Olimpiadi di Parigi e della fede: il cammino
Proseguiamo con la nostra rubrica estiva e, mentre le competizioni olimpiche si susseguono tra gioie e dolori sportivi, con Parusia vogliamo approfittare della pausa d’agosto per riscoprire quelle attività che possono farci bene a livello fisico e non solo. Oggi vorrei approfondire un tema a me molto caro: il cammino. Solitamente associamo all’estate la spiaggia, la musica, le partite a beach volley tra amici, le lunghe camminate in riva al mare: tutte immagini belle ma che solo in parte racchiudono l’atmosfera estiva. Infatti, molti preferiscono andare in montagna o fare delle gite fuori porta nei weekend visitando borghi e città nuove. Eppure non so se a te sia mai capitato ma spesso, ogni qualvolta mi sono ritrovato a stare una giornata intera al mare, seppur divertendomi tanto ed essendo felice di condividere del tempo con persone care, tornavo la sera a casa visibilmente stanco. Anche se non facevo nulla di che mi sentivo un po’ scarico fisicamente. Allora, soprattutto a partire dal 2021, complice anche le misure restrittive per il Covid, ho sviluppato una certa predisposizione alle camminate in montagna. Con un gruppo ristretto di amici, ci si vedeva la mattina presto e zaino in spalla si partiva verso mete sempre nuove.
La camminata in montagna non era semplicemente un’attività fisica, nonostante una serie di vantaggi evidenti a livello di salute, ma diventava un’occasione per “mettersi in cammino”, uscire dalla zona di comfort abituale e condividere una missione con altri. Avevamo un fine ovvero raggiungere un punto ma ciò che ci animava era il viaggio in sé, pieno di imprevisti (più o meno piacevoli) e altrettanto ricco di aneddoti da poter raccontare in futuro. Avrei tanti ricordi da condividerti oggi ma uno in particolare mi viene alla mente: nel maggio 2018, da universitario, presi parte al mio primo pellegrinaggio verso Assisi. Non avevo fatto mai alcun tipo di esperienza simile e mi accorsi della mia goffaggine subito, pochi chilometri dopo la partenza poiché, avendo portato con me solo pantaloni lunghi e pesanti, andai in difficoltà estrema. Ma lì, nella vergogna generale e preso da un senso di inadeguatezza, ho appreso l’arte del lasciarsi amare e guidare da chi aveva più esperienza: un ragazzo che poi sarebbe diventato mio amico mi prestò un paio dei suoi pantaloncini salvandomi e salvaguardando il resto del pellegrinaggio. Durante quei cinque giorni, sotto il sole, in piano o in salita, tra la gente o costretto anche a fare ampi tratti di strada da solo perché non riuscivo a tenere il passo dei più bravi, ho sperimentato quanto il cammino, se vissuto con fede ed immerso nella natura, forgi il proprio spirito. Rimasi da solo in un bosco e, dopo oltre 6 ore di cammino in quella giornata, la mia mente venne invasa da pensieri disfattisti: temevo che non avrei ritrovato la strada maestra, che gli altri si fossero dimenticati di me, che avevo fatto male a partecipare, ecc. Ero quasi in procinto di fermarmi ed aspettare che accadesse qualcosa quando nel cuore sentii forte l’esigenza di pregare. Ero agli inizi della mia vita spirituale e, oltre che a messa e talvolta con il rosario, non pregavo tantissimo. Avevo con me la Bibbia e presi il passo del Vangelo di Giovanni (Gv 15, 1-8) sulla vite e i tralci. Nel senso di smarrimento più assoluto, rimasi folgorato dal passo che dice: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me”.
Non mi sono sentito mai più solo da quel giorno, ogni volta che affronto una situazione scomoda o di “pericolo”, mi ricordo di quella parola che Dio ha riservato a me quel pomeriggio di aprile nel bel mezzo del bosco umbro. Un cammino spirituale o un pellegrinaggio hanno questa forza prorompente: ti mettono nelle condizioni di affrontare una sfida potendo contare su te stesso e su Dio. Non hai comfort, non hai certezze del come e del quando arriverai alla meta, non sai cosa ti possa accadere durante il tragitto ma sai che tutto ciò che accadrà ti aiuterà a superare limiti e sfide personali. E, anche per questo motivo, tra pochi giorni si realizzerà un desiderio che avevo da anni: fare il Cammino di Santiago. So già che sarà una settimana dura a livello fisico e già alcuni pensieri negativi bussano alla porta. Effettivamente, anziché riposarmi nelle due settimane di ferie, ne impiego una intera per fare una cosa dalla quale potrei tornare più stanco di prima. Ma qui viene il bello: io so solo da dove partirò e conosco la meta, il resto va oltre le mie possibilità. Non so se pioverà o se farà caldo, non so se andrà tutto bene o mi sentirò stanco, non so chi saranno i miei compagni di viaggio e quali storie mi racconteranno, non so cosa Gesù vorrà dire al mio cuore in quei giorni ma so che non sarò solo. Il cammino sarà duro ma ne uscirò un uomo nuovo: porterò con me nello zaino alcune intenzioni che m’accompagnano da mesi e la cosa pazzesca è che sono assolutamente certo che tornerò in Italia con novità: forse avrò risolto un dubbio su una scelta da prendere, forse mi porrò altre domande, quelle buone e vere, forse scoprirò molti miei limiti, forse resterò colpito da un panorama. Un po’ come gli Hobbit che, lasciando la Contea, si sono messi in viaggio scoprendo un mondo nuovo e tornando a casa trasformati e rinnovati.
Allora per quest’estate t’invito a prendere la sana e santa decisione di fare un cammino: se non puoi proprio fare un pellegrinaggio di più giorni, ti basterà andare in montagna o in un luogo più tranquillo anche solo per poche ore. Porta con te acqua, un cappello ed una Bibbia. Vai con un gruppo di amici e lasciati rasserenare dalla natura circostante. Se volete, condividetevi le intenzioni per le quali avete deciso di mettervi in viaggio affinché possiate pregare gli uni per gli altri. Pellegrino viene dal latino “peregrinus” che, nel diritto romano, qualificava un soggetto libero non provvisto della cittadinanza romana perché cittadino di qualche Paese assoggettato. Per il cristiano invece il pellegrino diventa chi è libero da tutti i vincoli del mondo per mettersi in viaggio verso Dio. Con questo spirito affronta il cammino che sceglierai e ne uscirai un uomo o una donna nuova. Provalo e poi fammi sapere! Buon viaggio!
Emanuele Giuseppe Di Nardo
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