiamo solo a noi stessi, tra pregi e limiti. Però tutto cambia se volgiamo il nostro sguardo verso un’altra parte, verso Qualcuno di speciale.

Le letture della messa di sabato scorso sono illuminanti in questo senso. Nella Lettera agli Ebrei, si accennava alla figura di Abramo: “Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare”.

Nel Vangelo (Mc 4, 35-41), poi, Gesù coglie l’occasione per lasciare un grande insegnamento ai suo discepoli, proprio sul tema della paura e della fede: “E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Anche gli apostoli ebbero paura, sebbene Gesù fosse lì con loro. La paura fa parte della nostra natura. Ma possiamo lasciarci dominare da essa e, in sostanza, non fare mai nulla nella vita, sperando che il tempo si fermi e non arrivi mai il momento di muoverci; oppure, seppur agitati nel cuore, offrire le nostre preoccupazioni e fidarci di Dio, come fecero Abramo e Sara, ormai anziani e provati per non aver potuto generare un figlio. Allora oggi t’invito a dare un nome a quella paura (o paure) che senti nel cuore: può essere collegata ad una relazione, ad una scelta di vita, ad un lavoro, ad un’amicizia. Solo tu lo sai davvero. Prendi questa paura e portala da Gesù, offrendola e chiedendogli, come fecero i discepoli, d’intervenire e di bloccare quella tempesta che divampa in te, togliendoti l’angoscia. Tutti hanno paura di qualcosa ma non tutti hanno il coraggio di affrontarla. Da soli è difficile, con Cristo niente ci farà davvero più paura come prima!

Emanuele Di Nardo


[1] https://youtu.be/wPei7UwwpJI

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