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Un lavoro come missione

Lunedì scorso, in occasione della festa del 1 Maggio, Francesco ha scritto un articolo molto bello ed illuminante che ha colpito anche tutti noi di Parusia. Se non l’hai letto, t’invito a recuperarlo perché parla di come poter vivere con profitto e pienezza il lavoro quotidiano. Prendendo spunto dalle sue parole, la settimana scorsa ho provato a mettere in pratica alcuni suoi consigli quando lavoravo. Ma non vedevo miglioramenti lampanti nelle mie occupazioni quotidiane. 

Finché mercoledì è avvenuta la svolta: sono andato a Pescara a prendere delle misure in un ufficio di Poste private perché la cliente doveva rifare l’insegna ed altri lavori interni. Con l’occasione, decisi di portare con me un pacco che avrei dovuto consegnare a Roma per un progetto di ricerca in università. Mentre stavo lì ad appuntarmi tutte le cose da fare, la titolare dell’ufficio preparava il mio pacco e, cercando l’intestazione alla quale farlo recapitare, si mette a leggere per sommi capi quale fosse il mio progetto. Ad un certo punto mi chiede: “Emanuele, qual è il tuo sogno a breve termine nella tua vita?”. Io le condivido che sarebbe quello di diventare ricercatore, aggiungendo che proprio attraverso questo faldone che stavo inviando si sarebbe giocato un grande pezzo del mio futuro. In quel momento accade qualcosa di speciale. Questa signora, Ramona, si ferma, si fa un segno di croce e mi dice: “Il mio lavoro è come una missione, si occupa di mettere in relazione delle persone facendo spedire e recapitare dei pacchi. Ma ci sono pacchi speciali e, quando mi rendo conto che essi contengono qualcosa di davvero importante, essi stessi diventano importanti anche per me. Per questo motivo, ti accompagno anche con la preghiera affinché questo tuo progetto vada in porto e lo benedico”.

Ti condivido che per un attimo si è fermato il mondo! Questa sua condivisione mi aveva letteralmente spiazzato perché venivo da giorni di grande tribolazione, durante i quali non c’era nulla che andasse per il verso giusto. Stavo riscontrando tanti intoppi burocratici che rallentavano la deposizione del progetto e stavo perdendo la speranza. Ma, attraverso Ramona, ho sentito proprio la Provvidenza di Dio Padre, pronto a darmi un segno forte della sua presenza come se volesse dirmi: “Ti affanni quotidianamente ma sappi che io veglio su di te, che sei mio figlio, e non temere. Lungo il tuo cammino, ho messo persone che ti aiuteranno al tempo opportuno”. Finisco di prendere le misure, la ringrazio e vado via molto più rinfrancato. Il giorno dopo, sempre a lavoro, succede un altro fatto incredibile: dovevo fare un montaggio in esterna con un mio collega e, come capita spesso, ci ritroviamo, durante il lavoro, a condividere molto, anche tematiche di fede. Lui, che scherza spesso sul fatto che sia cristiano e sul fatto che io molte volte veda la Provvidenza dove per molti c’è solo il caso o la fortuna, mi stava aiutando mentre ero sulla scala. Ad un certo punto, la prolunga alla quale era collegato un macchinario finisce e non potevano concludere il lavoro. Mi dice: “Ema, il filo non arriva fin dove sei tu. Come facciamo a finire le rifiniture?”. Io ero sulla scala, un po’ sovrappensiero, e gli rispondo scherzando: “Dai, che adesso la Provvidenza ci aiuta”. 

Dopo cinque minuti, scendo e incredibilmente il cavo, forse rimasto impigliato sotto una porta, s’allunga quel tanto che bastava per arrivare al punto più scomodo. Io non me ne rendo conto ma lui esclama: “Ema, la Provvidenza! Questa non è fortuna, è proprio Provvidenza”. Ci guardiamo e ci scambiamo una risata veloce. Eppure, mentre lavoravo, riflettevo su come anche il quel caso Dio avesse agito attraverso persone a me vicine.

Ti ho raccontato questi due aneddoti perché mi hanno illuminato nel momento della prova: quando vivi il lavoro come missione, quando senti che quello che fai non è semplicemente finalizzato ad ottenere uno stipendio ma è uno strumento attraverso il quale tu puoi lasciare un segno nella vita di chi ti sta davanti, inizi a vivere la tua professione con una grazia speciale. Ti rendi conto che non sei più tu solo a decidere cosa vuoi fare nella vita ma sperimenti una spinta interiore che ti fa uscire da te stesso per andare incontro all’altro. Quando vivi il lavoro come missione, non pensi ai limiti o ai rischi ma solo alle opportunità di testimoniare Cristo. Anche nel lavoro più umile e pratico, come il mio ad esempio. Se trovi la tua missione, non c’è difficoltà che regga perché il cuore parla chiaro e ti dice: “Lo faccio per Cristo, con Cristo e come Cristo. Vado avanti anche quando non ho molta chiarezza, anche quando mi mancano quelle certezze di fondo, anche quando do tanto e sembra che non raccolga nulla”.

In questa settimana t’invito a fare una cosa molto pratica: prima d’andare a lavoro, chiedi a Dio Padre di sperimentare la tua occupazione come una missione, cercando di metterti in gioco per un bene superiore. Ma soprattutto chiedigli la capacità di scorgere piccoli attimi di Provvidenza in modo da rendere più entusiasmante ciò che fai. Poi, cosa non meno importante, prega prima di ogni lavoro. Non con le litanie o le preghiere formali, bensì con il cuore. Tipo così: “Oggi Padre ti offro questo lavoro o queste pagine da studiare in vista dell’esame. Forse non mi piaceranno, forse non mi arricchiranno. Ma te le offro ugualmente perché il mio lavoro possa essere utile agli altri, anche a chi non conosco. Rendimi tuo strumento e mandami”. Vedrai meraviglie!

Emanuele Giuseppe Di Nardo

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