Caifa: il potere in tempi duri

Scribi. Farisei. Romani, soldati e sommi sacerdoti. Eccoli qua, gli antagonisti della storia, i “cattivi” e opportunisti che urlano, condannano, imbrogliano il popolo e si sporcano del sangue del Figlio di Dio. Effettivamente, la storia, così come la stessa natura umana, sono faccende più complesse e persino ognuna di loro ha qualcosa da raccontare, qualcosa che è scritto forse tra le righe (e neanche troppo) dei Vangeli, ma che ci aiutano a comprendere meglio anche noi stessi a due millenni di distanza.

Il primo che oggi si presenta è lui: il sommo sacerdote Caifa.

Oltre ai Vangeli, fonti storiche [1] attestano che un certo Giuseppe detto Caifa era sommo sacerdote in quegli anni a Gerusalemme. Per intenderci, era la più alta carica sacerdotale in Israele (il primo sommo sacerdote fu Aronne, fratello di Mosè) e una volta unto, restava in carica a vita a meno che non decidesse di deporre in favore di un parente. Anna (o Anania) e Caifa, menzionati nel Vangelo, erano, secondo le fonti, suocero e genero. 

Chi non è estraneo alle letture dei giorni di Pasqua, ha bene in mente il susseguirsi degli eventi: sono i sacerdoti che, molte pagine di Vangelo prima, decidono di mettere a morte Gesù perché era diventato l’ennesimo motivo di sobillazioni popolari e questo Israele non se lo poteva proprio permettere, soprattutto sotto gli occhi e il giogo rigido dei Romani. 

Immagina la situazione di quel tempo: un popolo che è sotto il dominio della potente Roma, che ne è diventato una sua provincia, e che ha innanzitutto delle proprie faglie e fratture interne (rivolte, sette, fazioni, sadducei, farisei, zeloti, problemi di ordine pubblico e chi più ne ha più ne metta), e oltre al non essere coeso interiormente, deve fare i conti con la difficile convivenza (assolutamente per nulla distesa e pacifica) dei suoi dominatori.

In questo bel quadro, mancava solo l’ennesimo messia a portare scompiglio! E che messia! Sta facendo realmente cose sbalorditive, tutta la provincia è in subbuglio, vuoi vedere che forse anziché metterlo a tacere dovremmo dargli un’occhiata anche noi?

E invece tutti sappiamo come procede la storia. Quello dei sacerdoti appare come un atteggiamento di paura. “Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!” dirà Caifa in Giovanni 11. 

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, diceva qualcuno![2] Le decisioni politiche che conducono ad effetti disattesi o, peggio, nefasti, sono in ogni tempo sotto gli occhi di tutti (e su tutti i libri di storia) e quando ti trovi di fronte a situazioni veramente difficili aggravate dal fatto che le tue decisioni possono condizionare il corso degli eventi per migliaia di persone… beh lì ci vorrebbe il meme di quello che di fronte al piano di comando suda freddo nello spingere il bottone!

Ma ora vorrei soffermarmi su un particolare.

L’evangelista Giovanni sembra essere l’unico ad utilizzare toni indulgenti nei confronti del sommo sacerdote Caifa. Questa cosa l’avevo notata qualche giorno fa quando, pregando in una lectio sul brano della resurrezione di Lazzaro, di cui sopra ho riportato un pezzo, e leggevo: “Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.” (in Gv 11, 45-56).

In altri passi di Giovanni trasparirà questa indulgenza verso la figura di Caifa.[3] Ed è proprio questo che ha attratto la mia attenzione: normalmente, siamo portati a dividere le vicende nella storia come bene e male e i protagonisti tra buoni o cattivi. Il discepolo amato qui già è un passo oltre questa visione dicotomica della storia e della vita, dell’uomo: Giovanni, consapevole, certo e ormai plasmato dalla visione di Grazia del mondo, sa che è Dio che tiene in mano le sorti del mondo e per quanto gli uomini possano pensare di esserne i padroni, servono, in ogni loro scelta e decisione, buona o sbagliata che sia, il disegno di salvezza di Dio! Qualsiasi cosa i sommi sacerdoti, i farisei, i potenti, la folla, tutti loro, avessero detto o fatto, Dio avrebbe attuato il Suo progetto di salvezza per mezzo di Cristo Gesù, perché Lui si stava offrendo per il mondo, perché Lui si stava FIDANDO del Padre, affidandosi completamente nelle Sue mani.

“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure, nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura”! (Lc 12,7).

Ma che cosa stiamo dicendo? E la morte allora? Le guerre? Le sofferenze, i soprusi, le ingiustizie? Lo so. Sembra qualcosa di assurdo. (Beh cosa vi aspettavate da Uno che fa crocifiggere il Figlio??) Battute a parte, è vero, nei momenti bui sembra che Dio non ci ascolti o, peggio che, visto ciò che abbiamo scritto, sembra quasi un sadico che si diverte a non intervenire nel mondo lasciando che gli uomini soffrano per altri uomini e si autodistruggano a vicenda. 

Sarebbe troppo lungo il discorso per tentare di iniziarlo in questo articolo, troppo complesso e profondo perché noi possiamo avere anche solo delle soddisfacenti risposte (e, infatti, non ne abbiamo). 

Ma sappiamo solo, con certezza e fede una cosa: il Signore è buono, è Padre, è Amore. Gli uomini possono scegliere se ascoltare, seguire, concretizzare e vivere la Sua Parola portando la pace e la luce nel mondo, oppure no. Ma anche quando il NO di qualcuno sarà troppo grande e sovrasterà i sì di qualcun altro, non è il naufragio che ci attende, non è la morte l’ultima parola. “Io ho vinto il mondo”! 

La Settimana Santa ci ricorda proprio questo: che l’ultima parola ce l’ha la resurrezione, la vita, l’Amore! Ciascuno di noi può fare la differenza, può offrire la sua vita per la luce. Forse non sarò il presidente di uno stato chiamato a firmare un trattato di pace, ma lì dove sono posso essere testimone luminoso a cominciare dalle piccole cose: dalla mia mente, dal mio cuore, dalle pulsioni delle viscere, dall’affetto che riesco a dare, da quanto mi impegno per l’ascolto dell’altro, da quanto oggi riesco a perdonare, donare, ricevere ringraziando. 

Ecco l’augurio per questa Settimana Santa: sii santo lì dove sei, le tue scelte, il tuo amore, la tua fedeltà, non sono indifferenti, anzi!!

Ilaria Di Giulio

[1] Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche; Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica.

[2] Lo zio di Spiderman!

[3] Per chi desidera approfondire, un’ottima fonte sintetica può essere https://it.cathopedia.org/wiki/Caifa

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