Il focolare: guida pratica alla vita spirituale
“L’inverno sta arrivando”. Questo è il famoso motto della Casa Stark: chi è appassionato come me de “Il Trono di Spade” saprà esattamente di cosa parlo. Eppure, a prescindere dai racconti di Martin, è vero che finalmente, almeno in Abruzzo, stia arrivando la tanto attesa stagione invernale. Attesa dagli impianti sciistici ma anche dagli agricoltori, ben consapevoli dell’importanza della neve per la fertilità del terreno. La scorsa settimana, mentre accendevo il focolare a casa mia, ho colto una luce particolare: la combustione della legna come metafora della vita cristiana. Non prendermi per folle e, tantomeno, per piromane! È tutto davvero molto semplice.
Ricordo che, quando ero più piccolo ed inesperto, mio padre, provando ad insegnarmi il modo più veloce ed efficiente per accendere il fuoco, mi consigliava di partire da rami piccoli e secchi perché più facilmente infiammabili. Di solito li poneva su una base formata da vecchi giornali o scatoloni ormai inutilizzati. Solo dopo che la fiamma era partita, con pazienza e intelligenza piazzava sul fuoco alcuni tronchi leggermente più grandi e sempre particolarmente asciutti. Questi sarebbero stati fondamentali a preparare il terreno, invece, per quei pezzi di legna molto grandi che, bruciando lentamente, avrebbero generato un calore prolungato e avrebbero riscaldato casa. Che bello avere il focolare a casa! Di solito associamo al focolare appunto la casa, la famiglia, i ricordi di quando andavamo a trovare i nostri nonni che ci raccontavano storie della loro vita davanti al fuoco come un testamento da ereditare e custodire. Nel mondo romano, addirittura vi erano delle divinità protettrici del focolare e della famiglia. Il fuoco è prezioso perché genera calore, illumina nel buio, è stato uno strumento evolutivo per l’uomo divenuto capace d’addomesticarlo per cucinare o espletare altre funzioni primarie.
Ma torniamo al tutorial su come far partire al meglio un caminetto. Per prima cosa, abbiamo detto di scegliere quei rami secchi e piccoli che vanno subito in combustione. Nella vita spirituale avviene esattamente la stessa cosa. Mi ritrovavo a parlare qualche giorno fa con un’amica che mi chiedeva come e quando fosse avvenuta la mia conversione. Condividendo dei ricordi con lei, mi sono tornati alla mente tanti momenti nei quali mi sentivo freddo e spento. Conosciuto Gesù, capii che, per tornare alla luce ed avere un cuore ardente, dovevo partire dalle piccole cose, accendere ed alimentare un focolare spirituale. Per prima cosa, sono partito dal bruciare i rami secchi, quei legami con cose o persone che occupavano tanto spazio in me ma che erano diventati sterili, non davano più frutto. Per avviare la combustione, però mi serviva una fiamma di partenza. Io di solito uso un accendino perché è comodo e perché posso portarlo sempre con me. Bene, l’accendino spirituale di cui avevo bisogno era la Bibbia: portandola sempre con me e leggendone alcune frasi ogni mattina, sentivo che la combustione era in corso e, senza grande fatica, iniziavo a sentirmi vivo finalmente dopo tanto tempo. Tutt’ora, dopo anni, non posso fare a meno della Parola di Dio, proprio per custodire quel fuoco. Prima ti dicevo che mio padre mi consigliava di usare dei giornali vecchi da mettere sul fondo. Un giornale vecchio è un pezzo di carta che ha raccontato tante storie del passato ma che non parla più al tuo presente: lo stesso avviene con quei ricordi, specialmente quelli meno felici, che noi, come accumulatori seriali, continuiamo a conservare nella speranza che possano tornare di moda. Ma spesso non è così! Ecco perché ti consiglio, per dare il via alla tua vita di fede, di partire dalla Parola di Dio (= accendino) e di bruciare il vecchio te, specialmente quella parte che non ti dice chi tu sia oggi ma che ti relega in un passato ormai andato, partendo dai rami secchi (= relazioni) e dai giornali vecchi (= ricordi negativi).
Con l’aiuto anche del vento (= preghiera) vedrai che la fiamma partirà! Però qui viene il bello: i rami secchi s’accendono subito ma tendono a spegnersi con altrettanta facilità. Un po’ come noi che, presi dalla passione del momento, se non la custodiamo o non facciamo un passo di maturità restiamo delusi e dichiariamo il fallimento dicendo che, banalmente, “si è spenta la fiamma, quella scintilla dei primi giorni”. Allora qui entrano in gioco i tronchi intermedi, quei piccoli passi spirituali che permettono di crescere e accrescere il fuoco interiore. Ne possono essere diversi: il Rosario quotidiano, qualche opera di misericordia (a casa, a lavoro, in ospedale, nelle case di cura per anziani, tra i ragazzi, ecc.) ma anche un dialogo costante con Gesù, scandendo la giornata con la preghiera (basta anche offrire il tuo nuovo giorno appena ti alzi dal letto, benedire i pasti e fare un piccolo esame della giornata trascorsa prima di andare a letto).
In questo modo il fuoco prenderà corpo e inizierai a percepirne il calore. Sarai portatore di luce (non tua ma di Dio) ovunque andrai e nelle tue parole e nelle tue opere ci sarà un calore avvolgente per chi ti sta accanto. Arrivato a questo step, c’è il momento più bello: diventare quel tronco grande che, all’apparenza sembra che non bruci ma che in realtà sta generando calore perché il fuoco sta scavando nella corteccia fino a raggiungerne il cuore. Bene, quel tronco sei tu nella tua quotidianità. Come un tronco non brucia da se stesso ma lo fa in virtù dei rami e dei tronchetti che stanno sotto di lui, anche tu, forse non ti accorgerai sempre di essere “caldo e vivo”. Anzi, spesso ti sentirai un fuoco spento che non genera calore e che non dà luce: custodisci sempre la fiamma e vedrai che, quando ce ne sarà più bisogno, tornerai ad infuocare in un modo unico! San Francesco Saverio, un missionario gesuita, usava sempre una frase per riassumere la sua vita: “Infiammare ogni cosa!”. Partiamo da noi stessi oggi, con pazienza e costanza: chiedi a Gesù d’aiutarti ad accedere se ti senti spento o ad alimentare il fuoco se lo vedi tiepido. Metti al centro Lui e sarai destinato a portare il fuoco santo sino ai confini del mondo!
Emanuele Di Nardo
No responses yet