Un ponte tra cielo e terra… Il Rosario di Maria (Prima parte)
“Strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo”: così cantava Claudio Baglioni, in una sua canzone degli anni ’80. Trovo molto bella questa immagine (oltre che la canzone): il cantante ci vuole proiettare altrove, verso una dimensione più “ricca”, più grande, più alta, una dimensione che ci faccia quasi volare verso l’alto. Parla di un gancio, un collegamento che metta in relazione il cielo e la terra, un mezzo che ci permetta di salire…
Nella vita cristiana ce ne sono tanti di questi mezzi (Dio è stato davvero generoso con noi), ma in questo mese di Maggio proveremo a meditare su un mezzo specifico, che anche nella forma ci dà anche l’idea di qualcosa che sia di collegamento tra l’alto ed il basso, tra il cielo e la terra: il Rosario. Lo so, alla parola “Rosario” associamo spesso idee di noia, di vecchiette nelle chiese e di una ripetizione monotona… Un’idea comune, certo, ma non corretta. Andremo a vedere perché invece il Rosario può essere per noi un ottimo mezzo di preghiera e di meditazione e come possa essere rilevante per la nostra vita. Lo faremo meditando, in particolare, una “sezione” del Rosario, e cioè i “misteri gloriosi”.
I “misteri” del Rosario sono come dei capitoli, nello specifico i “capitoli” della vita di Gesù: ci sono quelli del dolore, della gioia, della luce e della gloria. Gioie e dolori, momenti felici e momenti tristi, come nella vita di ciascuno di noi. Nella riflessione e nella preghiera su questi aspetti particolari della vita di Gesù, noi però non siamo soli: con noi c’è Maria. La presenza di Maria è significativa perché, come una madre con i suoi figli, vuole guidarci passo dopo passo attraverso questi grandi misteri e portare il nostro cuore sempre più vicino a quello di Gesù. Proprio per questo, dunque, la invochiamo ben 50 volte con “l’Ave Maria”: nel Rosario meditiamo certamente la vita di Gesù, ma con lo sguardo di Maria, con lo sguardo cioè di colei che meglio di tutti lo ha conosciuto. L’obiettivo di Maria non è avere gli occhi su di sé, ma è riflettere il Figlio: Maria vuole essere uno specchio, il cui solo obiettivo è riflettere Gesù, il Salvatore. Mediteremo i misteri della gloria perché siamo nel periodo di Pasqua, il periodo liturgico in cui la Chiesa ci invita a fare festa, a rallegrarci particolarmente perché il Signore Gesù è risorto, e ci ha aperto nuovamente la porta del Cielo. Già, ma come arrivare al Cielo? Un aiuto viene sicuramente da questo “gancio”, che è il Rosario, un gancio che vede ad un estremo noi, qui sulla terra, e all’altro estremo Lei, Maria, che ci vuole condurre nella gioia perfetta del Paradiso.
Per la storia e la struttura del Rosario, rimando a questo articolo[1] dello scorso anno in cui abbiamo già affrontato l’aspetto “formale”; concentriamoci ora sull’aspetto più spirituale, a partire proprio dal primo mistero della Gloria, cioè la Resurrezione di Gesù.
La Resurrezione di Gesù è sicuramente un evento unico, straordinario, un evento che ha cambiato la Storia: un uomo, brutalmente massacrato, condannato alla morte più atroce, che muore davanti a centinaia di testimoni (quasi tutti suoi nemici), miracolosamente torna in vita, percorrendo a ritroso la via che dalla vita, dalla luce, lo aveva condotto alle tenebre del sepolcro. Una nuova vita, una vita riconquistata, “ri-presa”[2], una vita che non ha più timore della morte, ma che “travolge” con la sua bellezza tutto quello che trova sul suo cammino: pensieri di morte, ansie, angosce, tristezze, delusioni, amarezze. Immaginiamo, per un attimo, Maria: Suo Figlio era la sua vita, e la sua vita era stata consegnata tutta al progetto del Padre proprio per quel Figlio. Quale dolore, allora, ha preso Maria nei giorni della passione… Quale sofferenza ha dovuto sperimentare Lei nel vedere non solo Suo Figlio ma anche il Suo Dio soffrire e morire così, davanti a uomini ciechi e duri di cuore. Maria, certamente, non ha dovuto subire un martirio cruento, cioè il martirio di sangue (pensiamo a San Pietro, a San Paolo o a Santo Stefano, solo per citare alcuni dei primi martiri), ma sicuramente, come ci dicono i Padri della Chiesa, ha subito un martirio altrettanto atroce, e cioè quello del cuore, lì sotto la croce: una donna, una madre, che guarda Suo Figlio, il “solo giusto”, morire in quel modo così atroce, da innocente… Proprio Lui, che era venuto per salvare il mondo, era stato rifiutato da tutti, e costretto a subire quella terribile sorte… Noi possiamo solo immaginare la ferita profondissima che il cuore di Maria subì in quei giorni, tra il giovedì notte e la domenica della resurrezione.
