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Come tasselli di un Puzzle

Pochi giorni fa stavo parlando una persona che fa l’insegnante di sostegno alla scuola elementare e che negli ultimi anni si è occupata di un bambino con alcune difficoltà cognitive e comportamentali. Avendo avuto modo di frequentarla, in questi anni, ho potuto vedere il grande impegno e la grande dedizione messi al servizio di quel bambino, la cura e l’amore con cui svolgeva il suo lavoro con l’obiettivo di educarlo e di farlo fiorire nelle sue capacità.

Circa due anni fa, questo bambino è andato alla scuola media e questa insegnante mi raccontava di essere molto dispiaciuta perché temeva che, se non avesse trovato una professoressa che se ne fosse occupata adeguatamente, quel bambino si sarebbe perso. Difatti così è stato. La professoressa che ha trovato ha avuto non poche difficoltà a gestirlo e al termine dell’anno ha chiesto di potersi occupare di un altro bambino. Nell’ultimo anno, fortunatamente, a questo bambino è stato affidato un nuovo professore che, prima di tutto si è messo in contatto con questa insegnante di scuola elementare di cui vi parlavo, e poi ha iniziato a mettersi al servizio di questo bambino per poterlo anche lui aiutare a fiorire al meglio. 

Questo episodio non vuole essere solo una bella storia a lieto fine, ma ci apre ad una riflessione. 

Ti è mai capitato, infatti, di impegnarti tanto in qualche attività, affinché riuscisse al meglio, e poi, arrivato il momento di consegnarla in mani altrui, la persona a cui l’affidavi sembrava mandare a rotoli tutto il lavoro?

Ma la storia di questa insegnante e di questo bambino ci insegna una cosa molto importante: siamo come tasselli di un puzzle nella vita degli altri. Quando siamo chiamati ad occuparci di qualcosa, questo qualcosa tante volte ci sembra eterno, ma in realtà non lo è. Verrà sempre un momento, presto o tardi, in cui saremo chiamati a lasciarla andare. Proprio come questa insegnante, che al termine della scuola, ha dovuto lasciar andare il suo studente e affidarlo nelle mani di qualcuno che non conosceva. Cosa rimane allora di noi a quella persona, o a quell’attività? Se avremo fatto bene il nostro lavoro, se avremo amato, se avremo servito, gli rimarrà solo un pezzettino di noi nella sua vita. Ma quel pezzettino, quando meno ce lo aspettiamo, potrà portare un frutto di cui non abbiamo idea. 

A riprova di questo, proviamo a pensare a quanti tasselli nella nostra vita, anche piccoli ma molto significativi, hanno messo le persone importanti. Persone che magari non vediamo più, ma che ci hanno lasciato tanto.

Questa consapevolezza la da anche Gesù a Pietro nel vangelo, quando, prima di ascendere gli dice: “In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21, 15-19). Con questa frase, voleva certo indicare a San Pietro il suo martirio, ma a noi può dire anche altro. Ci dice che nel tempo in cui qualcosa o qualcuno ci è affidato, siamo chiamati a prendercene cura secondo il modo che riteniamo migliore e a dare tutto noi stessi per quell’opera. Ma dobbiamo sempre avere la consapevolezza di essere custodi e amministratori e non padroni, ed arriverà dunque un momento in cui ciò a cui abbiamo dedicato tutto il nostro impegno dovrà andare oltre. E noi forse sentiremo di avere le mani legate, sentiremo che non abbiamo più il controllo né la possibilità di fare a modo nostro e che forse, qualcun altro, prenderà ciò di cui avevamo tanta cura e la porterà dove non vogliamo. Noi stessi, forse, potremmo essere portati dove non vogliamo. Ma il punto è questo. Alla base di questa consapevolezza c’è la grazia di accettare che anche quando il nostro ruolo nella vita di qualcuno o in un determinato compito è finito, Gesù continua ad operare e a prendersene cura. 

E ci saranno altri tasselli nella vita di quella persona, o in quella determinata attività. Alcuni la arricchiranno contribuendo a far uscire quel puzzle ancora più bello; altri forse tenteranno di incastrarsi in posti che non gli spettano; altri ancora proveranno a rimuovere i pezzi incastrati bene. Ma possiamo avere una certezza: che alla fine il Signore farà uscire un capolavoro da quel puzzle. 

Quello che possiamo fare noi è cercare di riempire quel posto al meglio per il tempo in cui ci è concesso. 

Allora, in questa settimana, ti invito a chiederti in che modo possiamo riempire la vita di una persona rendendola più bella? Come possiamo essere un buon pezzo di un puzzle per il tempo che ci è concesso? E se siamo chiamati a lasciar andare qualcosa, facciamolo con la fiducia che il Signore continuerà ad averne cura, sapendo che quel tassello che abbiamo lasciato non rimarrà indifferente nella sua vita. 

Antonio Pio Facchino

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