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Il cammino della Risurrezione (pt. 3)

Dopo la sparizione del corpo di Gesù (Lc 24, 1-12) e dopo la prima apparizione di Gesù a Maria di Magdala (Gv 20), Gesù si è manifestato a due discepoli che procedevano da Gerusalemme verso Emmaus (Lc 24, 13-35).

In questo passo del vangelo, che affronteremo in sette punti, emerge l’ estrema delicatezza e l’incendiaria passione dell’amore di Gesù per i suoi figli.

  1. Il cammino che salva

È molto suggestiva l’immagine del cammino come dimensione che salva. Quanto è benefico lasciare andare le gambe per far fluire anche i pensieri, condividere gli stati d’animo, le preoccupazioni. Quanto è importante ripartire da un passo dopo una caduta. 

C’è una frase che la mia guida spirituale ripete spesso e che mi piace molto: “ogni passo è il possibile di fronte al tutto e allora…passo dopo passo per ritrovare la forza, il coraggio, l’entusiasmo di metterci in cammino’’.

I discepoli erano traumatizzati, smarriti, desolati, delusi perché avevano pensato che Gesù fosse il Signore degli eserciti, il Dio guerriero che avrebbe liberato Israele…invece era stato condannato a morte e a morte di croce. Essi avevano abbandonato tutto per seguire Gesù di Nazareth e ora non c’era più, era stato crocifisso. 

Le loro vite non avevano più uno scopo, un senso.

2. L’umiltà e la delicatezza di Gesù 

In quello smarrimento Gesù si è affiancato ai discepoli, con umiltà ha ascoltato i loro discorsi e ha chiesto loro di condividere ciò di cui stavano parlando. Gesù non si è imposto, ma ha ascoltato, non ha contraddetto i discepoli, ma li ha lasciati esternare tutto il loro dolore, la loro delusione. 

Gesù ha camminato con loro e ha spiegato loro le Scritture.

3. L’amore libero e liberante di Gesù

Mentre camminavano la giornata volgeva al termine, i discepoli erano giunti a destinazione, ma Gesù aveva fatto intendere che “dovesse andare più lontano’’ (Lc 24,28) e allora i discepoli lo avevano invitato a restare con loro. 

L’amore di Gesù per i suoi discepoli è pienamente libero e liberante. Gesù non si impone, non chiede di poter rimanere, ma lascia che siano i discepoli a invitarlo. Emerge anche in questo l’estrema delicatezza di Gesù che mai si impone, ma sempre lascia che siano i discepoli ad aprirgli le porte del loro cuore.

4. Solo gli occhi del cuore riconoscono l’Amore

Solo quando Gesù ha preso il pane, lo ha benedetto, lo ha spezzato e lo ha dato loro, i discepoli lo hanno riconosciuto come Gesù. È molto interessante che solo in quel momento i discepoli lo abbiano riconosciuto, come se le caratteristiche fisiche di Gesù Risorto fossero diverse da quelle del Gesù che avevano conosciuto. Si può dare una duplice lettura di tale evento: 

  • solo gli occhi del cuore possono riconoscere l’amore di Gesù che si è manifestato nel dono del suo corpo e del suo sangue per la nostra salvezza; 
  • Gesù è nelle persone che incontriamo e solo quando ci lasciamo guidare dal cuore possiamo riconoscerlo, altrimenti non ci accorgiamo che siamo di fronte a Gesù.

La sfida che ci è stata lanciata è quella di prenderci cura delle persone che incontriamo nel nostro cammino perché in loro c’è Dio e ci sono state affidate da Dio stesso, in un circolo senza fine di cura reciproca e di amore gratuito.

5. Gesù dimora nei nostri cuori solo se gli concediamo il permesso

Quando i discepoli hanno riconosciuto Gesù, questi è sparito dalla loro vista, ma non perché li avesse abbandonati. Gesù ci ha promesso di restare sempre con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo’’ (Mt 28,20), perciò più che pensare all’abbandono potremmo pensare che Gesù sia entrato nei loro cuori prendendo dimora presso di loro. Nel riconoscerlo i discepoli hanno aperto le porte dei loro cuori e si sono uniti completamente a Dio per diventare sorgente di amore gratuito per il mondo intero.

6. L’amore di Cristo fa ardere i cuori di amore 

In quel momento i discepoli si sono accorti che i loro cuori, mentre avevano conversato in cammino con lo sconosciuto, si erano incendiati. La loro esperienza è comprensibile perché Gesù parla direttamente al cuore e il cuore, che ha una sua intelligenza emotiva, si accorge immediatamente che lì c’è amore, l’amore vero. 

Il cuore se ne accorge e sussulta di gioia. Cor ad cor loquitur.

Possiamo chiedere questo in preghiera: che il nostro cuore arda dell’amore di Cristo, tanto da sperimentare l’urgenza di prenderci cura dei fratelli e delle sorelle, di essere un tutt’uno con Dio per essere fonte di amore gratuito per chiunque incontreremo, per essere un raggio di sole e una ventata d’aria fresca nelle loro vite.

7. L’urgenza dell’annuncio

Come nelle precedenti scene, l’incontro con Cristo suscita come prima azione quella di annunciare agli altri che davvero Cristo è risorto, che davvero Dio ha vinto la morte. 

Possiamo prendere spunto dai discepoli - dalle discepole, da Pietro, da Maria di Magdala, dai discepoli di Emmaus - e annunciare la Risurrezione di Cristo a chi ancora è incredulo. 

Anche noi abbiamo la stessa missione…annunciare la Risurrezione di Cristo al mondo intero…con lo stile di Gesù, con estrema delicatezza, amorevole cura e piena accoglienza di chi abbiamo di fronte.

Buon incontro e buon annuncio!

Francesca Amico

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