Ecco perché il primo mistero della Gloria, il mistero appunto della Resurrezione di Gesù, è un mistero profondamente “mariano”: con Gesù, anche Maria riprende vita, con Lui anche lei grida di gioia verso il Padre, anche il suo cuore riprende a battere, all’unisono con quello del Figlio: la ragione più profonda della sua stessa vita non è svanita nel nulla, ma è lì, più forte e più splendente che mai. Non era un inganno l’annuncio dell’Angelo, non erano fatiche inutili quelle dei trenta anni precedenti, tra gioie e timori, paure, incomprensioni, misteri e vita quotidiana: tutto aveva portato lì, a quella meravigliosa mattina di Pasqua, la mattina in cui la vita aveva sconfitto la morte, e in cui l’umanità intera, in Gesù risorto, poteva rinascere.
Non ci sono conferme bibliche a questo, ma è facile pensare che la prima persona ad essere visitata da Gesù risorto sia stata proprio la madre, la mamma, Maria. Lei, che più di tutti aveva sofferto, lei che era stata vicino a Lui fino alla fine, accettando il volere del Padre, doveva essere la prima ad essere avvolta dall’annuncio, incredibile e meraviglioso, di quello straordinario miracolo. Chi è madre sa cosa significa riabbracciare un figlio dopo tanto tempo, o vederlo salvo dopo un intervento rischioso o una grave difficoltà… Una gioia enorme, che non si può neanche descrivere. Questo, e davvero molto di più, deve aver provato Maria nel vedere il suo Gesù di nuovo in vita.
Maria, che è madre generosa, vuole che anche noi partecipiamo a quella gioia immensa che lei stessa ha sperimentato, e vuole che lo facciamo affidando a lei le “morti” che portiamo nel cuore: sì, anche noi possiamo risorgere, con Gesù ed in Gesù, attraverso Maria. I problemi della vita quotidiana, il buio del nostro cuore, i timori per il presente o il futuro, le ansie e le paure, tutto questo, se vissuto con Gesù, può portare ad una resurrezione. L’invito per questa settimana è proprio questo: affida con fiducia tutto ciò che ti turba nelle mani di Maria, e chiedi con forza e fede che ci sia una risurrezione; non temere di chiedere troppo, abbi fede! Maria è “l’onnipotente per grazia”, quindi nulla è fuori dalle sue possibilità. Cerca di far entrare la luce soprattutto in quelle stanze del tuo cuore che meno sono illuminate: la resurrezione, del resto, ha avuto inizio in un sepolcro, il luogo più oscuro di tutti… Non provare vergogna o timore per quello che Maria può trovare lì, ma chiedi semplicemente luce per le cose che ti sembrano essere immerse nelle tenebre: non è una casa nuova e perfetta quella che ha bisogno di una ristrutturazione, ma quella dove i segni del tempo si fanno presenti. In mezzo a qualunque tempesta della vita, io e te possiamo ripetere con Maria: “ Gesù è risorto; l’ultima parola non è il dolore; l’ultima parola non è la morte; l’ultima parola non è l’ingiustizia; l’ultima parola è Cristo risorto”.[3]
Francesco Simone
[1] https://parusia.net/2021/05/19/il-rosario-la-preghiera-onnipotente/
[2] Cfr. Gv 10, 17-18.
[3] San Giovanni Paolo II.
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