Basta una briciola di fiducia
Qualche giorno fa ho avuto la grazia di partecipare a una messa in cui il sacerdote, frate Antonio, ha richiamato nell’omelia una formula che si recita nella liturgia eucaristica, che si ispira a questo passo della Bibbia: “Nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me»[1].
Frate Antonio, con tutta la sua delicatezza, ha chiesto: “Nella notte in cui fu tradito, Cristo cosa ha fatto?…ha amato. Ha amato donando la sua stessa vita, ha continuato a donarsi proprio allo stesso modo in cui lo aveva fatto fino a quel momento’’.
Mentre ascoltavo queste parole ho immaginato Gesù dinanzi ai suoi discepoli consapevole che sarebbe stato tradito, eppure con lo stesso amore, un po’ ferito, ha preso la sua vita e l’ha donata per ciascuno di loro, per la loro salvezza. Per la tua salvezza e per la mia salvezza.
E in quel momento mi sono chiesta “Ma nel momento in cui mi sento tradita, in che modo rispondo?’’. È meglio che questa domanda rimanga senza risposta.
E la domanda successiva è stata “Come dovrei comportarmi?’’. La risposta in questo caso è importante: “Io sono chiamata a comportarmi come Cristo, a imitarlo, a imparare ad amare come Lui ama’’.
Tutto questo naturalmente non è frutto della nostra bravura, ma frutto della grazia di Dio e della nostra volontà di cercarlo, di metterci in discussione, di lasciarci trasformare da ogni Eucarestia che viviamo. Sempre ricordandoci che il primo a cercarci è Dio stesso perché Lui non può e non vuole stare solo. Lui ama amare.
Il dono dell’Eucarestia non è pienamente comprensibile per noi umani, ma quello che possiamo sperimentare è che attraverso di essa, se decidiamo di accogliere Gesù nel nostro cuore, “non siamo più noi che viviamo, ma è Lui che vive in noi. E allora non siamo più solo noi che facciamo le pulizie, che andiamo al lavoro o diamo la mano a un bambino, ma è Cristo in noi: le nostre mani diventano divine e i nostri occhi diventano aperti, luminosi, misericordiosi, pacifici…questo è incarnare il Vangelo nel nostro tempo’’[2].
Anche se non capiamo il senso di quello che stiamo facendo, della strada che stiamo percorrendo, del perché ci ritroviamo in quel luogo e in quel momento della nostra vita, ricordiamoci che “questo è il luogo che Dio ha scelto per te, questo è il tempo pensato per te’’[3]. Come diceva un amico, Gaetano, è faticoso stare nel proprio posto, ma è necessario perché solo tu puoi collaborare al progetto di salvezza universale che Dio ha stabilito dall’eternità nel preciso modo in cui lo fai tu. Sei essenziale nel progetto di Dio! Solo tu puoi fare ciò che Dio ha pensato per te, nel modo in cui lo fai tu. Nessun altro può. “Alzati e cammina!’’. Non stare fermo, immobile a fossilizzarti su ciò che non va nella tua vita! Sei chiamato in missione anche tu! Scegli se accettare l’invito o no.
La migliore scelta che potrai fare in tutta la tua vita è accettare la chiamata di Dio al progetto che Lui ha pensato per te, ma scegli sempre in totale libertà!
“Nel momento in cui mi sono riconosciuta figlia di un Dio che è Padre, dicendo “no’’ a una certezza e dicendo “sì’’ al boh, in piena fiducia in Dio, ho dato la possibilità a Dio di ricolmarmi di tutte le sue grazie. So per certo che Dio è Padre e si prende cura di me’’.
Queste sono le parole di un’amica, Martina, che mi danno la certezza che vivere con Dio, pienamente affidata a Lui come una figlia nelle braccia di una mamma e di un papà teneri, mi permette di vivere il Paradiso già qui in terra.
Siamo chiamati a un atto di fede, di fiducia in Dio, ma non conta avere una grande fede. “Il Signore guarda semplicemente a quella briciola di fede. A Lui basta poco per fare molto. Quella briciola è poca cosa, ma è comunque qualcosa di enorme: è fede in Dio […] questa esperienza la può vivere chiunque: la fede è per tutti […] La fede è avere la certezza che Dio mi protegge perché sa il disagio che vivo […] In tutti i nostri momenti di incertezza la soluzione è viverli con fede’’[4].
Quella stessa fiducia che ha permesso al cardinale J.H. Newman di dire “Ho la missione che non saprò mai in questo mondo, ma mi sarà detta nell’altro. Non so come, ma sono necessario ai suoi fini, necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo […] avrò fiducia in Lui […] Può togliermi gli amici, può gettarmi tra estranei, può farmi sentire desolato, può far sì che il mio spirito si abbatta, può tenermi celato il futuro e tuttavia egli sa quello che fa […]’’. Dio sa quello che fa! Questo ci basti!
Come si fa a capire qual è il progetto di Dio per noi?
Approfondendo la conoscenza con Dio, ritagliandosi un momento durante la giornata chiedendo la grazia di riconoscere i piccoli passaggi di Dio nella nostra quotidianità e chiedendogli di aiutarci ad accedere al livello più profondo della nostra vita laddove sono custoditi i nostri desideri più veri.
S. Ignazio di Loyola invita a leggere un passo della Bibbia (una proposta concreta è quella di prendere il vangelo della domenica e contemplare la scena che è narrata), a lasciarsi penetrare pian piano da quella parola, nel silenzio e dedicandovi il giusto tempo, e permettere alla stessa parola di far emergere i desideri più profondi.
Buon cammino e buona ricerca del progetto che Dio ha pensato per ciascuno di voi!
Francesca Amico
[1] 1 Cor 11,23-26
[2] Madre Elvira, Gioia piena, Cuneo, Buc, 2014, p. 39.
[3] Nuovi Orizzonti, Tutto è possibile.
[4] Madre Elvira, Gioia piena, Cuneo, Buc, 2014, p. 44-46.
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