Le Beatitudini: strada per la santità (ultima parte)
Siamo finalmente giunti all’ultima tappa di questo percorso.
Si è avuto già modo di analizzare la struttura delle beatitudini e il significato del termine beati (portatori di una gioia intangibile dalle cose di questo mondo, che trova fonte in Dio) nel primo articolo di cui al link: https://parusia.net/2022/11/03/le-beatitudini-strada-per-la-santita/.
Oggi tratteremo dell’ottava beatitudine.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5, 10)
In questa beatitudine vi sono due aspetti che richiamano l’attenzione: la promessa che Dio fa a chi la vive è la stessa promessa fatta ai poveri in spirito; il verbo torna al presente “di essi è il regno dei cieli’’ rispetto alle precedenti in cui il verbo è al futuro.
La coincidenza della prima e ultima promessa fa intuire che siamo al termine di un percorso unitario: “la povertà in spirito, il pianto, la mitezza, la sete di santità, la misericordia, la purificazione del cuore e le opere di pace possono condurre alla persecuzione a causa di Cristo, ma questa persecuzione alla fine è causa di gioia e di grande ricompensa nei cieli’’[1].
La persecuzione nasce perché vivere, secondo lo Spirito (che è la vita a cui si arriva mettendo in pratica le Beatitudini), implica vivere secondo la logica del dono, che scomoda le coscienze di chi sceglie di vivere secondo la logica dell’utilità, in funzione del denaro e del guadagno.
Questo diverso modo di vivere richiede “una presa di posizione: o lasciarsi mettere in discussione e aprirsi al bene o rifiutare quella luce e indurire il cuore, anche fino all’opposizione e all’accanimento (cfr Sap 2,14-15)’’[2].
Umanamente sembra impossibile poter rallegrarsi di una persecuzione, ma chi la vive gioisce perché è consapevole di aver trovato qualcosa che vale molto di più dell’intero mondo.
La persecuzione però non è da ricercare. Può capitare di viverla e in quel caso occorre affidarsi ciecamente a Dio in pieno abbandono alla Sua volontà, fidandosi che tutto ha un senso anche se in quel preciso momento non lo si capisce. Occorre anche ricordarci che la sofferenza e il dolore, se Dio concede la grazia, consentono di unirci alla sua passione e di poter offrire quello che stiamo vivendo come offerta a Dio per la sua maggior gloria. “Accogliere il suo Spirito ci può portare ad avere tanto amore nel cuore da offrire la vita per il mondo senza fare compromessi con i suoi inganni e accettandone il rifiuto. I compromessi con il mondo sono il pericolo […] nelle persecuzioni c’è sempre la presenza di Gesù che ci accompagna, la presenza di Gesù che ci consola e la forza dello Spirito che ci aiuta ad andare avanti’’[3].
Dobbiamo però prestare attenzione a non vivere la persecuzione in chiave vittimistica. Possiamo essere noi la causa del disprezzo degli altri e questo accade quando perdiamo il sapore del sale che a quel punto diventa buono solo a essere gettato. “Bisogna essere fedeli al sentiero umile delle Beatitudini, perché è quello che porta ad essere di Cristo e non del mondo’’[4].
Madre Elvira ci ricorda che il dolore è un dono per la nostra fede perché ci fortifica, ci rende “persone più mature, più equilibrate, più sensibili agli altri, più capaci di amare. Non esiste nessuna realtà capace come il dolore di insegnare la fede e l’amore’’[5] e “non bisogna “sperperare’’ il dolore cercando subito conforto e consolazione in amici e familiari; bisogna mettersi in preghiera. Sicuramente Maria e Giuseppe, mentre bussavano alle porte di Betlemme, continuavano a pregare pensando «Dio provvederà!»’’[6]
Il passo delle Beatitudini si conclude poi con gli ultimi due versetti in cui Dio ci promette che sarà beato chi sarà perseguitato a causa di Dio. Ciò non per un piacere masochista di soffrire, ma perché vorrà dire che la sua vita secondo le Beatitudini scomoda le coscienze e richiede ad esse di prendere una decisione: lasciarsi mettere in discussione e accettare il cambiamento oppure serrare il cuore e perseguitare chi scuote la sua coscienza.
“Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli’’ (Mt 5, 12). Dio già è pronto a consolarci e a ricordarci che in ogni caso nessuna sofferenza, nessuna persecuzione è vana. Ci ha promesso il regno dei cieli, la salvezza.
Oggi puoi metterti in preghiera nel tuo “angolo bello’’ (è il primo step di Un Canto di Natale di cui puoi trovare tutte le meditazioni quotidiane su Facebook[7] e Telegram[8]; se non hai ancora iniziato, forza! Sei ancora in tempo) e chiedere a Dio di donarti l’ardore del suo amore per vivere pienamente e umilmente le Beatitudini e la totale fiducia nella sua promessa del regno dei cieli.
Francesca Amico
[1] PAPA FRANCESCO, Le beatitudini, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana.
[2] ibidem.
[3] ibidem.
[4] ibidem.
[5] MADRE ELVIRA, Gioia piena, Milano, Buc, 2014, p. 81.
[6] ibidem.
No responses yet