Siate luce del mondo – La Presentazione di Gesù al tempio
Il 2 febbraio di ogni anno la Chiesa festeggia la Presentazione di Gesù al Tempio.
2023 anni fa, esattamente a 40 giorni dalla nascita di Gesù, come prescritto dalla legge, Maria e Giuseppe si recarono al Tempio di Gerusalemme per consacrare il loro primogenito al Signore.
Essi avevano già compreso la straordinarietà della presenza di Dio nella loro vita, ma rimasero comunque stupefatti alle parole di Simeone, che preso in braccio il Figlio dell’Altissimo, disse: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2, 29-32).
Ciò che colpisce di Simeone è la sua attesa fiduciosa. Egli ha atteso con speranza e fiducia in Dio il trascorrere dell’intera sua vita per incontrare Dio. E quando Dio si è manifestato nella sua vita ha avuto gli occhi limpidi e pronti per accorgersi del Suo passaggio nella sua vita. Papa Francesco si è soffermato proprio sulla pazienza di Simeone dicendo: «[…] Guardiamo da vicino la pazienza di questo vecchio. Per tutta la vita egli è rimasto in attesa e ha esercitato la pazienza del cuore. Nella preghiera ha imparato che Dio non viene in eventi straordinari, ma compie la sua opera nell’apparente monotonia delle nostre giornate, nel ritmo a volte stancante delle attività, nelle piccole cose che con tenacia e umiltà portiamo avanti cercando di fare la sua volontà. Camminando con pazienza, Simeone non si è lasciato logorare dallo scorrere del tempo. È un uomo ormai carico di anni, eppure la fiamma del suo cuore è ancora accesa; nella sua lunga vita sarà stato a volte ferito, deluso, eppure non ha perso la speranza; con pazienza, egli custodisce la promessa – custodire la promessa –, senza lasciarsi consumare dall’amarezza per il tempo passato o da quella rassegnata malinconia che emerge quando si giunge al crepuscolo della vita. La speranza dell’attesa in lui si è tradotta nella pazienza quotidiana di chi, malgrado tutto, è rimasto vigilante, fino a quando, finalmente, “i suoi occhi hanno visto la salvezza” (cfr Lc 2,30)»[1].
Insieme a Simeone vi è anche un altro personaggio, Anna, che è testimonianza della fedeltà totale a Dio e della fiducia nella promessa di Dio per lei. Anna era una donna rimasta vedova dopo soli sette anni di matrimonio e da quel momento in poi decise di dedicare tutta la sua vita a Dio, trascorrendo giorno e notte in preghiera nel tempio. All’età di 84 anni si compì per lei la promessa dell’incontro con Dio.
Simeone e Anna ci insegnano che fondamento dell’amore è la pazienza. Dio ci educa alla pazienza quando non otteniamo immediatamente ciò che chiediamo o non lo otteniamo per nulla. Il primo a essere paziente con noi è Dio stesso. “ […] Dio ci attende senza stancarsi mai. Dio ci attende senza stancarsi mai. E questo è il motivo della nostra speranza. Quando ci allontaniamo ci viene a cercare, quando cadiamo a terra ci rialza, quando ritorniamo a Lui dopo esserci perduti ci aspetta a braccia aperte. Il suo amore non si misura sulla bilancia dei nostri calcoli umani, ma ci infonde sempre il coraggio di ricominciare. Ci insegna la resilienza, il coraggio di ricominciare. Sempre, tutti i giorni. Dopo le cadute, sempre, ricominciare. Lui è paziente’’[2].
Dio che è sempre paziente con noi, ci insegna a essere sempre pazienti con gli altri, a farci carico dei loro problemi, ad avere uno sguardo amorevole che vada oltre il muro dell’offesa e dell’orgoglio. La pazienza di Dio ci consente di sperimentare la Sua misericordia nonostante i nostri continui errori. La nostra pazienza nei confronti degli altri consente loro di sperimentare la misericordia che noi abbiamo ricevuto da Dio. Siamo chiamati a vivere e a donare la misericordia che Dio ci dona in abbondanza ogni giorno.
Ciò che mi colpisce di Dio è anche la sua estrema umiltà: Lui che è Onnipotente, che con un semplice gesto potrebbe distruggere l’esistenza dell’intero Universo, si rende bisognoso di me, di te, del nostro amore così imperfetto. Sulla croce, dopo aver donato la sua vita per me, per te, ci dice “ho sete del tuo amore’’. Al pozzo di Giacobbe si rivolge alla Samaritana dicendo “Dammi da bere, sono assetato del tuo amore, desidero essere amato da te’’.
Che ribaltamento opera Dio! L’amore è riconoscersi umilmente bisognosi dell’amore di Dio e degli altri. Per quanto possiamo essere autosufficienti, per quanto il mondo ci spinga all’individualismo…la nostra natura è di per sé bisognosa di amore, di Dio e degli altri.
Chiediamo a Dio, per l’intercessione di Colei a cui Simeone ha profetizzato “[…] E anche a te una spada trafiggerà l’anima’’ (Lc, 2, 35), di ottenere la grazia di una speranza fiduciosa nella promessa di Dio per noi, che il velo che ci impedisce di vedere la Verità si squarci e che Dio ci renda delle piccole fiaccole che illuminino il mondo con la Sua luce e lo incendino con il fuoco del Suo amore.
[1] PAPA FRANCESCO, Omelia del 2.2.2021. Link: https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2021/documents/papa-francesco_20210202_omelia-vitaconsacrata.html.
[2] ibidem.
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