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La paternità, strada di santità

Il 19 marzo è ricorsa la festa del papà, una giornata dedicata alla gratitudine verso tutti gli uomini che con amore sacrificano parte della loro vita, della loro spensieratezza, del loro tempo, dei loro interessi per custodire, crescere, prendersi cura, istruire e spronare i propri figli, anche se con sofferenza e nostalgia, a spiccare il volo.

E non è un caso che il 19 marzo si festeggi San Giuseppe: proprio quest’uomo è stato scelto da Dio come padre esemplare, come custode del suo Figlio Gesù e sposo di Maria, è stato scelto perché le sue braccia possenti avvolgessero con calore e amore la Sacra Famiglia.

Papa Francesco, nella sua lettera apostolica Patris Corde di cui ci ha fatto dono l’8 dicembre 2020, in occasione del 150esimo anniversario dalla dichiarazione di san Giuseppe come Patrono della Chiesa Cattolica ad opera di Beato Pio IX, sottolinea le principali caratteristiche di San Giuseppe: padre amato; padre nella tenerezza; padre nell’obbedienza; padre nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo; padre lavoratore; padre nell’ombra.

  1.  Padre amato

La paternità di Giuseppe si è manifestata «nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa»[1]. Ed è un santo di potente intercessione presso Gesù e Maria, tanto che santa Teresa d’Avila testimoniava che tutto ciò che gli chiedeva l’otteneva e spronava gli altri a essergli devoti per affrontare le difficoltà della vita[2].

San Giuseppe è un anello di congiunzione tra il Nuovo e il Vecchio testamento in quanto «discendente di Davide (cfr Mt 1,16.20), dalla cui radice doveva germogliare Gesù secondo la promessa fatta a Davide dal profeta Natan (cfr 2 Sam 7), e come sposo di Maria di Nazaret […]»[3].

2. Padre della tenerezza

San Giuseppe ha incarnato la tenerezza di Dio Padre che è buono verso tutti e «la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145,9). Dio è un Padre che con verità e delicatezza ci mostra le nostre debolezze e fragilità, accogliendoci e ridonandoci la possibilità di riscattarci. A volte, anche il Maligno può mostrarci la nostra debolezza, ma lo fa per accusarci e condannarci a differenza di Dio che vuole donarci tutta la sua Misericordia; come il Padre con il figlio prodigo ci viene incontro, ci ridona la dignità, ci rimette in piedi, fa festa per noi perché «questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»[4].

3. Padre nell’obbedienza

San Giuseppe ha vissuto nella totale obbedienza a Dio, accettando di accogliere Maria come sua sposa evento da cui è emersa «la nobiltà del suo cuore [che] gli fa subordinare alla carità quanto ha imparato per legge[…]»[5]; ha accettato di lasciare tutto, di trasferirsi in un altro Paese affrontando numerosi pericoli pur di ascoltare la voce dell’Angelo che gli aveva parlato nei sogni perché proteggesse il suo tesoro prezioso, Gesù e Maria.

Giuseppe insegnò a Gesù l’obbedienza e il rispetto per i genitori, operò nel nascondimento e rese capace Gesù di fare la volontà del Padre fino alle strenue conseguenze, in totale abbandono e fiducia a Lui. 

Giuseppe «è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro della salvezza»[6].

4. Padre nell’accoglienza

San Giuseppe non capisce ciò che accade nella sua vita, ma si fida, accoglie la realtà come gli si presenta. Non è un atteggiamento passivo, ma un coraggioso protagonismo che manifesta lo spirito di fortezza, dono dello Spirito Santo. Occorre deporre la rabbia e la delusione per accogliere la nostra realtà pur distante dalle nostre aspettative: «non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce […] La fede che ci ha insegnato Cristo è […]quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta “ad occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità. […] L’accoglienza di Giuseppe ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli, perché Dio sceglie ciò che è debole (cfr 1 Cor 1,27) […][7]».

5. Padre dal coraggio creativo 

Un’altra caratteristica di Giuseppe è la sua creatività, il suo approccio alla vita che lo ha portato a trasformare i problemi e le difficoltà in opportunità. Proprio per questo il Cielo si è affidato a lui per proteggere il tesoro più prezioso della storia della redenzione: Gesù e Maria. San Giuseppe è la testimonianza che sebbene nel mondo domini la prepotenza «la “buona notizia” del Vangelo sta nel far vedere come, nonostante la prepotenza e la violenza dei dominatori terreni, Dio trovi sempre il modo per realizzare il suo piano di salvezza. Anche la nostra vita a volte sembra in balia dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza»[8].

6. Padre lavoratore 

Giuseppe è sempre stato un gran lavoratore, ha sempre garantito il sostentamento della sua famiglia lavorando onestamente e trasmettendo a suo figlio e a noi il valore, la gioia e la dignità di mangiare il pane frutto del proprio lavoro. Il lavoro è partecipazione diretta all’opera creativa di Dio dapprima garantendo la tutela e la crescita del nucleo della società, la famiglia, per poi riverberarsi sull’intera società.

7. Padre nell’ombra

Vi è un romanzo intitolato L’ombra del Padre[9] che approfondisce la caratteristica di Giuseppe di prendersi cura del figlio seguendolo in ogni dove, custodendolo, ma senza mai possederlo. Gli ha insegnato a spiccare il volo, a seguire la sua vocazione più profonda, l’ha amato di un amore casto, cioè «libero dal possesso in tutti gli ambiti della vita […] ha saputo decentrarsi, mettere al centro della sua vita Maria e Gesù. […] La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé, ma del dono di sé. Non si percepisce mai in quest’uomo frustrazione, ma solo fiducia. Il suo persistente silenzio non contempla lamentele ma sempre gesti concreti di fiducia»[10].

Anche tu sei il protagonista della tua vita! La Chiesa ha dedicato il mese di marzo e il mercoledì, in particolare, a San Giuseppe. Se vuoi, puoi scegliere una delle sue caratteristiche e cercare di viverla nella tua quotidianità, chiedendo l’intercessione del nostro potentissimo padre nell’ombra.

Buon cammino di santità!

Francesca Amico


[1] Omelia (19 marzo 1966): Insegnamenti di Paolo VI, IV (1966), 110.

[2] Cfr. Libro della vita, 6, 6-8.

[3] PAPA FRANCESCO, Lett. ap. Patris Corde (8 dicembre 2020). E’ possibile reperirla al seguente link: https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20201208_patris-corde.html.

[4] Lc 15, 32.

[5] Omelia nella S. Messa con Beatificazioni, Villavicencio – Colombia (8 settembre 2017): AAS 109 (2017), 1061.

[6] S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Redemptoris custos (15 agosto 1989), 8: AAS 82 (1990), 14.

[7] PAPA FRANCESCO, Lett. ap. Patris Corde (8 dicembre 2020). 

[8] ibidem.

[9] J. DOBRACZYNSKI, L’ombra del Padre, BresciaMorcelliana, 1980.

[10] PAPA FRANCESCO, Lett. ap. Patris Corde (8 dicembre 2020). 

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