L’affidamento ovvero l’andamento della fede
La settimana scorsa è accaduto un episodio mi ha colpito particolarmente. Mercoledì sera mi sono fermato a parlare con un ragazzo che frequenta con me un corso d’inglese. Ci conosciamo da qualche settimana ma non avevamo mai avuto l’occasione di conversare un po’ oltre l’orario di lezione. E, come tutte le cose più belle, questa è stata totalmente inaspettata. Si parlava dei progetti futuri e, ad un certo punto, mi chiede chiaramente se io credessi in qualche dio. Da lì è partita una bellissima discussione, una di quelle che mi entusiasma quando si cerca di mettere in dialogo la fede e la ragione. Lui mi diceva che in passato avesse avuto una sorta di rigetto per la religione, in un periodo di buio nel quale non trovava un senso delle cose. Ma adesso, tornato a “vivere”, vorrebbe approfondire la spiritualità arrivando ad essere “pan-religioso” ovvero a credere in tutte le religioni, cogliendone le sfumature e le influenze.
La conversazione poi è proseguita con tante sue domande sulla fede cattolica, sulla liturgia e sull’essenza del messaggio di Cristo. E continuerà nei prossimi giorni davanti ad una birra, come da accordi presi. Però, oggi, vorrei prendere spunto proprio da questo episodio per parlare di un tema che emerge tanto nella liturgia di questo tempo. Venerdì abbiamo celebrato il Sacro Cuore di Gesù che si presenta come un pastore che si mette alla ricerca della pecorella smarrita; sabato, invece, è stata la volta del Cuore immacolato di Maria, ricordato attraverso il racconto del ritrovamento di Gesù nel Tempio. Si tratta di scene diverse ma accomunate da un elemento: l’amore nel non-senso. Il buon pastore si mette alla ricerca della sua pecorella, non sapendo quale fosse la direzione né tantomeno avendo la certezza di ritrovarla. Praticamente, si è mosso alla cieca, senza rassicurazioni. Lo stesso fecero Maria e Giuseppe quando si resero conto che Gesù non era partito con loro. Lo ritrovarono dopo tre giorni nel Tempio di Gerusalemme a parlare con gli anziani. Tre giorni! Io vado in crisi se non ricevo una risposta per telefono dopo 30 minuti!
In entrambi i casi, niente aveva più senso perché perdere una pecora voleva segnare il fallimento del pastore. Immagina, a maggior ragione, perdere un figlio come distrugga un genitore. Ma davanti a quello smarrimento, ecco che scatta l’affidamento ovvero l’andamento della fede: Maria e Giuseppe, così come il pastore, prendono in mano la loro disperazione e, mossi dalla bussola della fede, passando lungo la valle del non senso e della paura, attraverso il sentiero della speranza, arrivano alla meta della gioia. Anch’io mi sono sentito smarrito in passato, giudicando lo smarrimento del senso della mia vita come un fallimento personale. Pensavo di sapere esattamente cosa volessi ma, ad un certo punto, sono cambiate le carte in tavola e ho smarrito me stesso, non riuscivo a capire a cosa fossi chiamato, quali fossero i miei desideri ed i miei obiettivi. Parlando con quel ragazzo del corso d’inglese, si è riaccesa in me la fiamma della fede. A lungo mi ero adagiato sugli allori ma avevo perso quel senso di vertigine che provi quando Dio ti chiama a fare dei passi insieme a Lui. Le mie “gambe spirituali” erano diventate cedevoli e non avevo più la forza di mettermi in cammino. Il desiderio spontaneo di Davide di voler approfondire la propria spiritualità ha contribuito a darmi lo sprono necessario per allacciarmi le scarpe e ripartire.
Spesso, quando vediamo che la vita ci mette di fronte a situazioni fuori dai nostri piani, diciamo che questa cosa non abbia senso. In realtà non rispetta il nostro senso di marcia ma non vuol dire che non si debba fare. È come quando usi un navigatore in una zona sconosciuta: a volte ti fa fare giri immensi quando bastava girare in una strada secondaria e dimezzare i tempi. Il nostro navigatore è la nostra mente che fa viaggi immensi per poi tornare al punto di partenza, priva di forze perché si è barcamenata nel trovare una strada plausibile al soddisfacimento dei nostri desideri. Se non viaggiamo col cuore, non andremmo mai lontani, perché arriverà il momento in cui razionalmente quello che stiamo facendo ha perso un po’ di senso ma è il cuore a muoverci. Proprio come il Sacro Cuore del buon pastore che ha cercato senza sosta la pecorella o, soprattutto, il Cuore immacolato di Maria che ha superato la stanchezza e le prove con un sincero spirito d’amore materno verso Gesù.
Abbiamo già visto come il mese di giugno è consacrato al Sacro Cuore di Gesù. Credere nel Sacro Cuore vuol dire iniziare a vivere la nostra vita mossi dagli stessi sentimenti di Cristo. Non tutto ha senso, non tutte le cose che facciamo ci danno una chiara idea di dove ci porteranno. Ma in questo caso non ci serve il navigatore: basta una bussola ed una fiaccola per quando arriverà la notte. La bussola è la fede che ci orienta nelle scelte da prendere, anche quando non ne siamo certi. La fiaccola è la Parola di Dio, è la preghiera che alimenta il nostro cuore rendendolo sempre più luminoso. Oggi non ti lascio con un consiglio, bensì con un augurio: non ti preoccupare del momentaneo non-senso di alcune situazioni. Se non sai la strada, ricordati della direzione. La direzione principale per la nostra meta è Gesù: andiamo da Lui se abbiamo dubbi o debolezze. Chiediamo i suoi stessi sentimenti nel vivere la nostra vita, chiediamogli di aiutarci a vivere, lavorare, coltivare le relazioni, studiare, pregare, divertirsi come farebbe Lui. Lì sarà tutto il nostro senso. Seguiamo l’andamento della fede. A-fidiamoci!
Emanuele Di Nardo
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