Ho incontrato un amico: si chiama Carlo Acutis

Chi mi conosce, sa quanto mi senta come Marta: presa dal servizio in parrocchia, ho sempre faticato per mettere al primo posto la parte migliore.
Il Signore, però, sa come distogliere l’attenzione dal “fare” e condurmi allo “stare”. Oggi ti racconto, allora, di un incontro avvenuto questa estate che ha decisamente dato una svolta al mio cammino.

Verso la fine di agosto, ero provata sia dalla situazione lavorativa in cui mi trovavo, che mi creava non poche ansie e preoccupazioni, sia fisicamente poiché ero appena guarita dal Covid, avendomi creato alcuni disagi per cui ricordo che alcune giornate erano tutt’altro che serene.

Un pomeriggio ero in anticipo per un impegno perciò, anziché tornare a casa, decisi di fermarmi in parrocchia a pregare. Entrando, proprio sui primi banchi, notai un santino, lo presi e vidi l’immagine di Carlo Acutis. Ne avevo sentito parlare, anzi, ne avevo anche parlato ai ragazzi della Cresima a catechismo. Non so il perché ma quell’immagine, quel pomeriggio, fece nascere in me qualcosa. Iniziai a pregare Carlo Acutis e la preghiera sentivo che mi stava facendo tornare un po’ di serenità. Qualche giorno dopo, una mia amica mi invitò nella sua casa in montagna e trascorremmo la mattina a visitare il paese. Entrando nella chiesa parrocchiale, vedemmo un grosso quadro che raffigurava il volto di Carlo. Non avevo dubbi, per me Carlo era un amico che si era lasciato trovare in un momento di scoraggiamento. La sua storia mi aveva appassionato parecchio; infatti, nelle settimane successive, volli leggere il libro scritto dalla madre pensando che leggendo avrei semplicemente conosciuto la vita di questo ragazzo morto a quindici anni, mi sbagliavo. È vero: leggendo, ho conosciuto meglio la sua storia, ho visto il suo sì alla sofferenza, il sì alla chiamata alla santità ma ho scoperto anche come viveva la sua fede, qual è stato il suo cammino prima di abbracciare la croce della malattia. Non è stato un semplice leggere per pura conoscenza ma è stato un leggere e sentire che dovevo mettere in pratica gli insegnamenti che Carlo mi stava dando.


Sono tanti gli insegnamenti quindi mi soffermo su uno in particolare: il suo amore per Maria. Recitava il Rosario tutti i giorni e ne ha sempre sottolineato l’importanza. Io, non ti nascondo, che ho sempre avuto difficoltà nel recitarlo anche perché è nella mia natura distrarmi in continuazione! Però continuava a tornarmi alla mente l’importanza che Carlo dava a questa preghiera e non riuscivo ad ignorare quella voce che mi diceva di sedermi e pregare ed è, quindi, da qualche settimana che ho iniziato a recitare il Rosario tutti i giorni. Ero abbastanza timorosa i primi giorni, temevo di non riuscire ad essere costante e invece riesco a trovare il tempo anche nelle giornate cariche di impegni! Inoltre, ti faccio un’altra confidenza, in ogni mistero metto un’intenzione particolare e prego per tutte le persone che Carlo aveva a cuore e per le quali lui stesso pregava e si operava: i poveri, i malati, le anime del purgatorio, quelli che non credono; tutti quelli per cui, sono certa, continuerà ad intercedere dal cielo.

Valentina Bascelli

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