Categories:

Pasito, pasito…”

Ok, sono sicuro che, vedendo il titolo di quest’articolo, tu l’abbia letto cantando nella mente la famosa “Despacito” di Luis Fonsi e Daddy Yankee. Lo so perché lo stesso è capitato a me scrivendolo! Ma perché ho scelto di attaccare così questo pezzo? Cosa voglio condividerti oggi? Un’altra luce avuta durante il Cammino di Santiago.

Come sai già (se non lo sai, t’invito a recuperare gli altri articoli scritti in merito sul nostro blog!), quest’estate ho partecipato al Cammino insieme ad un gruppo molto variegato, sotto tanti punti di vista: persone proveniente da diverse parti d’Italia, dalla Lombardia alla Puglia, ognuna con un background umano e spirituale diverso e, cosa non secondaria, di età diverse. Quando siamo partiti il primo giorno da Sarria, abbiamo messo subito in chiaro un aspetto: sebbene ognuno avesse avuto il proprio ritmo, sarebbe stato importante ricompattarci dandoci una linea guida comune. Si partiva insieme, ci si sarebbe fermati all’incirca dopo un’ora e mezza, da lì un paio d’ore di cammino prima della nuova sosta. Nel caso in cui ci fossimo separati tanto, il primo del gruppo, all’orario stabilito, si sarebbe fermato in un posto per attendere gli altri. Molti di noi si guardavano negli occhi facendo fatica a credere che non avremmo camminato sempre insieme, l’uno accanto all’altro, perché ci sembrava poco logico: siamo in pellegrinaggio insieme, andiamo insieme! Questa era in parte anche la mia idea, avendo già avuto esperienze da pellegrino con comitive medio-grandi, nelle quali non ci si staccava quasi mai. Presto detto, partiamo e, poco dopo, da gruppo compatto diventiamo un lungo serpentone, mescolatosi perfettamente tra gli altri pellegrini che camminavano accanto a noi. 

Personalmente credevo che avrei fatto molta più fatica ma, per una serie di cause esterne (soprattutto il clima perfetto nonostante fossimo ad agosto), notavo che avessi un buon passo. Il primo giorno è stato strano per tutti perché dovevamo conoscerci meglio e riconoscere il passo degli altri quindi andavamo più o meno insieme. Eppure ti condivido che, qualora provassi a rallentare per aspettare amici un po’ più in difficoltà, mi stancavo molto di più e percepivo lievi dolori altrimenti sconosciuti. Li ho preso coscienza del fatto che quel cammino mi avrebbe istruito molto più di tanti libri spirituali. Perché Dio ci parla così: attraverso aspetti concreti e di vita quotidiana, ci aiuta a vederli sotto la sua luce. Nella nostra vita, spesso frenetica, facciamo una fatica immane a metterci al ritmo di chi sta in difficoltà. Ti faccio alcuni esempi pratici: viaggi a 3000 per tutta la settimana, incastrando appuntamenti anche dove non c’è spazio eppure non riesci a sostare 15 minuti parlando con tua nonna o con una persona anziana che viaggia a ritmi molto più bassi. A scuola o in università sei assorbito dalla routine “lezioni-tirocinio-studio” al punto che, in prossimità di un esame, se ti si presenta un compagno con difficoltà nella preparazione della prova, subito lo allontani o, comunque, fai fatica a rallentare capendo che lui abbia bisogno di un supporto specifico. Potrei fare altri esempi ma credo che il discorso sia chiaro: se hai un buon passo nella vita, ti sarà più semplice accelerare verso chi ti sta davanti anziché rallentare con chi hai dietro. Non è questione di poca empatia o misericordia, è un dato oggettivo.

Io ho viaggiato almeno due giorni di cammino con questo pensiero in testa: vorrei andare al mio ritmo ma allo stesso tempo, condividendo il viaggio con una persona molto importante, ci tenevo tanto a stare con lei, che aveva però un altro passo. Ed ecco che allora esce un po’ il motto del viaggio “Pasito, pasito” ovvero “un passettino alla volta”. In terra iberica, incrociando pellegrini spagnoli, era quasi divertente dircelo tra di noi. Un passettino alla volta e si arriva alla meta. Lo stesso Gesù è l’incarnazione di questo spirito: lui poteva andare a velocità supersonica, poteva evangelizzare tutto il mondo, conoscere molte più persone, visitare molti più villaggi ma, nonostante tutto, andava al suo passo pur avendo a cuore il passo lento di chi lo seguiva, a partire dai discepoli “duri di comprendonio” come direbbe un mio vecchio amico! Gesù ebbe compassione della folla che lo seguiva affamata e, dopo l’insegnamento, le diede il cibo per rifocillarsi. Gesù spesso si ritirava in luoghi solitari per pregare ma non voleva essere un eremita, si ricaricava nel dialogo col Padre per poter avere nuovo slancio verso coloro che avrebbe incontrato. 

Insomma, Cristo non si è mai tirato indietro e aveva trovato il suo equilibrio. Essere proiettato verso l’altro, specialmente il più in difficoltà, ma senza perdere di vista la meta ed il fine del suo viaggio. Allora anche noi cristiani possiamo trarre un insegnamento importante da tutto ciò: ognuno di noi ha un proprio passo, c’è chi si laurea e trova subito lavoro, chi lavora da giovane ma decide di studiare in età matura, chi si sposa ed ha subito un figlio, chi non riesce ad averlo nonostante molti tentativi, ecc. Ognuno di noi ha un ritmo che dobbiamo custodire e rinsaldare, senza dimenticarci di chi amiamo ma che va a marce più basse per una serie di motivi. Però, per essere veramente autentici, non dimentichiamoci di essere noi stessi: mai assumere nella propria vita delle cose che ci vengono “imposte” dall’esterno perché alla fine perderemmo la strada maestra e addio cammino!

Allora amico mio t’invito in questo periodo a fare una verifica sul tuo ritmo di vita: da pochi giorni è ricominciata la scuola, si è tornati a lavoro o nelle aule universitarie quindi si fa più fatica a riprendere il ritmo avuto fino a luglio. Verifica che passo puoi dare oggi, anche a livello di fede. Non aver paura di sentirti lento rispetto ad altri e, al contrario, talmente veloce da sentire come un peso chi ti è stato messo accanto. Guarda a Gesù che amava sostare spesso nelle case e tra le persone comuni. Apprezza il ritmo che puoi portare avanti senza fretta, “pasito pasito” e vedrai che tra non molto, volgendoti all’indietro, faticherai a comprendere quanta strada tu abbia già fatto! A Santiago ci si arriva per step o tappe, all’obiettivo che ti sei prefissato lo stesso! Come mi disse un carissimo sacerdote qualche anno fa: “Senza fretta ma senza sosta!”

Emanuele Giuseppe Di Nardo

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *