Dubbi
Immagina che ti trovi davanti ad un bivio nella tua vita: di fronte a te, ci sono due strade ugualmente valide e buone, due opzioni che ti entusiasmano, eppure non sai quale prendere perché non sei totalmente sicuro di volere una cosa piuttosto che un’altra. E, mentre sei lì a ragionare e a calcolare i pro e i contro, partono i dubbi, quelle domande che ti bloccano e ti portano quasi a decidere di non decidere, perché forse è più comodo così. Davanti a te hai alcune scelte importanti che potrebbero portarti verso una strada che ti piace tanto ma, non essendo sicuro al 100% di cosa voglia davvero, ogni volta che tenti un passo, quasi senti le vertigini.
Un po’ come il racconto autobiografico scritto da Marracash nella sua canzone “Dubbi”, una delle tracce più famose del suo ultimo disco “Noi, loro, gli altri”. Marracash, che a mio avviso è uno delle penne più belle e profonde del panorama musicale italiano, non strettamente rap o hip hop, dopo oltre cinque anni d’inattività, nel 2020 pubblica, quasi dal nulla, “Persona”, un album nel quale, come avrebbe dichiarato in molte interviste, ha fatto un viaggio nella sua interiorità andando in terapia e mettendo in musica il suo lento percorso di uscita dalla depressione. Ci sono canzoni davvero spettacolari perché mostrano immagini indelebili che colpiscono il cuore. “Persona” è stato un successo che ha portato il panorama musicale a conoscere Marracash sul larga scala, andando sempre in radio e in TV. Due anni dopo questo progetto molto “personale” e focalizzato su sé stesso, ecco che il rapper milanese ma d’origine siciliana ha voluto dedicarsi alla seconda fase ovvero analizzare sé stesso nelle relazioni con gli altri, appunto “Noi, loro, gli altri”. “Dubbi” è una canzone nella quale vengono riprese molte emozioni del disco precedente ma con una chiave di lettura nuova: ogni scelta, anche quella più sicura, genera dubbi perché, in fin dei conti, Marracash dice di non essere davvero sicuro di tutto quello che abbia fatto o di quello che vuole fare. Il ritornello è molto semplice, essendo composto solo dalla parola “dubbi” che, ripetuta in modo ritmato, produce quasi il rumore del martello che colpisce un oggetto o, in modo più soft ma non per questo meno forte, il martellante ritmo della pioggia che tocca una roccia. E questi “martellanti dubbi” lo mettono in crisi.
Parte raccontando, in modo quasi ermetico, la famiglia da cui proviene, mettendo in luce solo i sacrifici dei suoi genitori, quasi alienati dal lavoro per permettere che lui e suo fratello crescessero nel migliore dei modi. Subito dopo, però, condivide la sua più grande paura: “Ora lei è il mio strizza, dice che la normalità mi terrorizza / Che non c’entri proprio la famiglia? / Anni fa sarei crepato dal ridere / Non temo la morte ma ho paura di non vivere”. Ecco che entriamo nel vivo del discorso. Tutti noi respiriamo, tutti noi abbiamo una vita biologica ma non tutti abbiamo la percezione di vivere davvero. Spesso, forse, ci capita di fare delle cose meccanicamente senza saperne il motivo. Forse andiamo a lavoro perché è il nostro dovere e mettiamo a tacere una serie di voci perché non possiamo permetterci di avere dubbi, altrimenti sarebbe la fine. E come quando, in una relazione, le cose non vanno bene, percepisci dei campanelli d’allarme ma preferisci chiudere gli occhi davanti all’evidenza e continuare a stare insieme all’altro solo perché, se dessi ascolto a quei dubbi, rischieresti di dover fare scelte dolorose e difficili. Meglio il quieto vivere che il vivere! È assolutamente normale, non vuol dire che al minimo dubbio dobbiamo fermarci ma, quanto meno, prestare ascolto e capire cosa sia meglio fare.
La canzone si conclude con una sua considerazione finale: “Forse fare musica è l’unica soluzione / forse non c’è buca che racchiuda il tuo dolore / forse non c’è fuga che conduca all’evasione / forse stavo bene tra i perdenti e gli idealisti / forse la salute mentale è roba da ricchi / forse per andare avanti non devi ascoltarti / come fanno gli altri? Li vedo così convinti e tutti senza dubbi”. Marracash mette in versi uno stato interiore che accomuna molti. Siamo alla ricerca di continue emozioni forti che diano senso alla nostra vita, abbiamo molte sollecitazioni esterne che c’impongono di avere un obiettivo nella vita e di raggiungerlo affrontando tutto e tutti. Ultimamente in TV ci sono molti programmi che si basano su una gara e sul giudizio di esperti (talent, programmi di cucina, ecc.). E “guai a te se hai dei dubbi, perché in quel preciso momento di debolezza ecco che arriva un altro e ti ruba l’opportunità”. Come mettere a tacere quei dubbi non buoni che ci vengono prima di una decisione importante o, soprattutto, nell’immediato momento dopo aver deciso? Affidare le nostre scelte a Cristo! Una volta una carissima amica mi disse: “Noi non siamo chiamati a scegliere tra ciò che è buono e ciò che è cattivo perché, banalmente, la scelta sarebbe facile. In realtà, siamo chiamati a scegliere tra ciò che è buono e ciò che è meglio”. Nella vocazione, così come nelle cose più semplici del quotidiano, il nostro libero arbitrio ci permette di rispondere ad una chiamata con totale libertà. Ma, nel profondo del cuore, cerchiamo quale scelta risponda di più ad un desiderio ardente.
Il filosofo scandinavo Kierkegaard parlava della “vertigine della scelta” sostenendo che, nel momento in cui decidiamo di fare un passo, in quell’esatta frazione di secondo, proviamo un senso di vertigine perché stacchiamo il piede dal terreno e rimaniamo sospesi e senza equilibrio prima che lo stesso piede torni a poggiarsi. Camminare per noi è un gesto naturale ma solo perché la nostra mente non ricorda i momenti iniziali, durante i quali i nostri genitori ci aiutavano ad andare da soli. Siamo caduti tante volte perdendo l’equilibrio, abbiamo avuto paura ma, tra tanti dubbi inconsci, il desiderio di camminare era più forte. Perché davanti avevamo le braccia di mamma o papà pronti ad afferrarci al minimo errore. La vita di fede è la stessa. Dio Padre non ci lascia soli nel dubbio ma ci permette di viverlo fino in fondo perché, solo attraverso la mancanza di certezze ed equilibrio, noi possiamo fare un passo, anche piccolo. E, quando cadiamo perché noi cadiamo tutti i giorni, se ci rivolgiamo a Lui come Padre e gli chiediamo di essere aiutati, non ci facciamo mai male perché le sue braccia ci raccolgono in tempo.
Stai vivendo qualche dubbio in merito ad una scelta importante? Oppure hai deciso di prendere una strada ma vedi solo buio davanti a te? Porta tutto in preghiera, sii fedele a quel desiderio profondo che hai sentito nel cuore e chiedi a Dio di poter vivere anche lo smarrimento insieme a Lui. Spesso ciò che ci fa più paura, quasi risponde ad un desiderio profondo di grandezza che Dio ha seminato nel nostro cuore. Non temere, offri tutte le giornate e vivi sapendo che, prima o poi, terminerà il passo che hai iniziato ed avrai maggiore chiarezza sui successivi.
Emanuele Di Nardo
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