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La migliore versione di noi 

Ogni giorno è un’occasione in più per scoprire un nuovo lato di noi stessi, per lavorare affinché emerga la migliore versione di noi, per portare frutto in quel preciso arco temporale di eternità e in quel preciso angolo di mondo in cui stiamo vivendo. Siamo chiamati a vivere ogni singolo istante della nostra vita in pienezza, con la fiducia totale che tutto ciò che stiamo vivendo ha senso, ha significato anche se ora non lo comprendiamo. 

Non capiamo, ma possiamo scegliere di fidarci di Qualcuno che ci dice “Non ti preoccupare, non sei sola, non sei solo. Io sono con te fino alla fine dei tuoi giorni. Vieni da me che ti darò ristoro. Accogli su di te il mio giogo perché sembra pesante, ma in realtà è dolce. È dolce perché io traino con te il peso della tua vita, ma il peso graverà maggiormente su di me perché scelgo di donarti tutta la mia vita per la tua salvezza’’. Così come è necessario frequentare una persona per conoscerla di più, per poterci fidare di lei, lo stesso vale con Dio. Solo trascorrendo del tempo di qualità con Lui potremo conoscerlo di più e crescere nella fiducia in Lui. 

L’incontro con Dio si ha nella preghiera, nel mettersi in presenza di Dio e nel fare silenzio dentro e fuori di sé, ascoltando la sua parola e condividendo con Lui la nostra quotidianità, i nostri stati d’animo, le nostre emozioni, le nostre esigenze. Ciò che è importante è ricordarci che Dio non è un estraneo che ci ascolta, ma è Padre che con tenerezza e amore si prende cura di noi. Pregare il Padre Nostro non è solo una filastrocca da ripetere a memoria, ma un’esperienza da vivere. 

Stai pregando “non quando ti metti a convincere Dio dei tuoi progetti, ma quando fai spazio innanzitutto ai suoi, a quelli che misteriosamente riempiono la realtà della tua vita e che molte volte ti spaventano perché non li capisci fino in fondo, o ti conducono per strade che non avresti mai immaginato’’[1]In questo modo fai un salto nel vuoto in piena fiducia a Dio. Ti fidi che la sua Volontà è il tuo bene maggiore, ti ricordi che la tua vita ha senso se vissuta in un’ottica molto più estesa rispetto al semplice occuparti delle contingenze di questo mondo. Ti ricordi che il senso della tua vita è fare tutto perché rifletta la gloria di Dio, è ripulire quotidianamente tutte le facce del diamante che sei per sprigionare totalmente la luce di Dio.

Stai pregando “quando chiedi ciò che serve al tuo quotidiano e non ciò che serve in astratto, in senso generale e che non tocca realmente la tua vita’’[2], fidandoti che Dio qui e ora ti garantirà ciò di cui hai realmente bisogno, fidandoti che se Dio “veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?’’[3]. A te non spetta che chiedere a Dio e Lui ti otterrà ciò di cui necessiti, se ciò risponde a una vera esigenza. Dio conosce bene i nostri cuori e i nostri desideri, il chiederlo a Lui ci permette di comprendere quali sono i reali desideri e quali no: ci stancheremo di chiedere solo ciò che non è un vero desiderio del nostro cuore; ciò che è vero lo chiederemo fino a ottenerlo.

