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“Padre, questo è il mio corpo’’l’esperienza dell’Eucarestia

Vorrei condividere con voi un’esperienza che vista oggettivamente potrebbe essere qualcosa di grave, ma soggettivamente è stata per me un’incisiva esperienza positiva.

Stavo partecipando a una messa due settimane fa e i concelebranti avevano scelto di dare l’Eucarestia sotto forma di Corpo e Sangue di Cristo, evento per lo più eccezionale.

Io ero seduta vicino all’altare e ho potuto assistere a una scena che ha interrotto l’armonia di quel momento: parte del vino era caduta a terra.

A giudicare dal susseguirsi delle azioni dei concelebranti e del diacono la vicenda era piuttosto grave.

Il diacono, all’improvviso, aveva lasciato il calice sull’altare ed era corso a recuperare un’ampolla di acqua dal retro dell’altare; un sacerdote, sempre molto delicato nei gesti e nelle parole, si era rivestito di autorità per bloccare la fila che scorreva per comunicarsi; l’altro sacerdote, sempre molto autorevole, aveva lasciato la pisside sull’altare per inginocchiarsi, gettare dell’acqua sul vino e asciugare il pavimento.

A giudicare dall’apprensione che si respirava in quel momento, probabilmente è una scena a cui un sacerdote mai vorrebbe assistere o in cui mai vorrebbe trovarsi coinvolto, ma Dio è più grande di tutto ciò. Per me, assistere a quella scena è stato determinante.

Nel vedere il susseguirsi di quei gesti, l’apprensione dei sacerdoti, la dedizione con cui hanno poi asciugato il vino per terra ho capito che non si tratta solo di vino: è sangue di Cristo. È davvero sangue di Cristo. Non è un simbolo. È sangue di Cristo.

In quel momento la mia mente si è focalizzata sull’immagine di Maria, che straziata dal dolore, stava raccogliendo ogni singola goccia di sangue versata da Suo Figlio per la nostra salvezza. Davanti a quella scena non ho potuto che stare in silenzio e osservare, osservare l’immenso amore di Dio che ha lasciato libero il Suo Unico Figlio di immolarsi per ciascuno di noi perché ciascuno potesse essere figlio di Dio e potesse essere salvato.

Sono rimasta lì a riflettere sul fatto che il sacrificio che si è consumato più di 2000 anni fa, ancora oggi, ogni giorno, si ripete incruento nella celebrazione della messa. Che ancora oggi Dio continua a sacrificarsi per me, nonostante il mio peccato, nonostante tutti i miei errori.

Ancora Dio ha fiducia in me, in tutta l’umanità, ancora perdona e ancora si sacrifica per salvarci, nonostante tutto.

Ancora oggi, c’è qualcuno che fermo nei suoi valori di verità e giustizia, sceglie di vivere imitando Cristo in tutto e per tutto perché sa che il proprio sacrificio, per quanto inutile per alcuni, porterà sicuramente frutto per altri. Sono tante le persone che vivono radicalmente ancorate a Cristo e decidono di mettere in gioco la propria vita, ma oggi vi vorrei riportare uno stralcio di un’intervista a Manfredi e Fiammetta Borsellino, figli di Paolo Borsellino, magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992:

Nostro padre prima di ogni cosa era un buono e di bontà era permeata tutta la sua esistenza. In noi, e in tutti quelli che gli vogliono bene, rimarrà sempre vivo il suo pensiero, la sua umanità, la sua dolcezza e soprattutto il suo amore. Sì, perché nostro padre era in primo luogo amore. Amore verso la famiglia, amore verso tutti. Ed è per amore che papà è morto. “In amore bisogna sempre dare e non ricevere’’: questo diceva papà. Ci ricorderemo sempre di nostro padre e faremo vivere dentro di noi la sua semplicità e la sua umiltà che lo portavano a non avere altri interessi se non la famiglia e l’espletamento del proprio dovere; e il suo dovere primario era fare il magistrato con la massima professionalità e con la massima correttezza. Vogliamo ancora sottolineare che papà è buono, un buono che crede, lavora e muore per i valori, gli ideali e gli insegnamenti che Gesù ci ha trasmesso’’[1].

Paolo Borsellino, con la sua vita, con la sua storia, ci dice “Non abbiate paura, non abbiate paura di morire per i vostri ideali, abbiate il coraggio di lottare sempre, perché sì, potranno uccidervi, ma non potranno spegnere la forza rivoluzionaria del vostro agire.

Come lo è stato di Cristo…i sacerdoti del Tempio hanno cercato di ammutolire Cristo torturandolo, trattandolo come il peggiore dei criminali, crocifiggendolo…ma non hanno potuto fermare la potenza rivoluzionaria del suo Amore che dall’eternità permea l’esistenza’’.

Possiamo chiedere in preghiera il coraggio di fidarci davvero della Parola di Dio, del Suo Amore per noi al punto di ripetere la stessa preghiera che Gesù rivolge al Padre ogni giorno: “Padre, ecco, questo è il mio corpo, spezzalo e fanne dono a chi Tu vuoi’’.

Una preghiera che mette da parte l’io e mette al centro Dio. Una preghiera che davvero ci farà volare sulle vette più alte e farà fiorire la nostra vita come un mandorlo.

Francesca Amica


[1] U. Lucentini, Paolo Borsellino. 1992…la verità negata, Cinisello Balsamo (MI), Edizioni San Paolo, 2022, p. 347.

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