Preparare il terreno
Ottobre è il mese missionario, un tempo per riscoprire la bellezza di annunciare la Parola di Dio nel nostro quotidiano. Qualche giorno fa, esattamente martedì scorso, san Luca evangelista, il Vangelo riguardava la missione che Gesù diede ai settantadue. Così riporta lo stesso Luca: “In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi” (Lc 10, 1).
Che strano: Gesù manda degli uomini ad annunciare ciò che lui stesso avrebbe detto personalmente poco più tardi a quelle stesse persone. Sembra quasi uno spreco di energie. Se io voglio diffondere un messaggio, mi metto d’accordo con alcuni amici ed ognuno si prende l’impegno di scrivere a dieci persone: non è che mando lo stesso messaggio a quelle persone che l’hanno già ricevuto da uno degli altri ragazzi. Poi immagina questa scena: io vivo in un paesino, mi arrivano due missionari che mi parlano di Gesù al meglio delle loro possibilità. Io li ascolto e mi entusiasmo. Poco dopo arriva Gesù in persona. Sinceramente mi dimentico di quello che mi hanno detto prima i missionari perché resto ad ascoltare direttamente Cristo, che ne saprà sicuramente di più di loro! In realtà, nulla viene a caso e, soprattutto, la qualità della missione non dipende dalla capacità eloquente dei missionari quanto dal loro amore. Gesù mandò i settantadue a due a due non per far tornare i conti, bensì per far arrivare il suo messaggio attraverso l’amore reciproco. Se, ad esempio, vedi due persone che si amano e che coronano il loro sogno creando una famiglia, sicuramente il tuo cuore sarà più portato a credere nell’amore. Al contrario, se hai vissuto più o meno direttamente situazioni di discordia nelle quali, appunto, i cuori erano discordanti, non accordati sulla stessa frequenza, ecco che sarai sfiduciato e ogni qual volta dovessi incontrare un uomo o una donna, all’inizio saresti scettico o, peggio, spaventato dall’ipotesi d’innamorarti.
I settantadue, insomma, non erano superflui ma preziosi: anche se non avessero detto una sola parola su Gesù, la loro concordia ed il loro zelo apostolico sarebbero bastati a preparare i cuori di chi avrebbero ricevuto Cristo nelle loro case. Ecco perché, ad esempio, posso dire che, nel mio cammino di conversione, se prima di tutto non avessi conosciuto persone innamorate di Cristo e pronte a testimoniarlo nella propria vita semplicemente prendendosi cura del prossimo, come me, mai avrei avuto il cuore pronto e desideroso all’incontro con Lui. Forse sarei scappato, forse avrei ritenuto che la fede fosse solo una questione teologica e teorica. I settantadue vanno nel mondo, viene affidato loro un paesino o addirittura un piccolo quartiere nel quale semplicemente essere testimoni della vita in abbondanza. Questo invio, però, non resta confinato nelle pagine del Vangelo, giunge sino a noi con grande potenza e unzione: anche noi siamo chiamati ad essere testimoni autentici di una vita in Cristo con quanti sono lontani da Lui. A questo punto, potresti avere un dubbio: come faccio ad annunciare Cristo io che ho tanti limiti, che mi vergogno a mostrare la mia fede sul luogo di lavoro con i colleghi, che commetto tanti peccati da non sentirmi degno della chiamata? In questo, ci risponde il santo cardinale Newman il quale, in suo sermone, scrive:
“Buona è ogni parola di Cristo, ha la sua missione e il suo scopo, non si perde. È impossibile che il Verbo di Dio abbia mai pronunciato parole effimere, poiché Egli esprime, secondo il suo volere, i consigli profondi e la volontà santa del Dio invisibile. Ogni parola di Cristo è buona. Anche se le sue parole ci fossero state trasmesse da gente qualsiasi, possiamo essere sicuri che nulla di ciò che è arrivato fino a noi – che si tratti di parole a un discepolo o a un oppositore, di avvertimenti, avvisi, rimproveri, parole di conforto, di persuasione o di condanna – nulla ha un significato meramente accidentale, una portata limitata o parziale”.
Quanta profondità nelle parole di Newman. Gesù chiama uomini e donne a fare missione anche oggi, nel 2022, perché Lui non può stare senza di noi. Senza il nostro “si”, senza la nostra disponibilità, non si può realizzare il grande disegno di Dio. Che bello sapere che Gesù bussa alla porta del tuo cuore e, chiedendo permesso per entrare, ti chiede di seguirlo, semplicemente vivendo una vita luminosa e piena che possa attirare anche altri alla luce. Ecco come ci (ri)scopriamo apostoli che, con assoluta povertà materiale e spirituale, si mettono in cammino lungo il sentiero della vita e preparano il terreno a Cristo. Oggi t’invito a rispondere alla chiamata della missione: non serve andare dall’altra parte del mondo per essere missionario o missionaria. Basta lasciarsi amare e guidare da Gesù, chiedendogli espressamente di essere suo testimone nella tua giornata, nei tuoi incontri, colloqui e appuntamenti. Vedrai, stanne certo: lungo il cammino troverai qualcuno che attende un messaggio. Il messaggero sei tu!
Emanuele Di Nardo
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