Stai pregando se “senti che hai bisogno di essere perdonato e proprio per questo senti lesigenza di imparare a perdonare tuo fratello, tua sorella che ti vive accanto’’[4]. Chiedere perdono a Dio per le nostre mancanze non è rinunciare alla sovranità sulla nostra coscienza in favore di un’entità superiore, ma è fidarci di Qualcuno che conosce meglio di noi la nostra interiorità, la nostra intimità, i nostri cuori e sa veramente ciò che è bene o male per noi. Confessare i propri peccati non è tanto chiedere scusa a Dio (che ci ha già perdonati ancor prima di commettere il peccato), ma è un chiedere scusa a noi stessi, alla nostra intimità più profonda in cui c’è Dio. Il peccato nuoce a noi, non a Dio direttamente. Lui è ferito perché sperimenta su di sé il dolore del peccato che sperimentiamo (seppur inconsciamente) su noi stessi. Confessare i propri peccati non è aprire i nostri cuori a un estraneo, ma è aprire il nostro cuore a Cristo di cui il sacerdote fa le veci. Certo a volte il suo lato umano predomina su quello spirituale, ma in confessione noi stiamo parlando a Cristo, l’amore della nostra anima. Non abbiate paura di vuotare il sacco di tutte le parole, azioni e omissioni che possono aver ferito noi o i fratelli: è più conveniente per noi l’umiliazione qui in terra che nell’al di là in cui le conseguenze sono molto più drammatiche. E per vincere la paura di sentirsi giudicati, possiamo invocare lo Spirito Santo prima di entrare in confessionale, chiedere a Dio di illuminare la nostra mente e quella del sacerdote perché non sia un dialogo tra noi e un sacerdote qualunque, ma un dialogo tra noi e Cristo in persona.

Quando avrai sperimentato la gioia piena del sentirti amato e perdonato, di essere scelto nonostante le tue mancanze e che la tua fedina penale spirituale è una tabula rasa, desidererai che anche i tuoi fratelli e le tue sorelle sperimentino la grandezza e la meraviglia del perdono ricevuto da Dio. Tu potrai essere dispensatore del perdono di Dio per gli altri.

Stai pregando “quando chiedi di essere aiutato ad affrontare il male e non quando pensi che devi sempre fare tutto da solo’’.  Il male è da intendersi come ciò che è sbagliato e lesivo della nostra natura. Anche la tendenza del nostro tempo di affannarci a fare, senza riuscire a ritagliarci del tempo per vivere, può essere considerato un male. È bene che l’uomo sia operativo, che investa i suoi talenti, che porti frutto in abbondanza, ma è bene ricordarsi che tutto acquista significato se è compiuto per la maggior gloria di Dio e non per adempiere a un dovere fine a sé stesso. Soprattutto, diventa entusiasmante vivere e compiere il dovere quotidiano se ci lasciamo aiutare da Dio, se viviamo con “una retta percezione del dovere come conseguenza di un amore ardente’’[5].

Il 22 ottobre ricorre la memoria di San Giovanni Paolo II, un grande santo dei nostri tempi di cui mi ha colpito la scelta di vivere un giorno al mese come se fosse l’ultimo. Un giorno in cui dare spazio a tutto quello che tendiamo a tralasciare e procrastinare, ad esempio chiudere una questione aperta da anni ormai, chiamare o scrivere un messaggio a qualcuno a cui si pensa da tempo, realizzare un desiderio, un sogno che sembra troppo grande…

È qui e ora il tempo di farlo!

Fallo oggi o nel giorno che sceglierai di vivere come se fosse l’ultimo. Ritagliati dieci minuti al giorno (o anche meno o più, scegli liberamente) per metterti in presenza di Dio con un segno della croce, invoca lo Spirito Santo e fai silenzio dentro e fuori di te. Leggi il vangelo del giorno e ascolta le parole che risuonano in te. Ringrazia Dio per il tempo trascorso insieme, pregando ad esempio il Padre Nostro, non come una filastrocca, ma vivendolo come esperienza, soffermandoti sulle parole che dirai.

Infine, con il cuore infuocato corri a infiammare il mondo dell’amore di Dio!

Francesca Amico


[1] L.M.Epicoco, Il Padre Nostro è preghiera di cui fare esperienzaAleteia, 5.10.2022.

[2] ibidem.

[3] Mt 6, 30

[4] L.M.Epicoco, Il Padre Nostro è preghiera di cui fare esperienzaAleteia, 5.10.2022.

[5] J.H. Newman.

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