Come ripartire dopo l’estate
Ed eccoci qui, con il cielo terso e una temperatura che oscilla dai +30° ai -20° che ci segnala che l’estate volge al termine. E come ogni estate, sembra essere volata e ci ritroviamo già in quel periodo dell’anno dove il tizio con pantaloncini e maglietta a maniche corte e il tizio con la giacca a vento e i pantaloni lunghi si guardano per cercare di capire chi dei due stia sbagliando.
L’estate è sicuramente un tempo di maggiore pace, per rilassarci e ricaricare le pile. Ma siamo arrivati a settembre, e con lui, è ricominciata la nostra vita ordinaria. Sveglia al mattino presto, scuola, università o lavoro, famiglia, casa, palestra e impegni vari. Settembre sembra appena cominciato eppure siamo già pienissimi di impegni e quella bellissima pace che sperimentavamo durante l’estate sembra già svanita.
Ma come possiamo fare per custodire quel senso di pace nella nostra vita quotidiana?
Democrito, filosofo greco, parlava del senso di imperturbabilità, ovvero lo stato di serenità indifferente del saggio, che contempla il mondo senza più subirne la pressione affettiva. Sostanzialmente proponeva di vivere totalmente distaccati dalle cose del mondo in modo da non esserne toccati. Abbastanza semplice se vivi nel deserto ma un po’ meno probabile se sei sotto esame o devi consegnare il lavoro che il tuo capo ti ha chiesto.
Dall’altro lato della medaglia abbiamo lo stacanovismo, nato come movimento nell’Unione Sovietica intorno al 1935 che puntava accrescere la produttività stimolando gli operai a un maggiore impegno. Ad oggi, usiamo questo termine come sinonimo di una persona che vive per il lavoro. Anche questa è un’alternativa poco efficiente, per svariati motivi. Anzitutto il rischio di burnout che accresce con la domanda del lavoro e la diminuzione delle nostre energie, con conseguente perdita del gusto del nostro lavoro, ma anche della nostra vita in generale; ma anche il fatto, molto più semplice, che noi dobbiamo lavorare per vivere, non vivere per lavorare.
Tra questi due estremi troviamo il cristianesimo, ed in particolare San Paolo, il quale, nella lettera ai Tessalonicesi (3, 10-12) scrive: “E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace”.
Ancora una volta, San Paolo ci offre ottimi spunti spirituali e psicologici per la nostra vita. Prima di tutto, possiamo mettere da parte l’ipotesi dell’imperturbabilità. Parte della nostra vita è il lavoro, in cui siamo chiamati a dare tutti noi stessi, non solo per sostentarci, ma come modo di servire il nostro prossimo. Ma ci aiuta anche a scartare l’ipotesi dello stacanovismo in quanto il risultato, ci dice San Paolo, è una vita disordinata e in continua agitazione. Per meglio chiarire, una differente versione di questa frase traduce così: “vivono senza far nulla ma sempre affaccendati”. Perché lavorare senza avere una vita al di fuori del lavoro ci porta ad essere pieni di cose da fare, sempre affaccendati, sempre agitati, ma alla fine della giornata proviamo anche un senso di vuoto come se non avessimo fatto nulla durante tutto il giorno.
La chiave, invece, è “mangiare il proprio pane” prima di tutto, ovvero vivere una vita piena e, oserei dire, gustosa, “lavorando in pace”, cioè senza arrivare allo stremo delle forze, agitati e pieni di ansia.
Forse starai pensando: bello nella teoria, ma nella pratica sono sotto esame, ho delle scadenze a lavoro, sono pieno di cose da fare, come faccio a “mangiare il mio pane lavorando in pace”?
Forse tre punti possono esserci d’aiuto:
- Pianificare le attività: sembra un esercizio banale, e forse per questo motivo molti lo danno per scontato. Ad esempio, quando frequentavo l’università, inizialmente quasi mai riuscivo a pianificare il mio studio o a darmi dei tempi. Poi, con il tempo, mi sono reso conto che studiare tutto il giorno fino a notte fonda in realtà non mi rendeva più produttivo. Invece, darmi dei tempi mi aiutava a dare il meglio perché sapevo che in quella giornata avrei avuto quelle poche ore a disposizione per fare tutto quello che mi ero prefissato. Nessun generale scende in guerra senza prima aver pianificato la battaglia. Allo stesso modo noi non possiamo affrontare il nostro lavoro con pace senza averlo pianificato.
- Coltiva il tuo tempo libero: pratica con costanza un hobby, esci con i tuoi amici, dedicati ad un apostolato o ad un’attività che ti faccia staccare dal lavoro e che ti piace. Ma senza esagerare. Molte volte corriamo il rischio di voler strafare con le attività extra-lavorative e finiamo per perderne il gusto perché alla fine diventano solo una serie di impegni in più. Prova invece a ricavare il tuo spazio per fare ciò che piace a te. L’evasione aumenta la creatività e l’efficienza.
- Lascia un po’ di spazio per Dio: nella vita scolastica, in quella universitaria e in quella lavorativa, abbiamo sempre la sensazione di non avere tempo per fare tutto. Siamo sempre strapieni di impegni e la prima cosa che mettiamo da parte è la preghiera. Dopotutto, ci sono cose più importanti da fare che pregare. Fu la stessa cosa che dissero le consorelle di Madre Teresa di Calcutta quando i malati cominciavano ad aumentare e il tempo a disposizione per assisterli si riduceva: i malati sono tanti, riduciamo il tempo di adorazione da un’ora a mezz’ora. In risposta, Madre Teresa disse che avrebbero fatto due ore di adorazione al giorno anziché una. Per quale motivo? Perché era sadica o voleva vendicarsi? Assolutamente no! Ma sapeva bene che senza di Dio non possiamo fare nulla e la nostra fonte di energie e di senso è Cristo stesso. Se dunque togliamo tempo alla preghiera, togliamo energie e pienezza alla nostra vita. E se ci sono molte cose da fare e non c’è tempo, metti da parte questa ansia. Ci saranno sempre troppe cose da fare per il poco tempo a disposizione; quindi, dobbiamo decidere se vogliamo viverlo nell’affanno o ricavarci del tempo per vivere nella pace di Dio consegnandogli la nostra giornata.
Antonio Pio Facchino
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