La paura e la consapevolezza dei propri limiti: come la barca a remi può navigare nelle tempeste
Inutile fare i duri, di ansia e paure ne abbiamo tutti, che ne siamo consapevoli o no e non c’è da averne vergogna: la paura, biologicamente parlando, è una risposta adattiva, aiuta gli esseri umani e gli animali a non finire nei guai e li allontana dai pericoli e l’ansia è la risposta fisiologica che, aumentando attenzione e vigilanza, ci prepara ad affrontare una possibile situazione difficile preparandoci ad attaccare o a fuggirla. Allora, se è una cosa normale e, anzi, utilissima, perché abbiamo l’ansia di avere l’ansia e ci raccomandano di non averne?? Ecco, diciamo che accade che la risposta finora descritta come utile e normale, può arrivare ad essere troppo persistente e intensa in situazioni che in realtà non la richiedono e, quindi, invece di aiutarci di fronte ad una minaccia, ci fanno fare cilecca lì dove minacce reali e così grosse non ce ne sono e ci impediscono di vivere o affrontare con il giusto peso e la giusta serenità gli eventi della vita.
#Pillole di Psicologia (belle, vero?). Dunque, il check point in cui il termometro dell’ansietta sale, si vede in tutte quelle situazioni in cui possiamo fare esperienza dei nostri limiti. È facile essere bravi, calmi ed equilibrati quando tutto va bene; ma nei momenti di prova in cui lo stress ci accarezza lo stomaco e proprio certe volte non si vede la via, lì capita che si passa al lato oscuro della forza, si perdono le staffe, ci si scopre indifesi, ci si crede inetti, le onde si alzano, il vento imperversa e…caspita, siamo perduti!
Questo può accadere nei grandi cambiamenti della vita, ma anche nelle “piccole” cose come nelle relazioni o di fronte a nuove sfide, per esempio: sarò in grado di svolgere bene questo compito?… mi licenzieranno?… e se l’esame dovesse andare di nuovo male?… e se io non dovessi piacerle?… e se parlando di fronte a tutto quel pubblico, nessuno mi ascoltasse?…
Ogni cosa che riguarda l’incertezza, la paura, l’insicurezza, quella può essere una piccola grande tempesta.
La barca che si è allontanata con Gesù e i discepoli per passare all’altra sponda [1], domenica scorsa, trasportava uomini che ad un certo punto hanno provato più o meno tutte queste cose. Il mare mosso non era certamente solo fuori, ma anche dentro ciascuno di loro. E Gesù, lì seduto…dormiva!
Sicuramente sapeva che non era ancora arrivata la sua ora, certo. Ma che maleducato è stato a non rassicurare anche gli altri?? Per conformazione, il lago su cui stavano navigando, è soggetto a tempeste di vento (ancora oggi chi lo visita in alcuni periodi dell’anno può trovarsi in una di esse) e, giustamente, i discepoli, vedendo che ormai erano perduti, svegliarono Gesù dicendogli «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» e Lui, dopo aver sgridato la natura che imperversava, risponde quasi come in punta di rimprovero «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Un sacerdote, domenica, ha raccontato che una volta in un volo per l’America latina, l’aereo era scosso da violente turbolenze; tutti erano visibilmente impauriti. Tutti tranne un bambino seduto ai primi posti che giocava col suo game boy nel bel mezzo della tempesta. Alla domanda di uno dei passeggeri sul come fosse possibile che non stava provando paura su quelle montagne russe sospese nel vuoto, il bambino rispose “no, non ho paura. Il pilota è il mio papà”.
Ecco perché Gesù poteva dormire: aveva la certezza di stare al sicuro nel Padre. In ogni situazione della vita, grande o piccola che sia, solitamente la paura prende piede nel nostro cuore quando non si ha Dio come orizzonte. Dio, in Cristo, ha sconfitto la paura: quella della morte, che è la più grande, con la resurrezione, e tutte le altre con la sua misericordia e la libertà che vengono dal suo essere Via, Verità e Vita. Ecco perché prima scrivevamo dell’avere paura “più del giusto”: l’ansia è qualcosa di adattivo, di funzionale e positivo, quando va bene, quando è giusta; ma se non occorre, perché farsi scuotere dalle onde?
Gesù contrappone alla paura la fede. San Paolo dice bene “chi è in Cristo è una nuova creatura” [2] perché la fede ti fa conoscere davvero chi sei, ti aiuta a superare i tuoi limiti…dopo averli visti, certo, altrimenti non si può!
Infine, il passo di Marco si chiude con i discepoli che, dopo la sgridata ai venti, “furono presi da grande timore”. Il timore è il senso del proprio limite abitato da una presenza più grande: Dio onnipotente.
Ricorda che hai un Padre… che qualsiasi cosa accada è Lui il pilota… non accadrà nulla che non sia per te, per la tua salvezza e la tua pienezza. Hai paura che l’esame possa andare male? Sveglialo, Dio, se sta dormendo sulla tua barca! Diglielo. Chiedi a Lui, vedrai la via.
Hai paura che il lavoro che fai ti stia prendendo eccessivamente? Ricordati chi sei! Fa’ memoria dei tuoi talenti e del perché lo hai scelto, qual è la tua vocazione, cosa ti ha attratto.
Hai bisogno di avere una conferma per una decisione che devi prendere? Ricorda che sei figlio e dunque libero! Scegli con pace e poi affida la tua scelta prima a Dio, poi comunicala a chi devi. Se la strada è sbagliata, non tarderà a darti nuove indicazioni!
Ilaria Di Giulio
[1] Marco 4,35-41
[2] 2 Corinzi 5,14-17
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