Io sono Iron Man – Quando siamo davvero noi stessi?
La settimana scorsa abbiamo iniziato questo ciclo a tema supereroi, cristianesimo e psicologia, e per farlo siamo partiti dal cattivo, Thanos, e da come sconfiggere il male. Ma oggi vogliamo parlare di un altro personaggio, stavolta un vero supereroe: Tony Stark, alias Iron Man.
In realtà si tratta di un supereroe che quanto a storia fumettistica è stato sempre secondario rispetto ai grandi come Spider-Man o i Fantastici 4. E di fatti, anche a livello cinematografico, fu una scommessa iniziare quello che ora conosciamo come Marvel Cinematic Universe proprio da lui. Oggi possiamo dire che si tratta di una scommessa vinta a pieno. Tutti abbiamo amato questo personaggio e (ALERT SPOILER) abbiamo pianto alla sua morte.
Ma Tony Stark è un personaggio che ci può accompagnare anche nella nostra ricerca interiore, per rispondere alla domanda: chi siamo davvero?
Quando facciamo la sua conoscenza per la prima volta, Tony definisce se stesso: “un genio, miliardario, playboy, filantropo”. Si presenta come un egocentrico, pieno di sé, incurante delle persone che gli stanno intorno e soprattutto ricolmo di uno spasmodico bisogno di ammirazione da parte degli altri. Certo, è un uomo pieno di talenti e grazie, il punto però è che queste non vengono usate per promuovere il bene negli altri e nel mondo, se non apparentemente. La ragione per cui Tony Stark fa tutto è il bisogno di ammirazione.
Ed è un po’ ciò che facciamo tutti noi, che con i nostri tratti egocentrici utilizziamo i nostri talenti e le nostre capacità non per servire ma per essere ammirati e farci servire. Tutti godiamo nell’essere riconosciuti bravi e il bisogno di approvazione fa parte di noi. Non è necessariamente un male, perché l’approvazione ci aiuta anche a capire che stiamo camminando nella direzione giusta. Ma diventa un problema quando perdiamo di vista noi stessi e ci identifichiamo esclusivamente dallo sguardo degli altri. E di conseguenza tutti i nostri comportamenti più buoni e i nostri talenti migliori vengono messi al servizio del nostro ego e non del nostro prossimo, finendo così per diventare sterili e incapaci di generare vita e bellezza intorno a noi.
Proprio in questi giorni, la liturgia (in particolare ti invito a leggere Luca 11, 42-46) ci parla di quello che chiamiamo fariseismo, anche detta ipocrisia, cioè a vivere per apparire e per mostrarci migliori degli altri. L’invito di Gesù più volte, anche con parole dure e di rimprovero, è invece quello di vivere non per apparire ma per amare. Ancor più eloquenti sono le parole di Gesù in Matteo 6, 1-6 in cui, a proposito di chi vive per apparire, Gesù afferma “hanno già ricevuto la loro ricompensa”. Si, perché quando viviamo per apparire l’unica ricompensa che otteniamo è il riconoscimento e la sazietà del nostro ego da parte degli altri. Ma, al contempo, ci rendiamo conto infondo al nostro cuore che abbiamo bisogno di qualcosa in più, che cerchiamo una pienezza di vita che nessun riconoscimento ci può dare, ma solo lo sguardo d’amore di Cristo.
E questo, Tony Stark, lo capisce bene. Difatti, alla fine del primo film di Iron-Man, Tony, in conferenza stampa, afferma pubblicamente: “Io Sono Iron-Man”. Non fa come altri supereroi che tentano di nascondere la loro identità per vivere una vita tranquilla, per essere dei simboli o tutelare i loro cari da possibili nemici. Tony è solo e non ha nulla da perdere, e vuole la gloria. E questo ci dà un altro grande insegnamento: noi cerchiamo la gloria quando siamo soli, quando non abbiamo nessuno che ci ami e da cui ci sentiamo amati, e quando non abbiamo nessuno a cui dare la nostra vita, e di conseguenza possiamo darla a tutti. Cerchiamo lo sguardo degli altri quando non abbiamo nessuno che ci guardi davvero.
Ma poi, durante l’arco dei film, Tony farà esperienza dell’amore con Pepper, dell’amicizia con gli Avengers, del tradimento e del perdono di Captain America, e della paternità. Cosa è cambiato? Ha incontrato persone che hanno conosciuto il vero Tony, lo hanno accolto e amato per quello che era e non quello che voleva mostrare. Ha incontrato persone che lo hanno perdonato quando si è comportato male, lo hanno supportato e seguito quando ne aveva bisogno, che lo hanno contraddetto con amore, e soprattutto, gli hanno fatto scoprire di avere effettivamente un cuore, perché ora aveva qualcuno da amare e da cui era amato.
Arriviamo quindi al finale di Avengers End-Game. Tony sfila il guanto dell’infinito a Thanos, lo indossa, e sconfigge l’esercito di Thanos, il male, consegnando la sua vita. E lo fa, pronunciando quella stessa frase detta alla fine del primo film: “Io sono Iron-Man”. Ma stavolta, questa frase, non è detta per la gloria o per l’eroismo, ma perché aveva qualcuno per cui dare la vita. Ora la sua vita è veramente piena di senso, perché ha amato ed è stato amato. Perché ha scoperto che l’unica cosa che ha più valore della vita stessa è l’amore, non la gloria. E proprio quando Tony consegna la vita, tutti si inchinano davanti a lui.
E proprio in questo momento che scopriamo chi siamo davvero: quando siamo capaci di consegnare la nostra vita per chi amiamo. Li possiamo dire di essere veramente noi stessi; li la nostra vita può dirsi piena. Ed è quello che venuto ad insegnarci Cristo: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12,24-26)
Morire vuol dire amare, vuol dire consegnare la propria vita completamente in tutto ciò che facciamo. Ed è lì che incontriamo Cristo.
In questa settimana ti invito a stare attento a ciò che fai durante la tua giornata: i tuoi comportamenti, le tue azioni e i tuoi gesti e a chiederti: lo faccio per amore o per apparire?
Se la risposta è la seconda, allora prova a chiedere al Signore la grazia di fartelo fare per amore, o di mandarti davvero dove puoi amare.
Antonio Pio Facchino
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