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San Giuseppe spiegato dai pinguini

Lo so, forse il titolo di quest’articolo può risultare strano e paradossale ma caro amico che stai leggendo, oggi voglio provare a spiegarti l’importanza della figura di san Giuseppe prendendo spunto dalla natura. Qualche giorno fa stavo cenando con la mia fidanzata e, volendo vedere un film nel mentre, mi propone un documentario che aveva iniziato nel pomeriggio e del quale le restava l’ultima parte per finirlo. Il documentario in questione è “La marcia dei Pinguini”, premiato con l’Oscar nel 2006. Tra risate e battute iniziali sul fatto che avremmo potuto investire meglio il nostro tempo, mi dedico alla visione del racconto e, minuto dopo minuto, restavo affascinato dalla storia di questi pinguini imperatori.

Più di tutte, una cosa mi ha davvero colpito: dopo l’accoppiamento, la femmina depone un uovo e, inserendolo con cura tra le sue zampe in quella che viene definita la “danza”, lo lascia al maschio al quale demanda il compito di covarlo. Per i successivi tre mesi, mentre le femmine si allontanano dal gruppo per andare a trovare del cibo da riportare anche al piccolo, i maschi restano compatti a custodire l’uovo e ad attendere che si dischiuda. Terminata questa prima fase, i maschi, fin lì a digiuno, attendono il ritorno delle femmine per poter lasciare in custodia il cucciolo da poco nato e andare a loro volta alla ricerca del cibo.

Ti dicevo che mi ha colpito questa cosa perché noi spesso siamo abituati a vedere la mamma che si prende cura del neonato mentre il papà funge quasi da contorno e supporto: la donna tiene il bimbo nel grembo, lo partorisce, lo allatta, lo cura, lo culla, lo lava, ecc. Invece i pinguini imperatori “sovvertono” la logica umana e mostrano pari responsabilità tra il maschio e la femmina: quando sembra che la femmina abbia tutto il diritto di custodire l’uovo da lei stessa covata, ecco che al contrario è il maschio a prendersi cura nel momento più delicato e decisivo del ciclo della vita. Bene, l’immagine del pinguino maschio rappresenta esattamente quello che incarnava san Giuseppe all’interno della Sacra Famiglia: sicuramente non avrà affrontato in prima persona la gravidanza e il parto, ma Giuseppe ha custodito meglio di chiunque altro il piccolo Gesù, diventando il modello per eccellenza della paternità “disinteressata”. Come il pinguino maschio custodisce l’uovo covato dalla sua compagna ma non da sé stesso, così Giuseppe si prende cura di un neonato che non appartiene a lui ma che, allo stesso modo, vale tutta la sua vita.

Senza protestare ma sapendo che faccia parte del suo ruolo, il pinguino maschio vive tre mesi in totale digiuno permettendo alla femmina di ristorarsi dopo il parto. Lo stesso posso dire di tanti amici che, diventati padri, hanno cambiato radicalmente il proprio modo di vedere la vita a partire dalle cose più semplici come l’alzarsi in piena notte per calmare il pianto del bambino permettendo alla moglie di riposarsi dopo le fatiche del parto. San Giuseppe è, in questo, l’uomo del silenzio, la figura che brillantemente lo scrittore polacco Jan Dobraczyński avrebbe definito L’ombra del Padre nell’omonimo romanzo del 1977. San Giuseppe è sempre un passo indietro ma non resta indietro, custodisce, indirizza, consiglia e lavora per un bene maggiore. Come descrisse papa Giovanni XXIII nell’udienza del 17 marzo 1963:

San Giuseppe parla poco ma vive intensamente non sottraendosi ad alcuna responsabilità che la volontà del Signore gli impone. Egli offre un esempio di attraente disponibilità alla divina chiamata, di calma in ogni evento, di fiducia piena, attinta da una vita di sovrumana fede e di carità. San Giuseppe tace davanti alle sue gravi prove e, poiché è giusto, non giudica, non previene inconsideratamente il corso dei voleri di Dio; e quando il Signore lo avverte per il ministero degli angeli, egli ascolta ed obbedisce in silenzio”.

In questa giornata, qualora volessi cercare, troveresti tanti approfondimenti più o meno teologici sulla figura di san Giuseppe, altrettanti contenuti più morali ed etici sull’importanza da ridare al concetto di “padre” in una società che ha perso il senso della paternità. Ma oggi, amico mio, invece io voglio lasciarti con una cosa molto semplice, un dono che mi è stato fatto in passato e che dono a te: alcuni sacerdoti missionari, durante i miei anni universitari, mi fecero imparare le litanie a san Giuseppe, da pregare tutte le sere poco prima di andare a letto. All’inizio facevo fatica a ricordarle tutte, specialmente quando il sonno è tanto e a malapena ricordi il tuo nome! Ma, con il passare del tempo, diventavano sempre più parte integrante della mia vita perché, di volta in volta, mi soffermavo su qualche caratteristica che mi colpiva di Giuseppe in quel momento. Io te le lascio qui, con l’invito a leggerle in preghiera, casomai la sera o in un qualsiasi spazio libero della tua giornata. Vedrai che Giuseppe è ì’intercessore per eccellenza e non c’è nulla di ciò che stiamo vivendo che non abbia vissuto anche lui.

San Giuseppe, prega per noi
Glorioso figlio di Davide, prega per noi
Splendore dei Patriarchi, prega per noi
Sposo della Madre di Dio, prega per noi
Custode purissimo della Vergine, prega per noi
Tu che nutristi il Figlio di Dio, prega per noi
Solerte difensore di Cristo, prega per noi
Capo dell’alma Famiglia, prega per noi
O Giuseppe giustissimo, prega per noi
O Giuseppe castissimo, prega per noi
O Giuseppe prudentissimo, prega per noi
O Giuseppe fortissimo, prega per noi
O Giuseppe obbedientissimo, prega per noi
O Giuseppe fedelissimo, prega per noi
Modello di pazienza, prega per noi
Amante della povertà, prega per noi
Modello dei lavoratori, prega per noi
Decoro della vita domestica, prega per noi
Custode dei vergini, prega per noi
Sostegno delle famiglie, prega per noi
Conforto dei sofferenti, prega per noi
Speranza degli infermi, prega per noi
Patrono dei moribondi, prega per noi
Terrore dei demoni, prega per noi
Protettore della Santa Chiesa, prega per noi

Emanuele Giuseppe Di Nardo

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