Lo sguardo di una madre tenera
Una delle tante cose ancora incomprese della mia vita è il dolore. Salvo la funzione finalizzata alla ricerca di una diagnosi e di una terapia perde il suo significato nella logica umana. Eppure Cristo ha scelto di salvarci non solo soffrendo per me, per te, ma è morto in croce, ha pagato il prezzo del mio e del tuo riscatto con la sua vita. E non solo! Poco prima di morire, a dimostrazione del suo amore totale e gratuito per ciascuno di noi, ci ha donato l’unica “cosa’’ che di più prezioso gli era rimasta: la mamma.
E lei non si è tirata indietro: non solo è rimasta sotto la croce nonostante il cuore fatto a brandelli dal dolore, ma ha accolto te, me, ciascuno di noi come suo figlio, sua figlia.
In questa mia continua ricerca del senso del dolore non poteva passare inosservato che mercoledì 14 settembre si è celebrata l’Esaltazione della Santa Croce in memoria della data in cui l’imperatrice sant’Elena, madre di Costantino, ritrovò nel 320 quello che Louis de Wohl, e non solo, chiama L’albero della vita[1]. Infatti, ciò che i cristiani celebrano non è la sofferenza, il dolore, la morte, ma celebrano Colui che ha scelto di sottoporsi a tutto questo pur di salvare i suoi fratelli e sorelle, nonostante molti abbiano rifiutato il suo sacrificio e il suo amore e continuino a rifiutarli.
La croce, con la morte e Risurrezione di Cristo, non è più un letto funerario, ma è stata convertita in legno di salvezza e di vita nuova.
Ciò che i cristiani celebrano è il modo di affrontare la croce, la sofferenza (qualsiasi essa sia) con totale fiducia e abbandono a Dio.
Se il 14 settembre celebriamo la Croce, il 15 settembre celebriamo la Madonna Addolorata, colei che è stata definita da Pio X, Pio XI e san Giovanni Paolo II e altri santi quale Corredentrice dell’intera umanità. La festività si ricollega alla presenza di Maria per tutto il tempo della Passione di Cristo. Nei Vangeli, infatti, vi sono sette episodi in cui la Mamma Celeste era presente:
- la profezia di Simeone in occasione della Presentazione di Gesù al Tempio quando l’anziano predisse a Maria che una spada le avrebbe trafitto l’anima;
- la fuga in Egitto della Sacra Famiglia;
- il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme in cui Maria disse a Gesù “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”;
- l’incontro di Maria con Gesù che porta la croce sulla via del Calvario;
- la Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio;
- Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce;
- Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.
Uno dei momenti che mi ha sempre particolarmente commosso è l’incontro tra Maria e Gesù mentre questi saliva al Calvario.
Non posso neanche lontanamente immaginare il dolore atroce che Maria provò in quei momenti (tanto che sant’Ildefonso (607-667) chiariva che le sofferenze di Maria furono maggiori di quelle di tutti i martiri insieme considerati), ma pensare a Maria che guardava negli occhi suo figlio, insanguinato, sofferente sotto il peso della croce, umiliato, offeso, deriso mentre con amore adempiva alla volontà del Padre per la mia salvezza…mi trafigge il cuore.
Questo stesso sguardo è quello che un frate dell’Oasi della Pace di Medjugorje ha percepito su di sé quando per l’ennesima volta stava rischiando di morire di overdose nei bagni della stazione di Torino. Lo sguardo così sofferente, pieno d’amore della madre gli ha ricordato lo stesso sguardo con cui Maria scrutava da vicino suo Figlio che andava a morire. Quello sguardo gli ha sciolto il cuore, gli ha fatto sperimentare tutto l’amore gratuito, insistente, instancabile di una madre che desidera la vita per il proprio figlio e che non smetterà di combattere finché il figlio non sarà salvo.
Ed è lo stesso amore che la Mamma celeste ha per te, per me, per ciascuno di noi. Nel messaggio della Madonna di Medjugorje del 2 gennaio 2020 la Mamma ci ha detto:
“Cari figli,
so di essere presente nelle vostre vite e nei vostri cuori. Sento il vostro amore, odo le vostre preghiere e le rivolgo a mio Figlio. Però, figli miei, io voglio essere, mediante un amore materno, nella vita di tutti i miei figli. Voglio radunare attorno a me tutti i miei figli, sotto il mio manto materno. Perciò invito voi e vi chiamo apostoli del mio amore, perché mi aiutiate. Figli miei, mio Figlio ha pronunciato le parole: “Padre nostro”, Padre nostro che sei ovunque e nei nostri cuori, perché vuole insegnarvi a pregare con le parole e i sentimenti. Vuole che siate sempre migliori, che viviate l’amore misericordioso che è preghiera e sacrificio illimitato per gli altri.
Figli miei, date a mio Figlio l’amore per il prossimo; date al vostro prossimo parole di consolazione, di compassione e atti di giustizia. Tutto ciò che donate agli altri, apostoli del mio amore, mio Figlio lo accoglie come un dono. E io sono con voi perché mio Figlio vuole che il mio amore, come un raggio di luce, rianimi le vostre anime, che vi aiuti nella ricerca della pace e della felicità eterna. Perciò, figli miei, amatevi gli uni gli altri, siate uniti mediante mio Figlio, siate figli di Dio che tutti insieme con cuore colmo, aperto e puro, dicono il Padre nostro e non abbiate paura!
Vi ringrazio’’.
Abbiamo una Mamma che con la sua tenerezza si fa presente e intercede presso Dio per la nostra salvezza quotidiana, perché possiamo vivere il Paradiso già qui in terra.
Affidiamoci a lei oggi e sempre, cerchiamo il suo sguardo, lasciamoci cullare dalle sua braccia materne, lasciamoci inondare del suo amore così immenso e gratuito e rendiamoci suoi collaboratori per far conoscere il suo amore a tutti i fratelli e le sorelle che non ancora ne hanno fatto esperienza.
Preghiamo oggi un rosario o anche una semplice Ave Maria con il cuore, per ringraziarla per il suo amore per ciascuno di noi.
Francesca Amico
[1] L. DE WOHL, L’albero della vita, Milano, Rizzoli, 2010.
No responses yet