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Le Beatitudini: strada per la santità (pt. 4)

Riprendiamo il cammino per la santità. 

Abbiamo già chiarito la struttura delle beatitudini e il significato del termine beati (portatori di una gioia intangibile dalle cose di questo mondo, che trova fonte in Dio) nell’ articolo di cui al link: https://parusia.net/2022/11/03/le-beatitudini-strada-per-la-santita/.

Oggi tratteremo della sesta e della settima beatitudine.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5, 8)

Molto spesso può capitarci di conoscere Dio solo per sentito dire, ma di non incontrarlo realmente.  Vi è un salmo in cui il salmista risponde a Dio  – che dice  “Cercate il mio volto!” – con “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (27,8-9). Il volto di Dio non è solo quello rimasto impresso nel velo che Veronica ha utilizzato per asciugare il sudore e il sangue di Cristo mentre saliva sul Calvario, ma è anche quello dei fratelli e delle sorelle, soprattutto dei più bisognosi, dei più emarginati, degli esclusi dalla società del profitto.

Vedere il Volto di Cristo, però, non è scontato. Anche i discepoli di Emmaus non lo riconobbero quando Gesù camminava con loro e lo riconobbero solo dopo che egli spezzò il pane. Per questo motivo Gesù li rimproverò di avere un cuore lento e stolto (Lc 24, 13-35).

Da ciò possiamo capire che l’ostacolo a vedere il Volto di Cristo è il nostro cuore attanagliato dall’inganno che genera il peccato. Il cuore è il luogo più intimo del nostro essere, più intimo a Dio che a noi “Dio è più intimo a me di me stesso” (“interior intimo meo”​)[1] e la luce che è nel nostro cuore determina il nostro sguardo sulla realtà  (cfr Esort. ap. ​Evangelii gaudium​, 143).

La domanda a questo punto sorge spontanea. Cos’è un cuore puro e come si arriva a vivere con cuore puro?

Il puro di cuore vive alla presenza del Signore, conservando nel cuore quel che è degno della relazione con Lui; solo così possiede una vita “​unificata​”, lineare, non tortuosa ma semplice.

Il cuore purificato è quindi il risultato di un processo che implica una liberazione e una rinuncia. Il puro di cuore​ non nasce tale, ha vissuto una semplificazione interiore, imparando a rinnegare in sé il male, cosa che nella Bibbia si chiama circoncisione del cuore​ (cfr Dt​ 10,16; 30,6; Ez​ 44,9; G​ er​ 4,4).’’[2]

In questa beatitudine vi è una doppia finalità: quella escatologica comune a tutte le beatitudini (il vivere la gioia di Dio attraverso le beatitudini), ma anche quella di intendere i disegni di Dio e il riconoscere  la sua presenza nei “Sacramenti […] nei fratelli, soprattutto poveri e sofferenti, e riconoscerlo dove Lui si manifesta (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica,​ 2519)’’[3].

Possiamo considerare la sesta beatitudine come il frutto delle precedenti due perché se abbiamo ascoltato la nostra esigenza di bene che ci abita e siamo consapevoli dell’amore misericordioso che il Padre ci dona quotidianamente, automaticamente ci avviamo sulla strada di purificazione del nostro cuore. Un cammino che “dura tutta la vita e conduce fino al Cielo’’[4].

La purificazione però non è frutto del nostro merito o della nostra bravura, ma frutto della grazia. Ciò che ci è richiesto è di aprire le porte del nostro cuore all’azione dello Spirito Santo; basta anche lasciarle leggermente socchiuse e Dio, con estrema delicatezza, entrerà nel nostro cuore a illuminare le zone più oscure e a guarire le ferite più profonde.

Puoi chiedere a Dio di liberarti dalla paura di aprire il tuo cuore alla sua azione e di condurti per mano al suo interno perché sia purificato, per avere il suo stesso sguardo sulla realtà e sulle persone che ti circondano.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt, 5,9) 

Prima di tuffarci nel testo della beatitudine occorre preliminarmente distinguere tra due accezioni di pace: quella ebraica (shalòm) e quella più moderna. 

Shalòm in ebraico indica “una vita bella, piena, prospera, ma anche secondo la verità e la giustizia, che avranno compimento nel Messia, principe della pace (cfr Is​ 9,6; Mic​ 5,4-5)’’[5], mentre l’accezione moderna di pace fa riferimento a una dimensione più psicologica di tranquillità interiore.

Quest’ultima accezione, però, è incompleta e cela dietro di sé un inganno: “una coscienza addomesticata e non una vera redenzione spirituale’’[6]. Infatti, è lo stesso Dio che talvolta (anzi, spesso) viene a scuotere le nostre coscienze perché a causa dell’inquietudine che proviamo ci incamminammo verso di Lui per ricevere in dono la Sua pace.

Gesù ci dice “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi’’(​Gv​ 14,27).

Vi è quindi una distinzione di base tra la pace che ci dona il mondo e quella che ci dona Dio.

La pace del mondo è frutto della sconfitta del nemico in guerra o frutto di un trattato di pace, ma è sempre una pace temporanea “la storia è uninfinita serie di trattati di pace smentiti da guerre successive, o dalla metamorfosi di quelle stesse guerre in altri modi o in altri luoghi. Anche nel nostro tempo, una guerra a pezzi” viene combattuta su più scenari e in diverse modalità.Dobbiamo perlomeno sospettare che nel quadro di una globalizzazione fatta soprattutto di interessi economici o finanziari, la pace” di alcuni corrisponda alla guerra” di altri. E questa non è la pace di Cristo!’’[7].

La pace che ci dona Cristo è “​fare di due, uno​” (cfr Ef​ 2,14), annullare linimicizia e riconciliare. E la strada per compiere questa opera di pace è il suo corpo. Egli infatti riconcilia tutte le cose e mette pace con il sangue della sua croce, come dice altrove lo stesso Apostolo (cfr Col​ 1,20)’’[8].

È una pace che richiede iniziativa, operatività, laboriosità. “Lamore per sua natura è creativo – lamore è sempre creativo – e cerca la riconciliazione a qualunque costo. Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso larte della pace e la esercitano, sanno che non cè riconciliazione senza dono della propria vita, e che la pace va cercata sempre e comunque. Sempre e comunque: non dimenticare questo! Va cercata così. Questa non è unopera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che è nostra pace, che ci ha resi figli di Dio’’[9].

Pensa a una persona con cui vi è un’incomprensione non chiarita, abbraccia ciò che ti ha ferito, abbraccia il tuo passato e fai tu il primo passo per creare riconciliazione laddove è possibile. Se ciò non è possibile, prega per quella persona oggi.

Francesca Amico


[1] SANT’AGOSTINO, Confessioni, III,6,11.

[2] PAPA FRANCESCO, Le beatitudini, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana.

[3] ibidem.

[4] ibidem.

[5] ibidem.

[6] ibidem.

[7] ibidem.

[8] ibidem.

[9] ibidem.

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