La preghiera di chi è stanco
La settimana scorsa, personalmente, è stata una delle più estenuanti degli ultimi mesi. Sono successe tante cose nella vita mia e in quella della mia famiglia al punto che, dopo intere giornate di lavoro, arrivavo stremato alla sera senza riuscire a ricavarmi quel tempo di preghiera quotidiano al quale ero abituato. Anche tu sarai stanco quando siamo giunti alla metà del cammino quaresimale: forse sarà una stanchezza fisica a motivo del ritmo frenetico a lavoro; forse una stanchezza mentale perché sei appena uscito o sei ancora nel pieno della sessione mentale. Qualunque forma di stanchezza stai provando, è conseguenziale che tu possa provare anche un certo affaticamento spirituale, specialmente durante la preghiera.
Quando si pensa alla preghiera, si fa riferimento a quel dialogo interiore e incessante tra te e Dio Padre. Come una normale conversazione, è opportuno prendersi del tempo e mettersi in ascolto e/o condividere il proprio stato d’animo con Dio. Se devo dire qualcosa d’importante ad un amico o devo ascoltare ciò che lui ha da dirmi, è quasi un dovere morale lasciare le incombenze e stare concentrato sull’altra persona: è difficile parlare se stai lavorando, cucinando o guidando la macchina. Eppure Gesù ci chiede di stare sempre alla sua presenza, di mettere il nostro cuore sempre sulla stessa sua frequenza. Può capitare un periodo più frenetico e pieno d’impegni che non ti permettono di avere tempo per la preghiera. Ecco che allora scatta la vita pratica orante ovvero trasformare in preghiera tutto ciò che facciamo. Possiamo dialogare con Gesù offrendogli il nostro lavoro, chiedendogli consigli su come farlo al meglio; possiamo offrire il nostro studio per qualche intenzione particolare o per qualcuno che sappiamo aver bisogno di luci; possiamo parlare con Gesù o possiamo chiedere di restare in silenzio e lasciar parlare Lui. Possiamo fare molte cose ma, se arriva la stanchezza, perdiamo quella lucidità che ci permetta di stare vigili e concentrati. Ecco, a me è capitato proprio questo. Ma Dio, che è un Padre amorevole e presente, proprio ieri mi ha dato prova della sua vicinanza in questo tempo turbolento attraverso l’esempio di Gesù. Nel Vangelo della III Domenica di Quaresima, infatti, è raccontato l’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Sicar. Ma il dato più interessante è che Gesù fosse stanco. Vi condivido il commento a questo vangelo fatto da Sant’Agostino:
Gesù, dunque, stanco per il viaggio, stava così a sedere sul pozzo [di Giacobbe]. Era circa l’ora sesta (Gv 4, 6). Cominciano i misteri. Non per nulla, infatti, Gesù si stanca; non per nulla si stanca la forza di Dio; non per nulla si stanca colui che, quando siamo affaticati, ci ristora, quando è lontano ci abbattiamo, quando è vicino ci sentiamo sostenuti. Comunque Gesù è stanco, stanco del viaggio, e si mette a sedere; si mette a sedere sul pozzo, ed è l’ora sesta quando, stanco, si mette a sedere. Tutto ciò vuol suggerirci qualcosa, vuol rivelarci qualcosa; richiama la nostra attenzione, ci invita a bussare. Ci apra, a noi e a voi, quello stesso che si è degnato esortarci dicendo: Bussate e vi sarà aperto (Mt 7, 7). È per te che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza e lo vediamo debole; è forte e debole: forte perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; questo era in principio presso Dio. Vuoi vedere com’è forte il Figlio di Dio? Tutto fu fatto per mezzo di lui, e niente fu fatto senza di lui; e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi vedere ora la sua debolezza? Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1, 1-3.14). La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all’esistenza ciò che non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci.
Gesù, nonostante la stanchezza del viaggio, non riesce a “prendersi una pausa” dalla missione ricevuta da Dio Padre. Avrebbe tutto il diritto di stare lì in disparte, mentre attende il ritorno dei suoi discepoli. Invece sfrutta quell’occasione per parlare con una donna che aveva bisogno di Lui. Per quanto cammini nella fede da diversi anni, mai come ora mi ero soffermato su un Gesù stanco. Lo vedevo sempre forte, pieno di Spirito ed energia, sempre pronto a mettersi al servizio, ad annunciare e a guarire. Ieri, invece, ho sperimentato quella stessa sua stanchezza. Ma, guardando a Lui, ho percepito una forza nuova in me, qualcosa che andava oltre la mia capacità di resistenza e di reazione. Un po’ come quando, da ragazzo, durante le partite di pallacanestro, mentre arrivavano i possessi finali, tutti eravamo stanchi per lo sforzo ma bastava guardare il nostro capitano che c’infondeva coraggio e fiducia e trovavamo la forza per giocare fino alla fine. Eravamo rivitalizzati dalla sua leadership: anche lui era stanco ma, per il bene della squadra, trasformava la sua stanchezza in testimonianza.
La Quaresima è un tempo di digiuno (come abbiamo visto la scorsa settimana) e preghiera. Ma la preghiera non è solo un gesto o un monologo: spesso è semplicemente ammettere che si è stanchi e dire: “Gesù, oggi ho vissuto una giornata pazzesca, avrei voluto cercarti di più ma adesso decido, visto che non ho la forza di parlare, di mettermi in ascolto e riposarmi un po’ accanto a te davanti a quel pozzo”. Se siamo stanchi, vuol dire che stiamo camminando. Se stiamo camminando, vuol dire che la meta della Pasqua è sempre più vicina. Oggi, allora, t’invito a fermarti un attimo: sei arrivato al giro di boa di questa Quaresima. Cerca di prenderti del tempo, durante questa giornata, per sederti e fare una verifica del percorso fatto fin qui. Vedi come e da dove sei partito e, sedendo accanto a Gesù al pozzo, prendi fiato e rifocillati bevendo dalla fonte d’acqua viva che è Lui. Se riesci, passa in chiesa e mettiti davanti al Tabernacolo in silenzio. Altrimenti va benissimo un parco o anche la tua camera, purchè ci sia silenzio. Mettiti in ascolto e vedrai (anzi, vedremo) che ci tornerà la forza di riprendere il viaggio perché quella sorgente d’acqua viva tornerà a zampillare nel nostro cuore.
Emanuele Di Nardo
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