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Il discernimento, il dono di essere figli liberi e amati (ultima parte)

L’arte del discernimento (che si può imparare, vivendo attraverso di esso una vita spirituale sempre più bella e ordinata) non si ferma al discernere la scelta e a realizzare la conseguente azione. 

Due sono le attenzioni da mantenere dopo lo svolgimento dell’azione: la verifica delle conseguenze dell’azione e la vigilanza.

Se l’azione implica una pace duratura allora l’ispirazione e l’azione provengono da Dio. Oltre al criterio della pace si possono valutare altri tre aspetti per giudicare se l’ispirazione proviene da Dio:

  1. la scelta è stata frutto di gratitudine verso Dio: “La decisione viene considerata come un possibile segno di risposta all’amore e alla generosità che il Signore ha nei miei confronti. Non nasce da paura, non nasce da un ricatto affettivo o da una costrizione, ma nasce dalla gratitudine per il bene ricevuto, che muove il cuore a vivere con liberalità la relazione con il Signore’’[1];
  2. il sentirsi al proprio posto nella vita: si sperimenta “quella tranquillità [di dire] “Sono al mio posto”, sentirsi parte di un disegno più grande, a cui si desidera offrire il proprio contributo […] l’uomo può riconoscere di aver trovato quello che sta cercando quando la sua giornata diviene più ordinata, avverte una crescente integrazione tra i suoi molteplici interessi, stabilisce una corretta gerarchia di importanza e riesce a vivere tutto ciò con facilità, affrontando con rinnovata energia e forza d’animo le difficoltà che si presentano’’[2];
  3. l’assenza di possessività: “Il fatto di rimanere liberi nei confronti di quanto deciso, disposti a rimetterlo in discussione, anche a rinunciarvi di fronte a possibili smentite, cercando di trovare in esse un possibile insegnamento del Signore. Questo non perché Lui voglia privarci di ciò che ci è caro, ma per viverlo con libertà, senza attaccamento. Solo Dio sa che cosa è veramente buono per noi. La possessività è nemica del bene e uccide l’affetto […] Possiamo amare solo nella libertà, per questo il Signore ci ha creato liberi, liberi anche di dirgli di no. Offrire a Lui ciò che abbiamo di più caro è nel nostro interesse, ci consente di viverlo nella maniera migliore possibile e nella verità, come un dono che ci ha fatto, come un segno della sua bontà gratuita, sapendo che la nostra vita, così come la storia intera, è nelle sue mani benevole’’[3].

Dopo aver verificato che l’azione che abbiamo compiuto sia realmente buona, occorre restare vigili perché altrimenti il maligno ha gioco facile. Il maligno utilizza sempre lo stesso schema: rimane lì appollaiato finché noi siamo vigili e finché tutto va a gonfie vele. Solo quando cominciamo a barcollare nel nostro rapporto con Dio, egli sferra il suo attacco per vincerci.

Vigliare il cuore, perché la vigilanza è segno di saggezza, è segno soprattutto di umiltà, perché abbiamo paura di cadere e l’umiltà che è la via maestra della vita cristiana’’[4].

Per quanto possa sembrare complicata l’arte del discernere, in realtà non lo è se ci alleniamo a farlo ogni giorno in ogni singola scelta e se ci avvaliamo di alcuni strumenti:

1. la Parola di Dio e la dottrina della Chiesa

           “Esse ci aiutano a leggere ciò che si muove nel cuore, imparando a riconoscere la voce di Dio e a distinguerla da altre voci, che sembrano imporsi alla nostra attenzione, ma che ci lasciano alla fine confusi. La Bibbia ci avverte che la voce di Dio risuona nella calma, nellattenzione, nel silenzio. […] La voce di Dio non si impone, la voce di Dio è discreta, rispettosa, […]  la voce di Dio è umile, e proprio per questo pacificante. E solo nella pace possiamo entrare nel profondo di noi stessi e riconoscere i desideri autentici che il Signore ha messo nel nostro cuore. Leggere la Bibbia, leggere un pezzo, uno o due pezzetti della Bibbia, sono come piccoli telegrammi di Dio che ti arrivano subito al cuore. La Parola di Dio è un po’ […] un vero anticipo di paradiso. E lo aveva ben compreso un grande santo e pastore, Ambrogio, vescovo di Milano, che scriveva: «Quando leggo la Divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel paradiso terrestre» (Lett., 49,3). Con la Bibbia noi apriamo la porta a Dio che passeggia’’[5];

2. relazione affettiva con Dio

Il cuore parla al cuore, e questa è un altro aiuto indispensabile e non scontato. Molte volte possiamo avere unidea distorta di Dio, considerandolo come un giudice severo […] Gesù, al contrario, ci rivela un Dio pieno di compassione e di tenerezza, pronto a sacrificare sé stesso pur di venirci incontro, proprio come il padre della parabola del figlio prodigo (cfr Lc 15,11-32).

