La libertà di amare in modo integrale e integrato: Maria di Betania
A grandi passi ci stiamo avvicinando al termine della Quaresima, un intenso periodo di preghiera e di purificazione in cui possiamo sbloccare il livello successivo della nostra vita personale e spirituale. Sì, la fede, la preghiera c’entrano con la nostra vita personale perché siamo fatti di corpo, psiche ed anima. Anche noi, nella nostra essenza, richiamiamo la Trinità, tre dimensioni in un’unica persona.
Proprio per la nostra natura unitaria - così come lo sono Padre, Figlio e Spirito Santo - per vivere una vita piena, immersa nell’umanità e slanciata verso la divinità, è necessario vivere in modo integrale e integrato ogni dimensione.
È necessario allora prendersi cura del corpo perché è tabernacolo dello Spirito Santo.
Il primo passo è accoglierlo - soprattutto nei difetti - e amarlo così come è; il secondo passo è lavarlo con cura e dedizione perché siamo profumo di Cristo e, ovunque passiamo, possiamo lasciare il segno del passaggio di Cristo; il terzo passo è mantenerlo in salute con sana alimentazione e allenamento perché solo così possiamo sperimentare un benessere psicofisico che ci fa risplendere della luce di Cristo.
È necessario prenderci cura anche della nostra psiche, ascoltando quello che pensiamo, quello che viviamo, accorgendoci dei processi e dei ragionamenti che la nostra mente elabora, condividendo quello che scopriamo con gli amici, con persone di cui ci fidiamo e, se possibile, con una psicologa o uno psicologo. Questa è una figura molto importante perché passo dopo passo ci conduce a riscoprire la nostra identità e, prendendo sempre maggiore consapevolezza di noi stessi, possiamo risplendere della nostra unicità, mettendo i nostri talenti al servizio della collettività.
Last, but not least: è necessario prenderci cura della nostra anima.
È una dimensione molto complessa, su cui mi vorrei soffermare contemplando una scena che ha preceduto la Passione di Gesù, ma strettamente connessa ad essa.
È la scena di Maria, sorella di Lazzaro, che improvvisamente sceglie di rompere il suo vasetto di alabastro per pulire e profumare i piedi e il capo di Gesù (Gv 12, 1-11).
È una scena molto intensa perché emerge la scelta di Maria di vivere in modo libero, integrale e passionale il suo amore per Dio.
Non si preoccupa di toccare, lavare i piedi di Gesù e di asciugarli con i suoi capelli davanti ai presenti. Il gesto di toccare i piedi era ed è molto intimo per due motivi:
- i piedi sono la parte più sporca e forse più fragile di noi perché, dovendo sorreggere tutto il peso del nostro corpo, sono sottoposti a continue sollecitazioni;
- l’atteggiamento di Maria di cospargere i piedi di Gesù di un profumo pregiato rimanda a un corteggiamento e, secondo alcune interpretazioni, al desiderio di un’unione sponsale con Gesù.
Da qui deriva la connotazione molto passionale della scena. Maria non ha avuto timore di amare Dio in questo modo e di mostrarlo a tutti.
In questa vicenda si incontrano due libertà integrali:
- quella di Maria di amare a modo suo, anche se questo avrebbe provocato l’indignazione degli astanti - Giuda, per esempio, aveva biasimato il comportamento di Maria perché il profumo di nardo poteva essere venduto per donare poi il ricavato ai poveri;
- quella di Gesù di lasciarsi amare nel modo e nello stile di Maria: Gesù le ha donato la libertà di essere pienamente sé stessa.
È molto interessante anche l’evoluzione di Maria. Quando Gesù aveva raggiunto Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro, Maria era rimasta ricurva sul suo dolore senza manifestare alcuno slancio nei confronti di Gesù, anzi criticandolo perché se fosse arrivato, prima il fratello non sarebbe morto (Gv 11, 21).
Dopo la Risurrezione di Lazzaro, invece, Maria non si è più lasciata braccare dalla paura, l’ha accolta, ma ha scelto di lasciarsi guidare dalla fiducia di essere figlia amata di Dio e ha trovato il coraggio di compiere un atto così dirompente solo per amore, sentendosi pienamente amata e accolta nella sua intimità più profonda.
Maria ha avuto il coraggio di “sprecare’’ il suo vasetto di alabastro, di romperlo, forse con sofferenza, perché tutto il profumo di nardo - un profumo pregiatissimo, molto raro che è prodotto in India - si diffondesse e riempisse la stanza e ogni poro di Gesù, in vista della sepoltura. Se Maria non l’avesse fatto nessuno avrebbe goduto di quella fragranza, neanche Maria stessa.
Qual è il tuo vasetto di alabastro - contenente tutto il tuo amore - che stai trattenendo per paura di perderlo?
Offriamo il nostro vasetto di alabastro a Dio in questa settimana santa che si avvicina, chiediamogli il coraggio di romperlo per cospargere i Suoi piedi e il Suo capo di nardo perché la nostra vita e quella delle persone che ci circondano siano inebriate da questo pregiatissimo profumo.
Affidiamo a Dio il desiderio di vivere quel passaggio che da tanto tempo rimandiamo, ma che giorno dopo giorno diventa un’istanza sempre più insistente.
Buona purificazione e buon passaggio!
Francesca Amico
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