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Onda Energetica Padre-Figlio: quando non c’è più niente da fare

Oggi vogliamo chiudere questo ciclo di articoli a tema Dragon-Ball con uno dei momenti che io, personalmente, ritengo maggiormente significativi di tutta la serie. 

Siamo ancora nella saga di Cell, il combattimento finale. Cell si sta dimostrando davvero l’essere perfetto. Tutti i guerrieri che hanno provato a combatterlo hanno fallito. Goku stesso si è sacrificato per riuscire a sconfiggerlo, senza però avere successo. Resta solo Gohan, con un braccio spezzato e solo metà della sua forza. Cell si prepara a lanciare la sua onda energetica, consapevole ormai di aver vinto. E allo stesso modo, Gohan è consapevole di aver perso. Non c’è più nulla che possa fare.

E quindi fa l’unica cosa sensata: si arrende allo stato delle cose.

E forse questo è qualcosa che potrebbe essere successo o potrebbe succedere anche a noi. Magari, infatti, ci ritroviamo in una situazione che non ci piace, che non ci fa stare bene o che ci mette ansia. Abbiamo fatto di tutto per cambiarla, abbiamo chiesto aiuto ai nostri amici, ai nostri conoscenti, ai nostri genitori e così via, ma nulla di tutto questo sembra bastare. Semplicemente, ci troviamo davanti ad una situazione davanti alla quale siamo impotenti.

Può essere forse sul posto di lavoro, per un’assunzione o una promozione che tanto desideriamo, può essere per una ragazza o un ragazzo che ci piace ma non siamo sicuri che questa persona ci ricambi o per mille altri motivi. Sono tutte situazioni in cui, semplicemente, il risultato, per quanto ci impegniamo, non dipende da noi. Non importano i nostri talenti, i nostri doni e capacità. Semplicemente l’esito è nelle mani di qualcun altro. 

Ma ecco che quando Gohan si arrende, prende consapevolezza che lui non può fare nulla davanti a questa situazione, che il destino è segnato, accade qualcosa. Sente una voce dall’alto, una voce che nessun altro sente: la voce di Goku, la voce di suo padre. 

E che cosa gli dice Goku? Non avere paura, tu ce la puoi fare. Ancora, colpisce come il tono di voce di Goku non è minimamente preoccupato, ed anzi, per tutto il tempo sorride. E il motivo per cui lo fa è semplice: ha così tanta fiducia in Gohan che non è preoccupato. Ma ha fiducia in Gohan anche per un altro motivo, perché sa che ci sarà lui ad aiutarlo. 

Rinfrancato dalle parole del padre, Gohan lancia la sua onda energetica, ma non basta. Cell continua ad essere più forte. Ma ecco che, alle sue spalle, spunta Goku ad aiutarlo, ed insieme sconfiggono il nemico. 

Lo stesso vale nella nostra vita. C’è solo una cosa che possiamo fare nelle situazioni come questa, in cui il risultato non dipende da noi ma da qualcun altro: pregare! Proprio come Gohan prega suo padre, così anche noi possiamo pregare nostro Padre.

La stessa Bibbia, nel salmo 33, ci parla di una situazione del genere, quando dice: 

Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore.

Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare.

Ecco, l’occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia,

per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame”.

Un forte esercito, un buon cavallo, il vigore, cioè le nostre forze, i nostri doni, certamente necessari per risolvere le questioni della nostra vita. Ma a volte non sono sufficienti, non possono salvare. 

Ma il Padre si. Spesso però, siamo noi che abbiamo paura di chiedere aiuto a Dio. Voliamo basso nelle richieste, perché, infondo, abbiamo paura di restare delusi. 

Preghiamo dicendo: “Signore, fammi assumere da quell’azienda, ma anche se non lo fai io lo capisco, perché dopotutto ci sono cose più importanti a cui pensare che proprio quel posto di lavoro”. Viviamo di una finta mitezza, che in realtà nasconde una grande rassegnazione. Non chiedo troppo per evitare di rimanere deluso. Non mi spingo a chiedere quello che voglio, altrimenti se il Padre non me lo dà, ci rimango male e non vale la pena. Meglio chiedere a ribasso e accontentarsi. Perché, infondo, so che Dio non mi esaudirà…perché dovrebbe?

E questo è il grande inganno! Se quando preghiamo abbiamo la pretesa di sapere che Dio non ci esaudirà, ci manca ancora un passo importante da fare nella fede: accettare che Dio è nostro Padre e come tale, non vuole che chiediamo a ribasso, ma al rialzo. Quando eri piccolo e andavi da tuo padre a chiedergli qualcosa, ad esempio un nuovo telefono, e non gli chiedergli il Nokia 3310, ma l’ultimo IPhone. Forse ricevevi una risposta negativa, ma fino all’ultimo chiedevi, speravi, contrattavi. Quindi permettimi di farti una domanda: perché con Dio dovrebbe essere diverso?

Gesù stesso, al Padre, ha avanzato la richiesta più alta di tutte: quella di evitare la passione. “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42).

La sua non è una preghiera rassegnata di un figlio che pensa: nel dubbio chiedo, ma con la certezza che non lo farai. 

La preghiera di Gesù invece è ricca di fiducia verso il Padre e quello che gli sta dicendo è: Padre, se vuoi, tu puoi evitare che io patisca la passione, ma sono consapevole che la tua volontà è migliore della mia. Io ti chiedo di evitarla con tutto il mio cuore, ma se tu vorrai altrimenti, sarà perché hai un progetto migliore del mio.

E difatti così è, Gesù è costretto a sottoporsi alla passione, la sua richiesta non viene accolta, ma non c’è delusione, perché il piano del Padre era migliore: era la salvezza del mondo attraverso la morte e resurrezione di Cristo. 

Non a caso Gesù più volte nel vangelo dirà: “Chiedete quello che volete e vi sarà dato”. Che non vuol dire chiedere “a cavolo”, vuol dire chiedere per ciò che davvero desideri, per ciò che davvero vuoi. E il Padre, stanne certo, ti esaudirà, perché a Lui importa dei nostri desideri molto più che a noi. E se dovessi rimanere deluso, abbi una certezza, ed è che è perché ha in serbo un progetto migliore.

Ti invito allora, in questa settimana, a pregare con lo stesso cuore di Gesù. Cos’è che desideri veramente? Chiedilo senza aver paura, con una consapevolezza: Dio è tuo Padre. 

Antonio Pio Facchino

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