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Il fuoco della fede: santa Caterina da Siena

Mi è capitato recentemente di leggere la storia di santa Caterina da Siena, patrona del fuoco e della gioia. Patrona del fuoco perché chiunque la incontrasse sentiva ardere in sé un fuoco che conduceva alla conversione immediata. Era una donna minuta, rivestita dell’abito domenicano bianco e nero e si cibava di sola Eucarestia, scegliendo di offrire tutte le rinunce al cibo come digiuno per la salvezza della Chiesa, che in quel tempo era una nave avversata da continue tempeste, per ultima anche l’elezione del doppio Papa. 

Patrona della gioia perché nel consumarsi per Cristo risplendeva della luce e della gioia di una vita totalmente donata a Dio.

Caterina era una donna completamente devota e donata a Dio, la cui priorità fu da sempre fare la volontà del Padre e condurre gli altri a compierla. Una donna dal forte temperamento incendiario al punto di seguire l’ispirazione di scrivere lettere ai re, alle regine, ai principi, alle principesse, al Papa, ai vescovi per realizzare il desiderio della pace e il desiderio di ricondurre il Papa a Roma da Avignone (Caterina era analfabeta e, nonostante i continui sforzi della sua maestra, non riuscì a imparare a leggere e a scrivere se non finché Caterina chiese a Dio di insegnarglielo; naturalmente Dio non si tirò indietro, avendole in diverse occasioni già infuso tutta la sua conoscenza teologica tale da consentire a Caterina di sbalordire anche i più competenti teologi). 

Non mancarono le maldicenze sul suo conto fino ad essere accusata di essere una strega, tuttavia Caterina, sebbene soffrisse in silenzio per tutto ciò, rimaneva ferma nel perorare la sua causa: la salvezza della Chiesa al punto di versare il suo sangue - come Cristo - per la sua amata Chiesa.

Il fuoco che ardeva in lei era il fuoco dello Spirito Santo che Dio ha donato anche a ciascuno di noi. Santa Caterina scelse di ardere come una piccola e minuta fiaccola per incendiare tutto il mondo con l’amore di Dio e fu in grado di compiere imprese che umanamente sarebbero state se non impossibili, sicuramente molto ardue e realizzabili solo con l’intervento di numerose persone e in tempi molto più dilatati. In ogni caso, le sue imprese non sarebbero state realizzate in modo così eccellente come compiute da Dio per il tramite di Caterina.

Anche a noi Dio fa una domanda: qual è la priorità nella tua vita? Cosa vuoi compiere con la tua vita? Chi vuoi servire? Al servizio di chi, cosa vuoi mettere i tuoi talenti?

Caterina ha scelto di porre tutti i suoi talenti (tra cui l’ardore, il coraggio, l’amore per Dio) al servizio della volontà di Dio, rischiando giorno per giorno la sua stessa vita. Si è spinta oltre i limiti della sua umanità per compiere il progetto che Dio aveva pensato per lei, progetto che superava di gran lunga i suoi piani e le sue forze, ma che è stato possibile grazie al suo sì in pieno abbandono all’Amore. Certa di questo, Caterina rinvigorì lo spirito di Papa Gregorio XI che, in riferimento al suo trasferimento a Roma, le si rivolse dicendo: “Io…ho paura di non essere un uomo all’altezza di un simile compito’’ e Caterina, con disinvoltura, gli rispose “nessuno lo è […] però, santo padre, chi ha mai detto che voi dovete fare tutte queste cose con la vostra sola forza e il vostro potere? Devo essere io a dire al padre di tutti i cristiani cos’è la fede?’’1.

Anche noi possiamo scegliere di spingerci oltre i nostri limiti per compiere progetti più belli e più grandi di quelli che può immaginare la nostra mente, grazie alla potenza della fede.

La priorità allora è investire sulla qualità della nostra fede e, paragonandola al fuoco, possiamo adottare alcuni accorgimenti:

  1. abbondanza di carta e legnetti: per accendere un fuoco non si può andare al risparmio di carta e di legnetti, se non ve ne sono in abbondanza la fiamma non sarà sufficientemente forte da comunicarsi ad altri ceppi più spessi; così nella fede: se non c’è abbondanza di preghiera libera (anche solo uno sporadico pensiero rivolto a Dio durante la giornata, con delle giaculatorie come “Gesù confido in Te’’, “Signore, tu sei la mia salvezza’’; “Padre, abbi misericordia di me’’; “Mio Dio e mio Signore’’; “Signore, mi dono a te’’; “Padre, si compia in me la tua volontà’’; “Dio d’Amore, ti amo’’) o anche attraverso i sacramenti, la fiammella dell’amore e della fede che arde nel nostro cuore non riuscirà a divampare in un incendio;
  2. lasciare aria: se non circola aria a sufficienza, anche avendo legna in abbondanza, quella legna non arderà e il fuoco si spegnerà; allo stesso modo nella fede: dobbiamo sempre avere un occhio vigile al fine di non cadere nella tentazione del bigottismo; Dio è amore, l’amore è creativo e se è creativo è pienamente libero; vivere con Dio e per Dio vuol dire trovare pienamente sé stessi, trovare il proprio stile di amare, astenendosi dai giudizi sulle persone (pur rimanendo fermi nella verità comunicata con carità) e da un modo farisaico di vivere la fede; Dio è amore anche quando sbagliamo, Dio è con noi anche nelle nostre scelte errate ed è pronto a raccoglierci anche quando lo feriamo, quando ci feriamo e quando feriamo gli altri;
  3. costanza: così come occorre alimentare di volta in volta il fuoco con nuova legna, così vi è la necessità di alimentare la fiamma della nostra fede che deve essere intensa, ardere con potenza - attraverso la vicinanza costante a Dio - perché se pian piano ci spegniamo non saremo più in grado di comunicare quell’amore di Dio agli altri, ma ci spegneremo sempre più; si avvierà, infatti, un processo inverso: non sarà più la fiamma a consumare la legna, ma la legna a consumare la fiamma;
  4. mantenere salda la speranza (la potenza del carbone): anche quando sembra ormai tutto spento senza alcun barlume di fiamma, in realtà ci sono i carboni a darci speranza; la loro resistenza è incredibilmente duratura; è sufficiente custodirli con cura e porre quel briciolo di speranza a cui si aggrappa la nostra anima, quel piccolo legnetto che rimane, quella scheggia di legno, perché - pur debolmente - una piccola fiamma ricompaia e delicatamente torni a riscaldare il nostro cuore che ha rischiato di diventare un gelido cuore di pietra. 

In qualsiasi condizione siamo - di vicinanza o di lontananza da Dio, di amore o di odio nei confronti di Dio - prendiamoci cura della fiammella che è nel nostro cuore, combattiamo perché il nostro cuore mai diventi un gelido pezzo di pietra, ma sempre un pezzo di carne ardente d’amore.

Francesca Amico

1 L. DE WOHL, La mia natura è il fuoco. Vita di Caterina da Siena, Milano, RCS Libri S.p.a., 2011, pp. 342, 343.

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