L’amore misericordioso di Dio (pt. 2)
Quando Dio progettò la creazione dell’uomo scelse di formarlo a sua immagine e somiglianza (Gen 1, 26), ma quando poi effettivamente lo creò, lo creò a sua immagine (Gen 1, 27). Questa piccola, ma non lieve differenza, non è casuale. Infatti, Dio, nel suo immenso amore per noi, ha scelto di lasciarci la libertà di essere simili a Lui oppure no.
Naturalmente ha poi previsto lo strumento attraverso cui poter essere simili a Lui, ossia il Battesimo. Attraverso di esso non solo siamo a immagine di Dio (come tutti gli essere umani), ma siamo immessi nella capacità di essere a somiglianza di Dio.
La nostra natura umana, però, a causa della sua fragilità è portata spesso ad allontanarsi da Dio, a dividersi da Lui a causa del peccato, anche se Dio non ci abbandona mai, neanche quando lo rifiutiamo. Dio è sempre fedele. San Paolo nella lettera ai Romani ci dice che neanche la morte – intesa anche come peccato – ci separerà dall’amore di Dio (Rm 8, 35-39), il quale ha fissato per noi, sulla croce, il suo abbraccio misericordioso per l’eternità.
Tuttavia, Dio che è previdente ci ha concesso un altro fondamentale strumento per tornare a Lui, al candore di figli di Dio dei neo battezzati: la Confessione.
La Confessione è l’inizio della nostra guarigione. Con la Confessione torniamo a sperimentare l’amore misericordioso di Dio che diventa perdono. Torniamo a essere non solo a immagine, ma anche a somiglianza di Dio e ci reimettiamo in quel tornado d’amore in cui vivono Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, uscendone infuocati dall’amore divino.
Una volta fatta esperienza della misericordia, siamo chiamati a essere missionari della misericordia nel mondo. Ciò che ci è richiesto è solo il desiderio di essere simili a Dio, di lasciarlo abitare nel nostro cuore rinunciando a tutto ciò che ci allontana da Dio. Sarà allora che ci accorgeremo che il nostro cuore si sarà allargato, proverà compassione dinanzi alle difficoltà e necessità dell’altro, tanto da essere presi da tristezza “alla vista delle altrui miserie […] come se si trattasse della [nostra] propria miseria. E da ciò proviene che [ci] si adoperi a rimuovere l’altrui miseria. È questo l’effetto della misericordia’’[1].
La misericordia è il sentimento che più di tutti si apprezza in Dio che lo possiede nel massimo grado e ha preso volto umano per mezzo del Figlio Gesù Cristo, il quale in più occasioni nel Vangelo è stato mosso da pietà nei confronti dei peccatori concedendo il perdono, come nel caso dell’adultera (Gv 8,1-11) o di Zaccheo (Lc 19, 1-10).
La misericordia va a braccetto con la giustizia, ma mentre la seconda inerisce al dare a ciascuno ciò che gli spetta presumendosi un diritto a ciò, la misericordia è dono gratuito anche per chi è indegno. La creazione, per esempio, è un atto di misericordia, non di giustizia “La giustizia consiste nella retribuzione dei meriti e perciò nella creazione non si può parlare di giustizia […] invece nell’opera della creazione si può parlare di misericordia perché, creando, Dio toglie il più grande di tutti i difetti, vale a dire il non essere […]’’[2] e ancora, Tommaso d’Aquino ci ricorda che “[…] essendo Dio, per l’abbondanza della sua bontà, eccellentissimo datore […] conviene che i suoi doni oltrepassino sempre la misura proporzionata a noi che riceviamo. Perciò Dio ci dà sempre dei beni più di quanto noi meritiamo […] è proprio di Dio l’aver sempre misericordia e il perdonare, come dice la Chiesa in una sua orazione’’[3].
Il più grande atto di misericordia di Dio è stata la scelta libera del Figlio di donare la sua vita per te, per me, per la nostra salvezza. Dio si è spogliato della sua regalità, si è fatto uomo, servo di tutti, si è immerso nel Giordano (dove simbolicamente tutti i battezzati erano stati lavati dai loro peccati), si è fatto carico di tutti i nostri peccati ed è morto in croce per noi, vincendo il peccato, vincendo la morte, vincendo il male. Dio ha già vinto per te. Dio ti ha già salvato.