[…] Lamicizia con Dio ha la capacità di cambiare il cuore; è uno dei grandi doni dello Spirito Santo, la pietà, che ci rende capaci di riconoscere la paternità di Dio. Abbiamo un Padre tenero, un Padre affettuoso, un Padre che ci ama, che ci ha amato da sempre: quando se ne fa esperienza, il cuore si scioglie e cadono dubbi, paure, sensazione di indegnità. Nulla può opporsi a questo amore dellincontro con il Signore’’[6];

3. il dono dello Spirito Santo

Lo Spirito Santo è quello che ti dà vita allanima! Lasciatelo entrare. Parlate con lo Spirito così come parlate con il Padre, come parlate con il Figlio: parlate con lo Spirito Santo – che non ha niente di paralitico! In Lui c’è la forza della Chiesa, è quello che ti porta avanti. Lo Spirito Santo è discernimento in azione, presenza di Dio in noi, è il dono, il regalo più grande che il Padre assicura a coloro che lo chiedono (cfr Lc 11,13). E Gesù come lo chiama? Il dono”.

Anche se siamo in peccato mortale non dobbiamo “mai lasciare questo dialogo con lo Spirito Santo. E con questi aiuti, che il Signore ci dà, non dobbiamo temere. Avanti, coraggio e con gioia!’’[7];

4. l’accompagnamento spirituale

La conoscenza di sé è un aspetto primario e fondamentale per un buon discernimento, tuttavia “Guardarsi allo specchio, da soli, non sempre aiuta, perché uno può alterare limmagine. Invece, guardarsi allo specchio con laiuto di un altro, questo aiuta tanto perché laltro ti dice la verità – quando è veritiero – e così ti aiuta’’[8]. Questo è il compito dell’accompagnatore spirituale che per dirigere bene la nostra anima ha bisogno di conoscere i lati più nascosti di noi. In questo occorre una grande umiltà per riconoscersi fragili. Benché difficile da accettare, nel momento in cui accogliamo la nostra fragilità ci accorgiamo che è il nostro più grande tesoro perché essa, “quando viene offerta a Dio, ci rende capaci di tenerezza, di misericordia e di amore’’[9].

L’accompagnamento spirituale, se è docile allo Spirito Santo, aiuta a smascherare equivoci anche gravi nella considerazione di noi stessi e nella relazione con il Signore, spostando la nostra attenzione su aspetti che magari riteniamo marginali ma che in realtà sono estremamente significativi nella nostra vita.

Un elemento fondamentale perché l’accompagnamento sia fruttuoso è la comunità. “Scopriamo di essere figli di Dio nel momento in cui ci scopriamo fratelli, figli dello stesso Padre. Per questo è indispensabile essere inseriti in una comunità in cammino. Non siamo soli[…] Come nel racconto evangelico del paralitico, spesso siamo sostenuti e guariti grazie alla fede di qualcun altro (cfr Mc 2,1-5) che ci aiuta ad andare avanti, perché tutti noi alle volte abbiamo delle paralisi interiori e ci vuole qualcuno che ci aiuti a superare quel conflitto con laiuto.

[…] La Vergine Maria è maestra di discernimento: parla poco, ascolta molto e custodisce nel cuore (cfr Lc 2,19). […] E le poche volte in cui parla lascia il segno. Per esempio, nel Vangelo di Giovanni c’è una brevissima frase pronunciata da Maria che è una consegna per i cristiani di tutti i tempi: Fate quello che vi dirà” (cfr 2,5).

[…] la Madonna non prende niente per sé, segnala Gesù. Fate quello che Gesù vi dice: così è la Madonna. Maria sa che il Signore parla al cuore di ciascuno, e chiede di tradurre questa parola in azioni e scelte. Lei ha saputo farlo più di ogni altro, e infatti è presente nei momenti fondamentali della vita di Gesù, specialmente nellora suprema della morte di croce’’.

La voce del Signore è una voce che dona pace, incoraggia e rassicura nelle difficoltà. 

Nella Bibbia per ben 365 volte è riportata la frase “Non temere’’, come se Dio ogni giorno ci dicesse “Non temere, Io sono con te’’.

Vi auguro di sperimentare la bellezza del discernimento per immergervi totalmente nella vita, per viverla con intensità divina e per spiccare il volo verso il Paradiso, con la grazia di Dio e con la tenerezza di Maria.

Francesca Amico


[1] PAPA FRANCESCO, Catechesi sul discernimento. Catechesi di Papa Francesco dal 31 agosto 2022 al 4 gennaio 2023, pag. 33

[2] ivi, pagg. 33,34.

[3] ivi, pag. 34.

[4] ivi, pag.  38

[5] ivi, pagg. 39,40.

[6] ivi, pag. 40.

[7] ivi, pag. 41.

[8] ivi, p. 42.

[9] ibidem.

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