Categories:

Ricorda i suoi benefici

Il Salmo 103 inizia con questa invocazione: “Benedici il Signore, anima mia / quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia / non dimenticare tutti i suoi benefici”.[1] Ti condivido che, nonostante l’avessi sentito o pregato tante volte, negli ultimi giorni mi sono ritrovato ad interrogarmi sul significato del “non dimenticare” che potremmo rendere anche con il semplice “ricordare”. 

Ti è mai capitato, casomai in una relazione di qualsiasi genere, di vivere a stretto contatto con l’altra persona, condividendo tutto, salvo poi avere un momento di distanza, non per forza negativa, talmente inaspettato da farti quasi tentennare e dimenticare alcune cose belle? Oppure, ti è mai successo di chiedere una luce in preghiera a Dio e, dopo tanto penare, di aver sentito nel cuore la cosa giusta da fare ma, col passare dei giorni ed il sopraggiungere delle difficoltà lungo il cammino, di dimenticare quella parola fino a tornare nel dubbio di partenza? Se hai vissuto tutto ciò, vuol dire che sei vivo e che stai camminando! A me capita spesso di non “ricordare tutti i benefici” ricevuti da Cristo o di pensare solo a quelli che riguardano il mio passato e mai il mio presente. Non è sempre facile avere fede su una parola perché siamo esseri umani che cercano continue certezze e conferme. Forse una persona ti dice qualcosa di dolce ma poi smette di farlo perché te lo dimostra in altro modo, eppure tu sei ancora lì ad aspettare che te lo ridica. 

Oggi con te vorrei fare un semplice ragionamento partendo dall’etimologia del verbo “ricordare”: esso deriva dal latino “recordari”, una parola che al suo interno contiene la particella “re-“ che possiamo tradurre come “indietro” o “di nuovo” e la radice di “cor, cordis” ovvero il “cuore”. Ora, per essere i più semplici possibili, possiamo tradurre “ricordare” come “tornare al cuore”. Per gli antichi era il cuore, e non il cervello, la sede della memoria ma, anche alla luce delle moderne scoperte in campo medico e psicologico, la saggezza antica non era andata molto lontano dalla realtà. Quando ricordiamo degli episodi felici o tristi, certamente espletiamo una funzione psichica ma ciò che ci fa emozionare è il cuore, che accelera o rallenta improvvisamente i battiti a seconda dell’emozione istantanea provata. Ma, sebbene sia facile ricordare un’esperienza vissuta o farci tornare alla memoria dei ricordi con l’aiuto di altri, presenti con noi in quella data circostanza, come facciamo a ricordare, nel momento del bisogno, una promessa che Dio ha fatto a noi nell’intimo del nostro cuore? A quale fotografia ci appelliamo o in quale video cerchiamo un appiglio? 

La Bibbia è piena di rimandi al tema del ricordo, un po’ come abbiamo visto anche con il Salmo in apertura. Come scrisse il Card. Ravasi, “il ricordo nella Bibbia ha una carica ben più forte della nostra memoria di un evento passato. In realtà è un farlo rivivere e comprenderlo nella sua pienezza tant’è vero che la celebrazione della Pasqua è chiamata da Israele il “memoriale” per eccellenza: Dio è entrato nel passato della storia del popolo offrendogli il dono della liberazione dall’oppressione faraonica; questo ingresso è un atto divino e, perciò, è eterno e si ramifica nel tempo. Si ripresenta, quindi, nell’oggi della celebrazione pasquale, ma si proietta anche verso le liberazioni future”.[2] Ma il Nuovo Testamento ci ha lasciato anche un passo nel quale Gesù stesso ci dice come avremmo potuto ricordare tutto il necessario nel momento opportuno quando afferma: «Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (GV 14,26). I due verbi “insegnare” e “ricordare” s’intrecciano tra loro e mostrano che quel “ricordo” è in realtà un messaggio che penetra in profondità nei cuori dei credenti, un po’ come era accaduto a Pietro pentito che «si era ricordato della parola che il Signore gli aveva detto» riguardo al suo tradimento (Lc 22,61) e si era convertito.[3]

Quindi, quando facciamo fatica a ricordare e a tenere nel cuore la motivazione di una decisione presa in preghiera, quel desiderio di fare del bene ma poi accantonato dai mille impegni di lavoro, quella ferma volontà di prendersi cura della tua fidanzata anche quando la stanchezza o il nervosismo prendono il sopravvento, quella speranza riposta in una professione che appare un lontano miraggio, possiamo ravvivare la memoria chiedendo lo Spirito Santo il quale c’insegnerà tutto. Ma, occorre ricordare anche che siamo chiamati a credere e non a vedere semplicemente la realizzazione delle promesse di Dio. Infatti, ci dice san Paolo: “Nella speranza, infatti, siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza” (Rm 1, 24-25).

Quindi, coraggio amico mio, non dimenticare di ricordare che anche tu hai una promessa ricevuta da Cristo e che si potrà compiere solo grazie a te. Ricorda i benefici, ricorda quelle parole che hanno tanto infiammato il tuo cuore nell’intraprendere un nuovo cammino lavorativo, vocazionale, relazionale, ecc. Ricorda che, per quanto le difficoltà possano prendere il sopravvento, non sei solo!

Emanuele Giuseppe Di Nardo 


[1] Traduzione Bibbia di Gerusalemme, CEI 2008.

[2] G. Ravasi, “Il ricordo”, Famiglia Cristiana, 4 agosto 2013.

[3] Idem.

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *