La santità nell’ordinarietà
La Chiesa festeggia due santi, infiammati dall’amore di Cristo e per Cristo, in date molto ravvicinate e appena trascorse: il 13 dicembre (santa Lucia) e il 14 dicembre (san Giovanni della Croce).
Santa Lucia è vissuta a Siracusa a cavallo del 300 d.C., figlia di una famiglia agiata, sin da piccola aveva scelto di consacrare la sua verginità a Dio.
Viveva così affidata a Dio da proporre alla madre, affetta da una malattia che le provocava intense perdite di sangue e contro cui alcuna terapia aveva avuto esito positivo, di recarsi sulla tomba di sant’Agata, martire e protettrice di Catania.
Le due donne parteciparono alla messa (in cui il vangelo del giorno era proprio quello dell’emoraissa, Mt 9, 20-22) e al termine della messa Lucia propose alla madre di chiedere l’intercessione di sant’Agata per ottenere il miracolo della sua guarigione. Le propose di toccare con totale fiducia di essere esaudita la tomba della santa. Proprio in quel momento Lucia vide in sogno sant’ Agata che le disse “Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che, per la tua fede, ella è già guarita! E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”, profetizzandole non solo la guarigione della madre, ma anche il suo imminente martirio[1].
Infatti, Lucia era stata promessa in matrimonio a un giovane che, indispettito dalla vendita di tutto il patrimonio di Lucia (che scelse di donare ai poveri, sebbene il giovane non lo sapeva) e dai continui rinvii del matrimonio, denunciò la giovane al prefetto Pascasio con l’accusa di perseguitare l’impero di Diocleziano con la sua fede.
La giovane donna si presentò dinanzi al prefetto con piena fiducia in Dio ribadendo le parole del Vangelo e frutto della sapienza dello Spirito Santo: “Sono la serva del Dio eterno, il quale ha detto: quando sarete trascinati dai giudici, non preoccupatevi di cosa dire, perché non sarete voi a parlare, ma parlerà in voi lo Spirito Santo’’; “Coloro che vivono in santità e castità sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi’’.
Ella sopravvisse a disumani supplizi per poi morire per un colpo infertole alla gola.
Santa Lucia è santa protettrice degli occhi per l’etimologia latina del termine “luminosa, splendente’’ e biblicamente rappresenta la vergine che ha conservato accesa la lampada sino all’arrivo dello Sposo.
Chiediamo a santa Lucia di intercedere presso Dio perché possiamo anche noi conservare accesa la lampada dell’amore per Dio fino al suo arrivo nelle nostre vite e possiamo ottenere uno sguardo attento al passaggio di Dio nella nostra quotidianità.
Ciò che visse santa Lucia, nell’ordinarietà della sua vita, le consentì, nella sua umiltà, di accedere direttamente alla Casa del Padre e di essere annoverata tra i santi di Dio. Anche san Giovanni della Croce accedette direttamente alla Casa del Padre – ma in modo del tutto diverso rispetto alla strada percorsa da santa Lucia- e fu annoverato non solo tra i santi di Dio, ma anche tra i Dottori della Chiesa.
Giovanni nacque nel 1542 in un paese non loranto da Avila, fu orfano di padre già dalla tenera età e la madre scelse di trasferirsi a Medina del Campo dove era più semplice trovare un impiego[2].
Giovanni si adattò nello svolgere diversi lavori e, nel mentre, studiò filosofia e teologia presso i Gesuiti. Egli entrò nel collegio dei Carmelitani, ma ben presto sentì l’esigenza di cambiare ordine per dedicarsi maggiormente alla preghiera e alla contemplazione.
Giovanni si stava accingendo a conoscere i certosini, quando incontrò sulla sua strada il terremoto di Teresa d’Avila che lo coinvolse ben presto nel lavoro di riforma dei Carmelitani. Egli fu attratto dalla spiritualità di Teresa e dalla riforma che lei voleva apportare, tanto da scegliere poi di entrare nell’ordine dei Carmelitani Riformati. Teresa d’Avila e Giovanni erano legati da un fortissimo amore fraterno che portò Teresa a cucirgli il suo primo saio e Giovanni a prendersi cura della crescita spirituale delle monache, che al tempo erano molto turbolente e poco sante. Giovanni divenne anche il fondatore del primo ordine maschile carmelitano riformato, i Carmelitani Scalzi.
Il lavoro di rieducazione delle monache diede esiti magnifici grazie al lavoro profuso dai due riformatori, ma ben presto la scure dei giochi di potere si abbatté contro Teresa e Giovanni. Mentre Teresa, però, aveva molti protettori (non solo in Cielo, ma anche in terra, quale il re Filippo II), non così Giovanni che fu incarcerato in una prigione, buia, fredda, con una solo tonaca addosso e per pasto solo pane e acqua (e talvolta qualche sardina).
Egli viveva in condizioni disumane, incompatibili con la vita e con la salute psichica, eppure Giovanni sentì sempre molto vicino Dio tanto da produrre numerose poesie che gli valsero il titolo di “il più santo dei poeti spagnoli, e il più poeta dei Santi”.
Durante la sua prigiona approfondì la sua vocazione e riconobbe che la vita era un cammino di ascesa verso Dio e metaforicamente era rappresentato dal monte Carmelo.
Per giungere a Dio è necessario che la creatura attraversi due fasi:
- la notte dei sensi: un percorso attraverso cui “con un duro ed esigente impegno ascetico l’anima si libera dall’attaccamento disordinato catturante e spiritualmente paralizzante delle cose sensibili, dal modo di giudicare e di scegliere basati sul proprio egoismo e sul proprio interesse immediato, sull’utilitarismo quotidiano nei rapporti interpersonali, sulle comodità di ogni genere e sull’abbondanza superba e gaudente’’;
- la notte dello spirito: un percorso attraverso cui “ci si affranca dalle false certezze e dai falsi assoluti della propria intelligenza, affidandosi così totalmente e liberamente a Dio, attraverso l’esercizio delle virtù teologali, quali la fede e la speranza in Cristo, e la carità verso Dio e il prossimo.’’
San Giovanni ci ricorda che “se l’anima vuole il Tutto (Dio), deve impegnarsi a lasciare tutto e a voler essere niente’’.
“Egli invita a lasciare amori piccoli per un amore più grande anzi per l’Amore Totale che è Dio Trinità. Amore è la parola decisiva: amore di Dio per noi, amore della creatura per Dio, visto come risposta alla nostra ricerca di amore, fino a consumarsi nel Dio Amore (unione sponsale o mistica)”.
Tutto il percorso di spoliazione interiore Giovanni non lo viveva come sacrificio, ma come dono totale di amore a Dio. Egli, condividendo le sue difficoltà vissute, ricordava a una monaca “Non pensi ad altro se non che tutto è disposto da Dio. E dove non c’è amore, metta amore e ne riceverà amore”.
Chiediamo l’intercessione di san Giovanni della Croce perché Dio ci sostenga nella notte dei sensi e nella notte dello spirito per poter diventare santi e immacolati come Maria.
Francesca Amico
[1] Cfr. C. FATUZZO, Santa Lucia vergine e martire, in Santi e Beati. Link: http://www.santiebeati.it/dettaglio/25550.
[2] Cfr. M. SCUDU, San Giovanni della Croce Sacerdote e dottore della Chiesa, in Santi e Beati. Link: http://www.santiebeati.it/dettaglio/25600.
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