“Nel modo con cui Dio volle che mediante la soddisfazione l’uomo venisse riparato si mostra egregiamente la sua misericordia; perché non ha voluto solamente che fosse rimossa la colpa ma volle anche ricondurre integralmente alla dignità originaria la natura umana’’[4]. Dio ha voluto ricondurci alla situazione di beatitudine vissuta da Adamo ed Eva prima che si lasciassero contaminare dal peccato.
La notizia meravigliosa di tutto questo è che anche oggi possiamo fare esperienza della misericordia di Dio, possiamo tornare alla nostra dignità originaria per il mezzo della Confessione. È un sacramento preziosissimo a cui la Chiesa consiglia di accostarsi almeno una volta al mese.
Molto spesso capita di pensare che nella Confessione si riveli la parte più intima e umiliante di noi a un’altra persona, potendo fare questo direttamente con Dio evitando così l’intermediazione di un’altra persona. In realtà, il sacerdote confessa in persona Christi: non siamo di fronte a una persona qualunque, ma stiamo aprendo il nostro cuore a Cristo, così come crediamo che per “mistero della fede’’ il pane e il vino che sono consacrati durante la celebrazione eucaristica diventino corpo e sangue di Cristo. Certo, non è un dato apprezzabile tramite la nostra razionalità, ma solo tramite la fiducia nella Parola di chi è morto per te, per me.
Nel momento in cui non riusciamo ad avere totale fiducia in Dio, nella Sua Parola, nella Sua volontà, possiamo fermarci qualche minuto davanti al Crocifisso e guardare cosa ha fatto Dio per te, per me. Si è spogliato della sua regalità, si è fatto uomo, si è fatto ultimo degli ultimi, si è lasciato incatenare, sbeffeggiare, crocifiggere (come il peggiore dei peccatori), morire schernito da tutti coloro che fino a qualche giorno prima l’avevano acclamato…il tutto perché? Per donarti, per donarmi la vita eterna, la salvezza eterna. Davanti a un amore così come si fa a non avere fiducia in Dio?
Possiamo definire la Confessione come “l’accettazione consapevole della volontà di Dio e la rinuncia al mondo che rende schiavi e degrada. La Confessione è l’accettazione del mondo della salvezza, della luce, della pace e dell’amore e il rifiuto del mondo delle tenebre, dell’odio e della discordia […] la Confessione è dunque il momento del ritorno e della rinnovata accettazione del paradiso terrestre. È l’inizio della costruzione di un mondo nuovo. È il momento in cui Dio ottiene di nuovo il diritto di entrare nella nostra vita. È il momento in cui Dio può prendere il primo posto nella nostra vita’’[5].
La Confessione è il ritorno del figliol prodigo a casa per cui il Padre, pieno di gioia, dopo un’attesa di lunghissimi anni, nonostante ormai la tarda età e i numerosi acciacchi, ormai cieco, corre fuori di casa per andare incontro al figlio appena visto all’orizzonte.
È l’inizio di una bellissima festa in cui Dio non ci lascia neanche spiegare il perché ci siamo allontanati, ma solo gioisce per il nostro ritorno a Lui.
Possiamo accostarci con più frequenza possibile alla Confessione in questo periodo di Quaresima per tornare alla casa del Padre, per fare esperienza della sua immensa misericordia e per iniziare una nuova vita nella pace, nella gioia e nell’amore.
Francesca Amico
[1] TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, I, q. 21, a. 3.
[2] ivi, IV Sent., d. 46, q. 2, a. 2, qc. 2, ad 1.
[3] ivi, IV Sent., d. 46, q. 2, a. 2, sol. II.
[4] ivi, III Sent., d. 20, q. 1, qc. 2, ad 2.
[5] FRA SLAVKO BARBARIC, Dammi il tuo cuore ferito. La Confessione: perché? Come?, Medjugorje, Informativni centar “MIR’’, 2022, pp. 51-52.
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