Natale, un momento per imparare l’arte della gratitudine
Siamo ormai a due giorni dal Natale, ed è un momento in cui ci prepariamo ad assaporare la felicità dello stare insieme, a gustare di buonissimi cibi, a godere del piacere di stare con le persone che amiamo. Forse molti di noi stanno correndo ancora a destra e sinistra per i regali dell’ultimo minuto.
Siamo abituati a pensare che Natale sia l’occasione in cui si è tutti più buoni e forse il periodo dell’anno maggiormente caratterizzato da un sentimento: la felicità.
In città vediamo poster con gente sorridente che si scambia regali, vediamo pubblicità in TV di gente felice di stare insieme perché finalmente non esiste più il problema dello sporco grazie alla nuova aspirapolvere e così via.
Ma a ben pensarci, il sentimento predominante a Natale non è proprio la felicità, ma un sentimento affine, ma molto diverso: la gratitudine.
Se leggiamo sul dizionario, troviamo che la definizione di gratitudine è: “sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo”.
Quindi, alla luce di questo, la gratitudine altro non è che riconoscere che qualcuno mi ha fatto del bene e volerlo ricambiare. E, difatti, è esattamente questo il modo in cui la gratitudine si manifesta nella nostra vita: come la felicità di aver ricevuto qualcosa con subito dopo il desiderio di ricambiare.
A ben pensarci, però, si tratta di qualcosa di contraddittorio. Perché di fondo, gratitudine, etimologicamente, significa “gradito, ben accetto”, e condivide la stessa radice di gratuito, che a sua volta, dal latino “gratis”, significa grazia.
Per dirla in altre parole, la gratitudine in sé implica la capacità di accettare liberamente, quindi di accettare bene, di accogliere, qualcosa da qualcuno, una grazia potremmo dire. Qualcosa per il quale non dobbiamo dare niente in cambio. Ci è stata data perché esistiamo, perché siamo amati e per nessun altro motivo.
Lo psicologo Robert Emmons ha identificato due componenti fondamentali della gratitudine: la prima è il riconoscimento che ci siano delle cose buone nel mondo e nella nostra vita, l’altra è il riconoscimento che le fonti di questi aspetti positivi sono anche al di fuori di noi e non dipendono sempre da noi.
Ma allora per quale motivo, appena riceviamo un regalo, di qualsiasi natura, il primo sentimento che proviamo è quello di dover ricambiare? Perché questo sentimento di dover ricambiare ciò che ci viene dato in maniera gratuito è radicato così profondamente nel nostro cuore da aver condizionato la definizione che diamo di gratitudine sul dizionario?
La risposta è semplice: perché accettare di ricevere dei regali senza che ci si chieda di restituire implica anche che, in quella situazione, non abbiamo il controllo. Non abbiamo il controllo di quella situazione, quel regalo che ci hanno fatto non dipende da noi, da quanto siamo bravi, da quanto siamo stati generosi, affettuosi o disponibili.
E questo ci fa mettere anche un filino in crisi, perché forse non siamo così bravi e anche le persone che ci sono più vicine non conoscono tutti gli aspetti negativi di noi, altrimenti quel regalo non ce lo avrebbero fatto. Non siamo così generosi, perché a ben guardare incontriamo ogni giorno persone nella nostra vita che hanno bisogno e che non aiutiamo. Poi a giudicare dal modo in cui trattiamo i nostri genitori non è che siamo nemmeno così affettuosi, oppure con i nostri amici, perché quando ci chiedono aiuto abbiamo quasi sempre altro da fare; quindi, forse non siamo neanche questo esempio di disponibilità.
E allora? Allora perché se non sono generoso, bravo, affettuoso, disponibile, e anzi tante volte mi comporto male, ora dovrei ricevere questo regalo? Non ho fatto niente per meritarmelo, quindi devo fare qualcosa per meritarlo, devo ricambiare. In questo modo me lo sarà meritato.
Ecco il nodo centrale del nostro cuore: non riusciamo ad accettare la gratuità perché, nel profondo del nostro cuore, pensiamo di non meritarla. Quello che faccio può forse meritare di essere ricompensato, e me lo aspetto, e ci rimango anche male quando non vengo ricompensato per quello che faccio. Ma non riesco ad accettare di ricevere qualcosa per quello che sono, perché in fondo, forse, penso di non essere niente di speciale, niente per cui valga la pena spendersi.
Ma è proprio questo il grande inganno. Non tanto il fatto che i regali che riceviamo, di qualunque natura, non li meritiamo. Perché purtroppo, mi dispiace dirlo, è così. Nessuno di noi merita l’amore che riceve. Ma è proprio questo il punto! L’amore non va meritato, altrimenti nessuno potrebbe meritarlo. L’amore è gratuito, è una grazia, è un dono e come tale va accolto, anche se non dipende da noi.
E questo è ciò che è venuto ad insegnarci Cristo nel Natale, con la sua nascita. Ad accogliere un regalo che anche se volessimo, non potremmo mai meritare, la Sua nascita e la Sua presenza nelle nostre vite. E’ un regalo che altro non possiamo fare se non accogliere, ed è tutto quello che dobbiamo fare, semplicemente accoglierlo.
Ma per farlo, dobbiamo provare a mettere la parte la mentalità del mercato e dello scambio, e accogliere il fatto che qualcuno ha pensato di donarsi a noi per il semplice motivo che forse, con tutti i nostri difetti, valiamo la pena di essere amati. Ed è proprio questa la gratitudine: accettare che vale la pena amarci, che vale la pena spendersi per noi senza ricevere nulla in cambio.
Ed alla fine il Natale è la dimostrazione tangibile del fatto che, indipendentemente da tutto valiamo la pena di essere amati. È la dimostrazione dell’amore gratuito di Dio, è la dimostrazione che, come dice San Giovanni nel Vangelo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (3, 16). E la vita eterna altro non è che la gioia di vivere nell’amore e nell’amore di Dio. Ed è poi la gioia di quell’amore che ci mette in moto per donarci a nostra volta. Non per il pensiero di non meritare amore, ma per un’abbondanza di amore ricevuto.
Quindi, anziché augurarvi felice Natale, quest’anno voglio augurarvi un GRATO NATALE, perché possiamo scoprire la bellezza di essere amati gratuitamente.
Antonio Pio Facchino
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