Una rosa che salva
Nelle scorse settimane ho girato l’Abruzzo per fare alcuni lavori. Spesso ho dovuto attraversare soprattutto strade di campagna per raggiungere le varie mete quotidiane e, girando specialmente nella zona di Ortona, Tollo e Canosa Sannita, spesso il viaggio era costellato di rallentamenti a causa di molti trattori che trasportavano i grappoli d’uva appena vendemmiati. I contadini, dopo il raccolto, si dirigevano nelle cantine per depositare i propri carichi ed ottenere così il vino novello. Premettendo che i rallentamenti non erano così piacevoli, tuttavia mi hanno messo nelle condizioni d’interrogarmi sulla bellezza della vendemmia.
Qualche giorno fa ho scoperto una cosa sensazionale sulle viti. Tra tutte le piante da frutto, queste sono le più delicate che si possono trovare in natura, quelle che hanno bisogno di particolare cura e di un costante controllo al fine d’evitare che s’ammalino e non producano frutto. Però, proprio per questa delicatezza naturale, molte volte i vignaioli non riescono a capire se esse siano soggette a qualche malattia se non dopo che i primi sintomi si palesino in modo irrimediabile. Dunque, per quanto un uomo si possa impegnare, è assolutamente difficile prevenire una malattia. Ma qui c’è l’aspetto incredibile: in prossimità di una vigna, vengono piantate delle rose. Perché mai? Perché le rose, essendo ancora più delicate delle viti, svolgono il ruolo di risonanza per eventuali malattie. Se le rose restano sane, la vigna non corre alcun pericolo. Al contrario, se le rose mostrano un malessere, i vignaioli si accorgono subito del problema e possono intervenire tempestivamente per evitare che il raccolto vada a male.
Nella vita di fede accade lo stesso: ogni giorno ci svegliamo e c’impegniamo fino in fondo affinché la nostra fede possa essere coltivata e dare frutto a suo tempo. Ma non sempre ci rendiamo conto di quelle malattie spirituali che s’innescano silenziosamente e che, piano piano, ci corrodono fino a farci stare male. Quando sopraggiunge la malattia, iniziamo a stare male, la nostra vita sembra essere sterile e tutte le fatiche riposte nella cura si vanificano lasciandoci un grande sgomento nel cuore. Tuttavia possiamo cogliere l’esempio dai vignaioli e piantare in prossimità della nostra vigna una rosa che ci permetta di monitorare la temperatura spirituale. La rosa migliore alla quale possiamo fare affidamento è il Santo Rosario. Io sono un testimone diretto di questa cosa: da quando, qualche anno fa, ho preso la virtuosa abitudine di pregare il rosario ogni giorno ho notato come la mia sensibilità spirituale si sia fatta più profonda ma basta smettere di recitarlo per una serie di motivi (soprattutto legati all’assenza di tempo tra il lavoro ed attività varie) per notare come la vigna possa essere soggetta a qualche malattia temporanea che porta all’aridità.
Tutti i più grandi santi della Chiesa hanno rimarcato l’importanza della preghiera come fertilizzante per la propria fede e come antidoto contro i malanni del mondo. Ad esempio, diceva Madre Teresa di Calcutta: “Aggrappatevi al rosario come l’edera si attacca all’albero, perché senza la Vergine non possiamo reggerci in piedi”. Una frase semplice ma ricca di grande luce e verità! Lo scorso sabato abbiamo commemorato Maria Vergine del S. Rosario: una ricorrenza particolare che ci ricorda come, senza lo sguardo e l’intercessione amorevole di Maria, non possiamo dare frutto nella nostra vita. Maria è la stessa che si rivolge a Gesù nelle nozze di Cana perché era terminato il vino al banchetto nuziale. Alle volte c’impegniamo ma il vino non basta, altre volte invece la vendemmia è abbondante ma, per una serie di fattori, sul più bello il vino finisce. Maria sta sempre lì accanto a noi a ricordarci che, come otri vuoti, solo attraverso la preghiera possiamo lasciarci ricolmare dal vino nuovo che è la fede in Cristo.
Allora per questa settimana t’invito a trovare del tempo per piantare una rosa davanti alla tua vigna: provando a recitare ogni giorno il Rosario (non per forza tutto di fila ma anche frammentato in decine nelle varie fasi libere della giornata), in realtà stai facendo un investimento sulla tua vita di fede affinchè tu possa essere più sensibile a qualche momento d’aridità e poter intervenire tempestivamente prima che la pianta s’ammali in modo irreversibile. Perché, come disse Suor Lucia di Fatima, “non c’è nessun problema, non importa quanto sia difficile, che non possiamo risolvere con il Rosario”.
Emanuele Giuseppe Di Nardo
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