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Le Beatitudini: strada per la santità, pt. 2.

Riprendiamo la nostra strada per la santità. 

Abbiamo già chiarito la struttura delle beatitudini e il significato del termine beati (portatori di una gioia intangibile dalle cose di questo mondo, che trova fonte in Dio) nel precedente articolo di cui al link: https://parusia.net/2022/11/03/le-beatitudini-strada-per-la-santita/.

Oggi tratteremo della seconda e della terza beatitudine.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati (Mt 5, 4).

Nella traduzione greca, in realtà, la frase è posta all’attivo “beato chi piange’’ e questo può avere due accezioni.

La prima fa riferimento al dono di avere un cuore di carne, compassionevole, che si commuove dinanzi al dolore dell’altro.

La seconda fa riferimento ad avere un cuore sanguinante per il peccato; fa riferimento alle lacrime che versiamo dopo aver ricevuto in dono dallo Spirito Santo la comprensione del peccato che abbiamo commesso. É un dono anche quello delle lacrime, che arrivano come segno di pentimento per le conseguenze negative del peccato, non solo sulle nostre singole vite, ma su tutta la Chiesa. Ciascuno di noi è membra del corpo di Cristo che è la Chiesa e ciascuna azione, buona o cattiva che sia, si riverbera sugli altri con effetti positivi o negativi.

Dov’è la beatitudine nel soffrire? Nell’accogliere l’amore. 

Dio, infatti, è pronto a farsi presente nelle nostre vite con tutta la sua tenerezza per perdonarci e correggerci. Lui è sempre il Padre che alla finestra attende il nostro ritorno con trepidazione, con speranza fino alla fine dei nostri giorni. È il Padre che con le lacrime agli occhi esce correndo fuori di casa per andare incontro al figlio che ha atteso per anni, giorno dopo giorno, e di cui finalmente vede le sembianze all’orizzonte. Dio Padre non si stanca mai di perdonarci, non si stanca mai di amarci totalmente, gratuitamente, nonostante tutto ciò che di male possiamo aver commesso. Lui è Padre e tu sei figlio, da sempre e per sempre, qualsiasi cosa tu faccia, anche l’atto più meschino. 

Sei amata così come sei. Sei amato così come sei. Laddove tu non ti accetti. Nella parte più oscura e orribile di te.

Non dobbiamo mai stancarci di chiedere perdono, Dio ha in serbo per noi doni inimmaginabili. Doni molto più belli di quelli a cui noi possiamo pensare con le nostre limitate capacità.

Quando sperimenteremo la misericordia di Dio il nostro cuore sarà incapace di contenere tutto quell’amore che avremo necessità di donare agli altri, soprattutto a chi più si giudica con rigidità. Avremo l’ardente desiderio che anche quella persona possa fare esperienza dell’immenso amore di Dio per lei.

Che il Signore ci conceda di amare in abbondanza, di amare con il sorriso, con la vicinanza, con il servizio e anche con il pianto’’[1].

Beati i miti perché avranno in eredità la terra (Mt​ 5,5)

La mitezza è la caratteristica di Gesù che viene maggiormente citata ed è Gesù stesso che ci esorta a essere “miti e umili di cuore’’ come Lui. Anche “san Paolo richiama «la dolcezza e la mansuetudine di Cristo» (2 Cor​ 10,1). E san Pietro a sua volta ricorda latteggiamento di Gesù nella Passione: non rispondeva e non minacciava, perché «si affidava a colui che giudica con giustizia» (1 Pt​ 2,23)’’[2].

La mitezza emerge quando siamo attaccati con violenza e arroganza. Solo nelle situazioni di conflitto si vede chi sceglie la mitezza al posto della violenza. La mitezza è il dono di non rispondere con la violenza alla violenza, ma di rispondere con amore, con la fiducia in Dio che erediteremo la terra.

È illuminante la previsione del dono della terra proprio ai miti. Nelle Scritture i miti sono anche coloro privi di proprietà e la terra, oggetto di proprietà, spesso era ed è il motivo di conflitto.

Il riferimento all’eredità non è occasionale poiché, ricordando la Terra Promessa destinata al Popolo di Dio, abbiamo la certezza che Dio ci ha promesso una terra che non è solo un pezzo di territorio, ma è la “terra verso cui noi camminiamo: i nuovi cieli e la nuova terra verso cui noi andiamo’’[3].

L’erede della Terra Promessa, quale discepolo di Cristo, conosce bene l’inestimabile valore di quel dono e difende con tutte le forze “la sua pace, difende il suo rapporto con Dio, difende i suoi doni, i doni di Dio, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia, la speranza’’[4]

La mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro […] Non cè terra più bella del cuore altrui, non cè territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. E quella è la terra da ereditare con la mitezza!’’[5].

Vi lascio con le parole conclusive del Papa e con due inviti per questa settimana: chiedete in preghiera il dono di fare esperienza della misericordia del Padre e di combattere con mitezza per preservare la pace e il vostro rapporto con Dio.

Buon cammino di santità!

Francesca Amico


[1] PAPA FRANCESCO, Le Beatitudini, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana.

[2] ibidem.

[3] ibidem.

[4] ibidem.

[5] ibidem.

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